FATTI E PAROLE

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lunedì 12 ottobre 2009

Cosa bolle in pentola

Come si dice, stiamo lavorando per voi.

Sono in preparazione due servizi aggiuntivi al blog, due archivi: un archivio fotografico di Brembio, del suo territorio, degli eventi che sono stati registrati dalla macchina fotografica; un archivio di volantini, manifestini e pubblicazioni diverse, particolarmente di natura politica e politico-amministrativa. Un piccolo archivio storico quest'ultimo che potrebbe trovare una sua riproduzione amche su CD.
L'archivio fotografico invece conterrà le immagini in un formato a bassa risoluzione quale quello attualmente usato per il blog, e in un formato ad alta risoluzione tale da poter essere utilizzato per eventuali stampe. L'archivio sarà organizzato per gallerie monotematiche e con una sezione miscellanea dove troveranno posto singole foto non altrimenti raggruppabili. Attualmente si sta sviluppando il tool software per gestire i due archivi, terminato il quale gli archivi saranno nel tempo continuamente arricchiti di contenuti.
Diamo un assaggio del primo archivio facendo un omaggio all'attuale sindaco di Brembio, che - per chiosare alcuni commenti a post del blog - non si è improvvisato dall'oggi al domani, ma gli va riconosciuta una carriera politica di molti anni. Tra le foto che inseriremo nell'archivio, abbiamo trovato queste tre che lo ritraggono ai seggi, vicepresidente del presidente ex sindaco Casella, e alla "Fiera del libro", una manifestazione organizzata dall'assessorato alla Cultura di cui allora era titolare (siamo al tempo dell'amministrazione Cappelletti).






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«Il Pci era un partito serio»

"Il Pci era un partito serio, non c'era questo qualunquismo".
Scintille D'Alema-Franceschini. L'accusa al segretario: "Semini zizzania". "E tu sei fantastico...".
Botta e risposta tra i due il giorno dopo la Convention del Pd e sulla strada verso le primarie del 25 ottobre. L'ex premier: "Mi attacca per andare sui giornali, il segretario va cambiato". E spiega: "Bersani ha una qualità splendida: non ha mai litigato con nessuno".
Dalle Agenzie - Adnkronos/Ign, 12 ottobre 2009.

"Non voglio lo scontro con Franceschini. Ma è curioso che il segretario del mio partito, per andare sui giornali, debba attaccare me. Forse è una delle ragioni per cui bisogna cambiare il segretario". Massimo D'Alema, ospite di Diego Bianchi, alias Zoro, bacchetta l'attuale leader del partito democratico, in corsa come Bersani e Marino per la segreteria del Pd.
Pronta la replica di Franceschini, affidata alla sua pagina di Twitter: "D'Alema è fantastico! Dice che se verrò eletto io gli iscritti se ne andranno dal Pd. Io rispondo che non è vero e lui dice che l'attacco".
Nell'intervista, il presidente di ItalianiEuropei è tornato poi a difendere la sua scelta di appoggiare Pier Luigi Bersani, spiegando che l'ex ministro "ha una qualità splendida: non ha mai litigato con nessuno. È la persona giusta. Diamogli forze e chiudiamola lì con le polemiche". Il discorso di Bersani di ieri (alla Convezione del partito, ndr), è quello di "uno che che anzichè seminare zizzania si occupa dei problemi degli italiani".
A giudizio di D'Alema le critiche che vengono dall'interno del partito, sono ''curiosamente'' analoghe a quelle che arrivano dal centrodestra, e sono dettate ''dalla stupidità''. ''Il Pci era un partito serio - dice l'ex premier - Non c'era questo qualunquismo''.
Poi, incalzato da 'Zoro'-Diego Bianchi alla fine D'Alema accetta di fare un po' di 'amarcord' da propaganda vecchio stile in favore di Bersani: votate "il simbolo in alto a sinistra", dice durante la video-chat in diretta sul web. E ammette: "La mia nostalgia non l'ho mai nascosta".
Quanto all'identità del partito, D'Alema rimarca: ''Noi siamo progressisti, siamo la sinistra. L'idea che siamo un contenitore di buoni sentimenti non funziona. La gente non ti vota. La destra - avverte l'ex premier - prende voti perchè ha un identità forte".


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Attentato alla caserma di Via Perucchetti

La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta.
Milano, libico con ordigno artigianale si fa esplodere in una caserma. È grave.

Coinvolta la caserma Santa Barbara di via Perucchetti sede del Reggimento artiglieria a cavallo dell'Esercito. Mohammed Game, 35enne con precedenti, è arrivato davanti alla porta carraia e ha fatto esplodere la bomba urlando alcune frasi in arabo. Rutelli: "Non creare allarmismo ma tenere alta la guardia". Nel 1973 la strage alla Questura di via Fatebenefratelli.
Dalle Agenzie - Adnkronos/Ign, 12 ottobre 2009.

Si tratterebbe di un vero e proprio attentato, il primo messo a segno in Italia, l'attacco avvenuto questa mattina contro la caserma Santa Barbara in via Perucchetti, a Milano. Il bilancio, che poteva essere molto più grave, è di due feriti: l'attentatore, in gravi condizioni, e un giovane militare, che ha riportato ferite lievi. A compiere il gesto un libico di 35 anni, Mohammed Game, non esperto di esplosivi, ma comunque capace di realizzare un ordigno capace di uccidere.
L'uomo alle 7.45 è arrivato davanti alla porta carraia della caserma sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito e ha fatto esplodere un ordigno con due chili di esplosivo nascosto dentro una cassetta degli attrezzi. La bomba è detonata solo in minima parte limitando i danni, ma per gli inquirenti se fosse esploso interamente l'ordigno avrebbe provocato morti. L'uomo si trova ora ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Fatebenefratelli con lesioni da scoppio di ordigno, fratture multiple al volto "con scoppio dei bulbi oculari" e "arto superiore destro dilaniato".
Per lo straniero, descritto come un 'solitario', è stato facile entrare in un momento in cui una fila di auto, con a bordo marescialli, caporali e tenenti, stava per varcare l'ingresso del passo carraio. Nel cortile interno, inoltre, si stavano radunando i militari per l'alzabandiera delle 8. Pochi passi, forse tre, poi a bloccargli l'ingresso è stato un caporale di 20 anni: fucile mitragliatore Ar 7090 in pugno si è parato davanti al 35enne che ha urlato alcune frasi in arabo e ha innescato l'ordigno. Smentito che l'attentatore abbia chiesto il ritiro dei nostri militari in Afghanistan, ma proprio un reggimento 'trasmissioni' dalla caserma di piazzale Perrucchetti si trova in missione all'estero. Un piano organizzato dunque, soprattutto per quanto riguarda gli orari. Secondo indiscrezioni, infatti, il libico non vive lontano dalla caserma presa di mira e ha atteso l'arrivo dei militari, pronti a cominciare il loro lavoro.
L'uomo, nonostante le ferite al volto e all'avambraccio, avrebbe comunque alzato il pollice in segno di vittoria. A riferirlo è stato il maresciallo capo Giovanni L. 34 anni che ha assistito al fatto. Il testimone non sa riferire le frasi pronunciate, forse in italiano o forse in arabo, dal libico. "Aveva un giubbino scuro e il volto insanguinato. Gridava 'aiutatemi, aiutatemi'". Prima di essere trasportato al Fatebenefratelli, però, il ferito "ha alzato un dito verso il cielo, come segno di vittoria", racconta il maresciallo capo.
Nella deflagrazione è rimasto ferito lievemente anche il militare di 20 anni, che ha provato a bloccare l'attentatore. Colpito alla testa da alcune schegge di rimbalzo, il giovane, originario di Brindisi, ha ricevuto le cure sul posto e ha rifiutato il ricovero. Minimi i danni riportati dalla struttura militare: solo parte dell'intonaco poco dopo il passo carraio è rimasto danneggiato. Sul posto la Scientifica, gli uomini della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri, stanno ricostruendo la dinamica e soprattutto sentendo le testimonianze del ferito e degli altri militari presenti al momento dello scoppio. Sequestrate anche le immagini registrate dal sistema interno di videosorveglianza.
La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta sull'attentato. A coordinare le indagini è il sostituto procuratore Armando Spataro che ha detto che Game Mohamet è stato arrestato per detenzione, porto abusivo e fabbricazione di ordigni esplosivi, e sarà denunciato. Nel corso di una breve conferenza stampa, inolte, il magistrato ha escluso che il nome dell'attentatore fosse mai emerso in una delle tante indagini fatte a Milano come sul territorio nazionale sul fronte del terrorismo e ha smentito che sia mai arrivata alcuna minaccia in particolare sulla caserma di via Perrucchetti: "escludiamo che vi sia mai stato - ha sottolineato - il progetto di un attentato in questa caserma". Dalle immagini di un filmato girato 'da una telecamera', poi, emerge che il libico è arrivato a piedi, da solo, nei pressi della caserma.
Dall'interrogatorio della convivente italiana si è inoltre appreso che Game la notte scorsa ha dormito nel suo appartamento milanese, mentre si continua a indagare sul biglietto ferroviario Napoli-Milano che sarebbe stato trovato in tasca all'attentatore e che ancora non si sa se sia stato utilizzato.
L'attentatore, nato in Libia il 17 ottobre 1974, da molti anni è residente in Italia e non risulta aver avuto in passato legami con cellule terroristiche o frequentazioni con ambienti estremistici. A suo carico, risulterebbero solo precedenti per ricettazione. A quanto pare l'uomo non frequentava nemmeno le moschee del capoluogo lombardo, dove risiedeva dal 2003. Come rivela Abdel Hamid Shaari, presidente dell'Istituto islamico milanese di viale Jenner Mohammed Game "è venuto a pregare anche da noi, ma - precisa - poi se ne andava, non è che stava qui a fare comizi, come altre migliaia che vengono, pregano e se ne vanno". Le ultime volte che Game è stato visto partecipare alla preghiera, "una ventina di giorni fa", ricorda ancora Shaari, è stato "per gli ultimi giorni del Ramadan".
Intanto il presidente del Copasir Francesco Rutelli ha fatto sapere che "in attività investigative di alcune settimane fa erano state colte conversazioni che concernevano una caserma che veniva identificata come 'caserma Perucchetti'". "Evitiamo di creare allarmismo", però "bisogna tenere molto alta la guardia", ha successivamente aggiunto spiegando che, "dalle prime notizie si tratterebbe piuttosto di una situazione isolata. Però occorre avere informazioni precise". Quanto alle indagini che nel dicembre del 2008 hanno portato all'arresto di due marocchini che progettavano attentati anche contro la caserma di via Perucchetti, Rutelli parla di "propositi che però sono stati stroncati, per fortuna, tempestivamente. Evitiamo di creare allarmismo - afferma il presidente del Copasir - però non sottovalutiamo il fatto che già in quella circostanza, tra i bersagli che erano stati ipotizzati, c'era anche la stessa caserma su cui si è registrato l'attacco individuale di oggi".
Dal canto suo il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli ha fatto sapere chr si sta "valutando quanto è accaduto e tutte le investigazioni vanno fatte con cura. Le idee si svilupperanno dopo che tutte le tessere del mosaico saranno al loro posto e abbiamo molta fiducia che si venga alla comprensione di quanto è accaduto". Per quanto riguarda il pericolo di altri attentati nel nostro Paese "sono adeguatamente fronteggiati dall'azione di Intelligence, dei nostri Servizi e delle nostre forze di Polizia che rispetto al passato, sono sempre più profondi conoscitori di ciò che accade anche nel mondo del fanatismo islamico. Abbiamo una magistratura e degli investigatori molto attrezzati - ha sottolineato Manganelli - e quindi ritengo che potremo fronteggiare la minaccia del terrorismo, come facciamo ormai da anni, e sempre in allerta come tutto l'occidente".
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Brembio: pellegrini alla grotta di Lourdes - 2

“Se la Grota la cambia la nostra vita…”.

Ero anch’io presente in piazza a Brembio per salutare i nostri amici in partenza per il quarantanovesimo pellegrinaggio dell’UNITALSI brembiese a Lourdes e ogni volta mi torna alla mente la figura della fondatrice di questa associazione: Pina Sangermani. Da quel giorno ad oggi, l’Unitalsi brembiese ha percorso un lungo cammino: partendo dalla grotta, svolta dopo svolta l’associazione è cresciuta sempre più attraverso non solo i numerosi pellegrinaggi a Lourdes, ma anche quelli di Fatima, Loreto, Banneaux. Un lungo cammino che l’ha portata a crescere anche nei valori più profondi di solidarietà e attenzione ai problemi più delicati e nascosti dell’umanità sofferente. E dal 1960 Pina Sangermani, per tutti, “la Pina”, per ben 34 anni ha accompagnato numerosi brembiesi ammalati e pellegrini davanti a quella Grotta. E anche ieri il pensiero è corso agli anni in cui anch’io, con lei, ho passato proprio lì davanti alla grotta i “momenti forti” delle mie giornate Lourdiane. Ricordo ancora che in una delle serate passate in preghiera davanti alla Madonna mi disse con quel suo modo di fare nostrano, schietto ed efficace: “Guarda Beppe, se se ven chi a Lourdes en pelegrinag e ch’la Grota lì la cambia no la nostra vita, alura nun sem vignudi per ‘ncuntrà una preda, ma se la nostra vita la cambia, alura em ‘ncuntrad la speransa de la vita” (Se si viene a Lourdes in pellegrinaggio e quella Grotta non cambia la nostra vita, allora noi abbiamo incontrato una pietra, ma se la nostra vita cambia allora abbiamo incontrato la speranza della nostra vita.). E oggi, per suo volere, l’Unitalsi a Brembio è ancora viva e attiva più che mai e con la sua lunga bella storia si inserisce in quel movimento mondiale di pellegrinaggi che ha aiutato tanti malati a ritrovare il senso del loro vivere e del loro soffrire. Grazie allora alle dame e ai barellieri per l’opera che svolgono in mezzo ai malati sostenendoli nella fede, nella speranza interiore e nella salute fisica. Le loro preghiere e l’offerta che gli ammalati fanno delle loro sofferenze, ne siamo certi, risanano il mondo e donano fiducia. Ne abbiamo avuto la prova proprio nei tragici avvenimenti di questi ultimi mesi: il dolore invita all’amore, a generare solidarietà, dedizione, generosità sia in quanti soffrono, sia in quanti si sentono chiamati ad assisterli ed aiutarli. Si avvera così il miracolo quotidiano che dal male viene suscitato il bene, dalla sofferenza l’amore, la condivisione, la simpatia, la dedizione del cuore.


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Brembio: pellegrini alla grotta di Lourdes

Un viaggio di fede e di speranza.

Non si riuscirà mai a capire fino in fondo, che cosa spinge migliaia di persone, ogni anno, ad andare alla grotta di Lourdes; ma ciò che emerge dai loro racconti al ritorno, è profondo senso religioso di pace e di bellezza interiore che pervade l’anima. Li vedi qui in piazza, pronti per partire, come ogni anno verso la metà di ottobre, da quel lontano 1961; anno che diede inizio ai pellegrinaggi di Brembio assieme a qualche paese vicino. Pellegrini al primo viaggio ed altri che ripercorrono la strada verso quella meta. Dame e barellieri che si ritrovano per questo viaggio, con dei ricordi, nella loro memoria, e più di una storia da raccontare. Per loro iniziano dei giorni e delle notti fatti di assistenza, lavoro, e di preghiera. Sono partiti oggi, 11 Ottobre alle 17,30 in quattro dame e sette barellieri, accompagnatori del gruppo di Brembio, assieme al gruppo di Ospedaletto. In tutto circa 35 persone diretti in pullman alla volta di Milano dove, in treno, raggiungeranno Lourdes nella giornata di lunedì sera. Un viaggio di una settimana organizzato dall’Unitalsi che prevede il rientro sabato 17 Ottobre nel pomeriggio. A loro, l’augurio di un viaggio sereno e l’arrivederci tra una settimana.






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Il Pd in Lombardia ha bisogno di una svolta

Mozione Marino. Il Pd in piazza: «In Lombardia serve la svolta».
Rassegna stampa - Il Cittadino, 12 ottobre 2009.

«Il Pd in Lombardia ha bisogno di una svolta. Non è un caso se questa è la regione dove il partito è più debole in Italia». Vittorio Angiolini ieri mattina era in città per lanciare la sua sfida alla segreteria regionale del partito democratico. Lui è il candidato della mozione numero tre, quella collegata a Ignazio Marino (ferma al sette per cento nelle votazioni dei circoli), e il 25 ottobre alle Primarie è deciso a “giocarsela” alla pari con gli altri candidati. Le sue parole d’ordine per far tornare il Pd in sella a una regione governata da 15 anni dal centrodestra sono tre: lavoro, concorrenza e laicità. «La Lombardia è la regione dove è più diffuso il lavoro precario - incalza -; dove le attività economiche più innovative, dei giovani e delle piccole e medie imprese, sono soffocate dalla politica; dove la libertà di scelta dei cittadini su alcuni temi etici non viene garantita». Sul piano concreto quindi Vittorio Angiolini propone una politica energetica diversa («No al nucleare a favore di energie alternative»), un diverso investimento sui trasporti («Più ferrovie e meno trasporto su gomma»), e una nuova pianificazione urbanistica («Basta consumare territorio verde e agricolo per le nuove costruzioni»). «Il Pd ha lanciato una scommessa - spiega -, coinvolgere i cittadini nella politica di un partito con le Primarie». Per questo ieri è stato tutta la mattina in piazza Vittoria per incontrare i lodigiani che si avvicinavano allo stand del Pd. «Ho percepito molto interesse» spiega. Il coordinatore della mozione Marino in provincia, Davide Fenini, sta organizzando una serie di iniziative per “calare” i temi forti del Pd nel Lodigiano: dall’energia e l’ambiente (Senna e Bertonico-Turano su tutti) alla mobilità, dal lavoro ai diritti.
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