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mercoledì 15 luglio 2009

Beni architettonici: la cascina di via Monte Grappa 1

I nostri beni culturali.
Brembio da salvare.

La Regione Lombardia ha avviato da oltre due decenni attività di documentazione e di catalogazione dei beni culturali presenti nel territorio regionale, attività che è confluita nel Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali. La Regione Lombardia ha affidato all'Università degli Studi di Pavia, Dipartimento di Scienze storiche e geografiche "Carlo M. Cipolla", lo studio e lo sviluppo del portale unico regionale dei beni culturali dal quale sono tratti tutti i dati che compaiono in questo post ed in altri analoghi che pubblicheremo in seguito. La realizzazione del portale è prevista nell'ambito dell'Accordo di programma tra Regione e Università lombarde avente come oggetto il "Polo per la valorizzazione dei beni culturali".
Per quanto riguarda il nostro paese, Brembio, la Regione ha catalogato come beni culturali 35 strutture architettoniche, che, dunque, sono patrimonio culturale regionale. Noi pubblicheremo le schede di tutte e 35 le strutture per farle conoscere ai brembiesi e per contribuire a valorizzare gli aspetti storici e culturali del nostro paese, troppo spesso inconsapevolmente o consapevolmente ignorati.
Cominciamo con la Cascina di Via Monte Grappa 1.

Il bene architettonico è sito in Via Monte Grappa, 1, nel centro abitato di Brembio, distinguibile dal contesto. La tipologia di classificazione generale è: Architettura rurale, quella specifica: cascina
Per quanto riguarda la configurazione strutturale è un edificio a pianta rettangolare, affacciato a nord su corte ed attestato su strada; struttura portante e murature in elevazione su pilastri in laterizio, capriate in legno a sostegno della copertura a due falde, con manto di finitura in coppi.
L’epoca di costruzione: post 1867 - ante 1902.
L’uso attuale dell’intero bene è deposito/ rimessa. L’uso storico, deposito/ rimessa/ rustico/ fienile.
Condizione giuridica della struttura: proprietà privata.

La scheda da cui sono tratti i dati è stata compilata da Daniele Garnerone (2001), il funzionario responsabile è Elisabetta Susani.

Il ddl che vuole migliorare gli enti locali (IV)

Stralciamo, pubblicandole in più “puntate”, le parti dello schema di disegno di legge recante disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e carta delle autonomie locali, discusso dall’Anci a Cernobbio il 10 luglio, nell'ambito della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni, che interessano un comune come il nostro.
Quarta e ultima parte.

Il capo VII del disegno di legge si occupa dei piccoli comuni. Lo riportiamo integralmente.
CAPO VII - Norme in materia di piccoli Comuni.
Art. 29 (Definizione di piccoli Comuni)
1. Ai fini del presente capo per piccoli Comuni si intendono i Comuni con popolazione residente pari od inferiore a cinquemila abitanti.
2. La popolazione di cui al comma 1 è calcolata ogni cinque anni secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica. In sede di prima applicazione, ai fini di cui al comma 1 è considerata la popolazione calcolata alla fine del penultimo anno antecedente alla data di entrata in vigore della presente legge secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica.
Art. 30 (Misure organizzative a favore dei piccoli Comuni)
1. In conformità con l’articolo 10, comma 5, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nei piccoli Comuni le competenze del responsabile del procedimento per l’affidamento e per l’esecuzione degli appalti di lavori pubblici sono attribuite al responsabile dell’ufficio tecnico o della struttura corrispondente. Ove ciò non sia possibile, secondo quanto disposto dal regolamento comunale le competenze sono attribuite al responsabile del servizio al quale compete il lavoro da realizzare. In ogni caso, il responsabile del procedimento deve essere un dipendente di ruolo o a tempo determinato, anche in regime di convenzione, secondo la normativa vigente.
Art. 31 (Semplificazione documenti finanziari e contabili)
1. Per i piccoli Comuni, i documenti contabili relativi al bilancio annuale ed al bilancio pluriennale, di cui agli articoli 165 e 171 del Testo unico, nonché i documenti contabili relativi al rendiconto della gestione, di cui al Titolo VI della Parte seconda del Testo unico, sono adottati secondo modelli semplificati, garantendo comunque la rilevazione degli elementi minimi necessari per il consolidamento dei conti pubblici. Per i piccoli Comuni è facoltativa l’applicazione dell’articolo 229 del Testo unico. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge sono approvati un modello semplificato di bilancio di previsione ed un modello semplificato di rendiconto, ai sensi dell’articolo 160 del Testo unico.

Il capo successivo si occupa del Patto di stabilità.
Capo VIII - Patto di stabilità interno
Art. 32 (Disposizioni concernenti il patto di stabilità interno)
1. A decorrere dal 2010, le regole del patto di stabilità interno sono definite con riferimento al saldo finanziario, espresso in termini di cassa e di competenza, calcolato in coerenza con le regole stabilite dalla normativa in materia di contabilità e finanza pubblica e assumendo quale base di riferimento per l’individuazione degli obiettivi un arco temporale triennale.
2. In caso di mancato raggiungimento in un determinato anno degli obiettivi di cui al comma 1, la differenza tra l’obiettivo programmatico e il risultato realizzato viene recuperata entro l’esercizio successivo, purché non coincidente con l’ultimo anno del mandato elettorale. Lo scostamento tra l’obiettivo e il risultato si cumula all’obiettivo annuale e a tal fine gli enti interessati rideterminano gli obiettivi dell’anno in cui intendono procedere al recupero e provvedono a darne evidenziazione nel prospetto dimostrativo degli obiettivi programmatici dell’esercizio.
3. Qualora il comparto dei Comuni e delle Province evidenzi complessivamente il rispetto del patto di stabilità interno per un determinato anno, gli enti locali che hanno rispettato il patto di stabilità in tale esercizio possono, nell’anno successivo, ridurre il concorso alla manovra di finanza pubblica per un importo pari ad una percentuale dell’eccedenza, registrata fra il risultato conseguito e l’obiettivo assegnato nell’anno precedente, da determinare con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-Città ed Autonomie locali, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica.
4. In caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo annuale individuato a seguito della rimodulazione di cui al comma 2, si applicano, nell’anno successivo, le sanzioni previste dalla legislazione vigente.
5. Il mancato conseguimento dell’obiettivo di recupero di cui al comma 2 è equiparato ad ogni effetto all’ipotesi di cui all’articolo 141, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con applicazione della procedura prevista dal comma 3 del medesimo articolo.

Il capo X del disegno di legge si occupa dei controlli. Anche qui vengono semplificate tutta una serie di operazioni per i piccoli comuni. Ritorneremo sulla questione quando se ne presenterà l’occasione.
(4 - fine)

Il ddl che vuole migliorare gli enti locali (III)

Stralciamo, pubblicandole in più “puntate”, le parti dello schema di disegno di legge recante disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e carta delle autonomie locali, discusso dall’Anci a Cernobbio il 10 luglio, nell'ambito della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni, che interessano un comune come il nostro.
Terza parte.

L’articolo 24 (Composizione dei Consigli) sostituisce l’articolo 37 del Testo unico nel seguente modo:
Art. 37 (Composizione dei Consigli)
1. Il Consiglio comunale è composto dal Sindaco e:
a) da 40 membri nei Comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti;
b) da 35 membri nei Comuni con popolazione compresa tra 250.001 e 500.000 abitanti;
c) da 30 membri nei Comuni con popolazione compresa tra 100.001 e 250.000 abitanti o che, pur avendo popolazione inferiore a 100.001 abitanti, siano capoluoghi di Provincia;
d) da 15 membri nei Comuni con popolazione compresa tra 30.001 e 100.000;
e) da 10 membri nei Comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 30.000 abitanti;
f) da 8 membri nei Comuni con popolazione compresa tra 3.001 e 10.000 abitanti;
g) da 6 membri nei Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti.

Per Brembio, cioè, il disegno di legge prevede un Consiglio comunale di 6 membri, che potrebbero diventare 8 qualora gli effetti del PGT in adozione portino effettivamente la popolazione del paese a superare i tremila abitanti.

L’articolo 25 (Composizione delle Giunte) del disegno di legge modifica il comma 5 dell’articolo 47 del Testo unico.
5. Fino all'adozione delle norme statutarie di cui al comma 1, le Giunte comunali e provinciali sono composte da un numero di assessori stabilito rispettivamente nelle seguenti misure:
a) non superiore a 2 nei Comuni con popolazione compresa tra 1.001 e 3.000 abitanti; non superiore a 3 nei Comuni con popolazione compresa tra 3.001 e 30.000 abitanti; non superiore a 5 nei Comuni con popolazione compresa tra 30.001 e 100.000 abitanti; non superiore a 8 nei Comuni con popolazione compresa tra 100.001 e 250.000 abitanti e nei Comuni capoluoghi di Provincia con popolazione inferiore a 100.001 abitanti; non superiore a 9 nei Comuni con popolazione compresa tra 250.001 e 500.000 abitanti e non superiore a 10 nei Comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti; (…).

Un comma, il 7, dell’articolo 28 del disegno di legge, relativo alle attribuzioni dei Consigli, colma una lacuna del TUEL.
7. All’articolo 42, comma 2, del Testo unico, dopo la lettera m) è inserita la seguente:
“m-bis) approvazione, entro il 31 gennaio antecedente alla scadenza del mandato consiliare, del documento di verifica conclusiva delle linee programmatiche di cui al comma 3 e all’articolo 46, comma 3;”.
(3 - continua)

Il ddl che vuole migliorare gli enti locali (II)

Stralciamo, pubblicandole in più “puntate”, le parti dello schema di disegno di legge recante disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e carta delle autonomie locali, discusso dall’Anci a Cernobbio il 10 luglio, nell'ambito della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni, che interessano un comune come il nostro.
Seconda parte.

Gli articoli 5 e 6 rispettivamente stabiliscono la base normativa dell’esercizio delle funzioni attribuite e ne garantiscono la specificità.
Art. 5 (Disciplina delle funzioni fondamentali)
1. Le funzioni fondamentali di cui agli articoli 2, 3 e 4 sono disciplinate dalla legge statale o dalla legge regionale, secondo il riparto della competenza per materia di cui all’articolo 117 , commi secondo, terzo e quarto, della Costituzione.
Art. 6 (Disposizione di salvaguardia)
1. Le funzioni fondamentali di cui agli articoli 2, 3 e 4 non possono essere esercitate da enti o agenzie statali o regionali. Non possono altresì essere esercitate da enti o agenzie di enti locali diversi da quelli cui sono attribuite le medesime funzioni fondamentali.

L’articolo 7 (Modalità di esercizio delle funzioni fondamentali) stabilisce le modalità con le quali devono essere esplicate le funzioni fondamentali.
1. L’esercizio delle funzioni fondamentali è obbligatorio per l’ente titolare.
2. Le funzioni fondamentali dei Comuni previste dall’articolo 2, comma 1, lettere da a) ad f), possono essere esercitate da ciascun Comune singolarmente o, se compatibile con la natura della funzione, in forma associata mediante la costituzione di un’unione di Comuni.
3. Le funzioni fondamentali dei Comuni, previste dall’articolo 2, comma 1, lettere da g) a u), sono obbligatoriamente esercitate in forma associata da parte dei Comuni con popolazione fino a 3000 abitanti. Le funzioni fondamentali di cui al primo periodo possono essere esercitate in forma associata dagli altri Comuni.
4. I Comuni non possono svolgere singolarmente le funzioni fondamentali svolte in forma associata. La medesima funzione di un Comune non può essere svolta da più di una forma associativa.
(…)
7. Salvo quanto previsto dalle leggi regionali, costituiscono forme associative esclusivamente la convenzione, l’unione di Comuni e l’accordo di programma di cui agli articoli 30, 32 e 34 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, di seguito denominato Testo unico. Ogni Comune può fare parte di una sola unione di Comuni. Le unioni di Comuni possono stipulare apposite convenzioni tra loro o con singoli Comuni.
8. Nel rispetto del principio di leale collaborazione, le Regioni, nell’esercizio della competenza legislativa nelle materie di cui all’articolo 117, terzo e quarto comma, della Costituzione, possono, al fine di garantire l’effettivo esercizio delle funzioni fondamentali, attribuire queste ultime ai Comuni, nei casi in cui la presente legge le attribuisca alle Province, o a queste ultime, nei casi in cui la presente legge le attribuisca ai Comuni. L’ente locale già titolare della funzione prima dell’attribuzione effettuata dalla Regione sopprime i propri enti e le proprie agenzie che la esercitano alla data dell’attribuzione medesima.
9. L’attribuzione di cui al comma 8 è effettuata previa intesa con gli enti locali interessati e successiva intesa conclusa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Le Regioni assicurano a tal fine il rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza, nonché il soddisfacimento ottimale dei bisogni delle rispettive comunità.
10. Le leggi regionali di cui al comma 8 prevedono il trasferimento agli enti locali diversi, di cui al medesimo comma 8, dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative necessarie per l’esercizio delle funzioni attribuite. La decorrenza dell’esercizio delle funzioni è subordinata all’effettivo trasferimento dei beni e delle risorse.
(…)
(2 - continua)

Il ddl che vuole migliorare gli enti locali (I)

Stralciamo, pubblicandole in più “puntate”, le parti dello schema di disegno di legge recante disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e carta delle autonomie locali, discusso dall’Anci a Cernobbio il 10 luglio, nell'ambito della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni, che interessano un comune come il nostro.
Prima parte.

Le finalità del disegno di legge sono spiegate dall’articolo 1 (Finalità e oggetto):
1. La presente legge, nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 114, primo comma, della Costituzione, e in attuazione dell’articolo 117, secondo comma, lettera p), della Costituzione medesima, individua e disciplina le funzioni fondamentali di Comuni e Province. Ne favorisce l’esercizio in forma associata, al fine di razionalizzarne le modalità di esercizio, di favorirne l’efficienza e l’efficacia e di ridurne i costi. Disciplina il procedimento per la razionalizzazione delle circoscrizioni provinciali, sulla base di parametri oggettivi.
2. La presente legge prevede inoltre:
a) la soppressione di enti e organismi che operano in ambito locale e regionale, disponendo altresì che le funzioni da questi già esercitate spettino ad uno degli enti di cui all’articolo 114, primo comma, della Costituzione;
b) l modifica della composizione dei Consigli e delle Giunte degli enti locali, prevedendo una significativa riduzione del numero di consiglieri ed assessori;
c) la definizione e la disciplina di piccoli Comuni;
d) la modifica delle funzioni del Consiglio comunale e del Consiglio provinciale;
e) la previsione di disposizioni attuative dell’articolo 118 della Costituzione, nel rispetto dei principi fissati da tale norma;
f) la razionalizzazione e la soppressione di enti e strutture pubbliche;
g) la modifica della disciplina inerente ai Direttori generali degli enti locali;
h) la modifica delle norme relative ai controlli negli enti locali, al fine di assicurare la piena responsabilizzazione degli amministratori e dei dipendenti.

L’articolo 2 (Funzioni fondamentali dei Comuni) definisce quali debbano essere le funzioni che un comune deve svolgere.
1. Sono funzioni fondamentali dei Comuni:
a) la normazione sulla organizzazione e lo svolgimento delle funzioni;
b) la programmazione e la pianificazione;
c) l’organizzazione generale dell’amministrazione, e la gestione del personale;
d) il controllo interno;
e) la gestione finanziaria e contabile;
f) la vigilanza ed il controllo nelle aree funzionali di competenza;
g) l’organizzazione e la gestione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale;
h) la programmazione e il coordinamento delle attività commerciali e dei pubblici esercizi, nonché il coordinamento degli orari di accesso del cittadino ai servizi pubblici e privati, in coerenza con la programmazione regionale;
i) la realizzazione di processi di semplificazione amministrativa nell’accesso alla pubblica amministrazione ai fini della localizzazione e realizzazione di attività produttive;
j) l’edilizia pubblica e privata, la pianificazione, la vigilanza e il controllo territoriale di base, la regolazione dell’attività urbanistica e l’attuazione di interventi di recupero del territorio, nonché la relativa gestione;
k) la gestione del catasto dei terreni e del catasto edilizio urbano;
l) la pianificazione, la vigilanza e il controllo sulle attività di rilievo urbanistico e su quelle rilevanti ai fini della tutela dell’ambiente;
m) l’attuazione, in ambito comunale, delle attività di protezione civile inerenti alla previsione, alla prevenzione, alla pianificazione di emergenza e al coordinamento dei primi soccorsi;
n) la costruzione, la classificazione, la gestione e la manutenzione delle strade comunali e la regolazione della circolazione stradale urbana e rurale e dell’uso delle aree di pertinenza dell’ente;
o) la progettazione e la gestione del sistema locale dei servizi sociali, l’erogazione ai cittadini delle relative prestazioni;
p) l’edilizia scolastica, l’organizzazione e la gestione dei servizi scolastici, compresi gli asili nido, fino alla istruzione secondaria di primo grado;
q) la gestione e la conservazione di teatri, musei, pinacoteche, raccolte di beni storici artistici e bibliografici di interesse comunale e di archivi comunali;
r) l’attuazione delle misure relative alla sicurezza urbana e delle misure disposte dall’autorità sanitaria locale;
s) l’accertamento, per quanto di competenza, degli illeciti amministrativi e l’irrogazione delle relative sanzioni;
t) l’organizzazione delle strutture e dei servizi di polizia municipale e l’espletamento dei compiti di polizia amministrativa, stradale e tributaria, inerenti ai settori di competenza comunale;
u) la tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e i compiti in materia di servizi anagrafici.
(1 - continua)

Documento Anci di Cernobbio

Pubblichiamo l’ordine del giorno approvato a Cernobbio all'unanimità dal Consiglio Nazionale ANCI, riunito a Cernobbio il 10 luglio, nell'ambito della IX Conferenza nazionale dei Piccoli Comuni.

Il Consiglio Nazionale, riunitosi a Cernobbio il 10 luglio 2009
-- Considerato che l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ritiene strategico per il futuro dell’Italia il rinnovamento del sistema istituzionale al fine di adeguarlo alle esigenze di una società in continuo mutamento, ai bisogni nuovi e crescenti dei cittadini e delle comunità.
-- Ritenuto che l’efficienza, la capacità di governo, la responsabilità e l’autorevolezza delle Istituzioni siano beni primari da rafforzare attraverso una razionalizzazione dell’assetto istituzionale che consenta: una migliore individuazione della titolarità delle funzioni e delle relative responsabilità per innalzare la qualità dell’azione amministrativa e l’efficienza dei servizi; un raccordo ben funzionante ed efficace fra i livelli di governo tale da garantire la capacità di mediare gli interessi dei territori nel costante perseguimento dell’interesse generale; una equa e razionale distribuzione delle risorse pubbliche che aiuti un sano sviluppo del Paese e miri ad una riduzione del prelievo fiscale complessivo; una attenta individuazione dei fini pubblici e degli strumenti e dei mezzi per conseguirli.
-- Affermato che è indispensabile determinare e salvaguardare le condizioni politiche ed istituzionali che favoriscano da un lato l’attuazione equilibrata e condivisa della riforma costituzionale in senso federale e dall’altro il suo completamento attraverso un nuovo processo di revisione costituzionale.
-- Valutata favorevolmente l’approvazione della legge sul federalismo fiscale e attesa un immediata attuazione da parte del Governo degli adempimenti necessari per avviare il lavoro di stesura dei decreti legislativi e l’insediamento delle sedi di governance stabilite dalla legge, nonché l’istituzione da parte dei Presidenti dei due rami del Parlamento della Commissione preposta al confronto e alla verifica dell’attuazione federalismo fiscale.
-- Ribadito che la coerente e completa attuazione del federalismo fiscale richiede una rapida definizione normativa del quadro di funzioni amministrative dei Comuni e delle Città metropolitane, anche ai fini della congrua quantificazione delle risorse finanziarie per esercitarle, da assegnare in modo stabile e diretto, al fine di realizzare i principi di autonomia e di responsabilità e di garantire l’invarianza della pressione fiscale e la sua graduale riduzione.
-- Visto l’ordine del giorno approvato il 7 maggio dal Comitato Direttivo, in cui l’Associazione manifestava le prime considerazioni sulla bozza di schema di disegno di legge recante “Disposizioni in materia di organi e funzioni degli enti locali, semplificazione e razionalizzazione dell’ordinamento e carta delle autonomie” pervenuta dal Governo, nonché gli indirizzi generali di politica istituzionale tesi a enunciare gli obiettivi fondamentali di riforma del sistema dei Comuni italiani così sintetizzabili: A) principio di sussidiarietà, che in virtù dell’art. 118 Cost, significa attribuire ai Comuni la titolarità generale delle funzioni amministrative e gestionali, quale base istituzionale più vicina ai cittadini; B) principio di trasparenza, che significa consentire alla società e ai cittadini un adeguato controllo democratico sull’esercizio del potere pubblico, sulla qualità dei servizi e sull’uso e destinazione delle risorse; C) principio di differenziazione, che significa riconoscere che i Comuni non sono tutti eguali sul piano dei compiti, poteri, strumenti, assetti organizzativi, risorse, valorizzandone anche il potere normativo e di auto-organizzazione; D) principio di adeguatezza che significa sostenere la gestione associata delle funzioni nei Comuni di minor dimensione demografica, prevedendo a livello nazionale un unico modello di gestione associata plurifunzionale delle competenze comunali sulla base dell’esperienza delle Unioni di Comuni e eliminando la confusione di enti associativi diversi e costosi, anche nei territori montani; E) principi di semplificazione e di razionalizzazione che significa eliminare sovrapposizioni o duplicazioni di competenze fra enti diversi; F) principio di contenimento dei costi della pubblica amministrazione ottimizzando la dislocazione delle risorse pubbliche, riducendo il numero dei centri di spesa, abolendo e vietando enti di vario tipo di gestione delle funzioni istituzionali.
Il Consiglio Nazionale,
preso atto che in questa fase risulta ancora in corso il concerto all’interno del Governo sui contenuti del provvedimento avente la disciplina delle funzioni e degli organi degli enti locali e sottolineato che siamo in presenza di una prospettiva di riforma del sistema dei Comuni di portata innovativa storica e quindi di profonda trasformazione del modo di essere e di operare degli stessi, in particolare per quanto riguarda i piccoli Comuni che vengono chiamati ad una sfida che essi intendono cogliere da protagonisti con piena consapevolezza in un quadro di garanzie certe e solide;
chiede
-- che sul progetto di riforma si apra un confronto e un dialogo caratterizzato da una costante interlocuzione, in modo da iniziare l’esame in sede di Conferenza unificata con una prima condivisione dei punti qualificanti, condivisione che si ritiene indispensabile affinchè la stessa riforma possa concretamente attuarsi ed avere successo, condivisione che può realizzarsi attraverso una comune assunzione di responsabilità da parte di tutti i livelli di governo e grazie alla capacità di far prevalere l’interesse generale ad un armonico assetto istituzionale;
-- che pertanto trovi applicazione lo stesso metodo praticato in sede di stesura del provvedimento relativo al federalismo fiscale, ossia un costante dialogo che ha consentito di definire un punto di mediazione accettabile poi tradotto nei principi e criteri direttivi della legge delega , che certamente andrà verificato in sede di stesura dei decreti legislativi;
-- che si realizzi inoltre una costante circolarità fra Governo, Parlamento e Autonomie territoriali che garantisca una completa e soddisfacente attenzione verso le ragioni e le proposte dei Comuni in considerazione della grande rilevanza del provvedimento per il futuro istituzionale e politico di questi enti.
Il Consiglio Nazionale dell’Anci si impegna
-- Concordati gli obiettivi comuni con lo Stato, Regioni e Province, a dare il totale sostegno e la massima leale collaborazione nella fase complessa di elaborazione e di attuazione della nuova cornice normativa, guidando i Comuni e gli amministratori nella costruzione di un quadro istituzionale più efficiente e vicino alle reali esigenze dei cittadini amministrati.
-- Ad accompagnare, a livello centrale e attraverso le articolazioni dell’Associazione a livello regionale, il sistema dei Comuni nel processo di trasformazione organizzativa e funzionale.
Impegna il Governo e il Parlamento
-- A Fare scelte chiare e nette su alcune questioni che considera fondamentali per la delineazione di un sistema federale che faccia compiere un reale passo in avanti al sistema Paese :
1. L’individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane, nonché delle altre funzioni amministrative in aderente attuazione dell’articolo 117, secondo comma, let.p) e dell’articolo 118 della Costituzione assegnando direttamente alle istituzioni più vicine ai cittadini i compiti che, per assicurarne l’esercizio unitario, non richiedonol’assegnazione ad altro livello di governo, tenendo conto delle differenze demografiche dei Comuni e assicurando le risorse necessarie al loro svolgimento.
2. L’assetto delle competenze assegnate ai Comuni di minor dimensione demografica deve assicurare da un lato efficienza nelle modalità di esercizio anche attraverso la gestione associata infracomunale e dall’altro deve garantire il diritto dei cittadini a quei servizi di base erogati autonomamente dal Comune. Pertanto, relativamente alla previsione secondo cui i Comuni sino a 3 mila abitanti esercitano in forma associata il complesso di funzioni fondamentali, pur valutando in termini generali positivo l’accoglimento del principio di differenziazione funzionale, va operato un attento approfondimento in ordine alla possibilità di gestire effettivamente in forma associata la quasi totalità delle funzioni fondamentali.
3. Le forme di gestione associata infracomunale devono essere definite in modo uniforme a livello nazionale con la chiara indicazione in ordine all’Unione di Comuni quale modello unico di ente locale per la gestione associata accanto alle altre forme pattizie e convenzionali di natura diversa. Ciò significa abrogare le altre forme esistenti che determinano la costituzione di enti, prevedendo la definizione di programmi regionali di riordino territoriale istituzionale che, d’intesa con i Comuni, accompagnino i processi di costruzione ed organizzazione delle gestioni associate delle funzioni fondamentali. Tale previsione va accompagnata da una riforma della disciplina contenuta nel TUEL relativamente all’ordinamento e istituzione delle unioni di comuni, convenzioni e altre forme associative, che garantisca adeguatezza e concreta funzionalità di tali strumenti rispetto agli obiettivi condivisi di diffusione e riorganizzazione delle gestioni associate.
4. L’introduzione di sedi e procedure di raccordo e di concertazione a livello regionale che assicurino un adeguato ed efficiente coinvolgimento dei Comuni.
5. La previsione e l’attuazione effettiva della semplificazione del sistema istituzionale ed amministrativa con la soppressione di enti o agenzie statali o regionali che esercitano competenze attribuibili o attribuite ai Comuni e alle Città metropolitane.
6. La riduzione del numero della composizione dei consigli e delle giunte risulta inaccettabile. Pertanto, ricorda che nel 2007 fu sottoscritto un Patto fra tutti i livelli istituzionali che conteneva alcuni indirizzi finalizzati al contenimento dei costi di funzionamento degli organi e propone, quindi, di mantenere fermi i punti concordati in quella sede. In particolare, va assolutamente garantita la effettiva funzionalità dell’organo assembleare, nonché la piena rappresentanza democratica, nei Comuni, ed in particolare in quelli di minor dimensione demografica . Si richiama anche l’obiettivo di valorizzare le funzioni di indirizzo e controllo in ordine ai servizi e alle attività di competenza dell’ente, direttamente o tramite affidamenti esterni.
7. Le modifiche in materia di controlli interni devono rispettare l’autonomia dei Comuni e mirare all’attuazione dei principi di efficienza e semplificazione amministrativa.
8. L’insediamento da parte del Presidente del Senato e del Presidente della Camera di una Commissione terza e neutrale con il compito di fare una rapida analisi del quadro normativo relativo agli oneri di funzionamento delle istituzioni per ciascun livello di governo al fine di formulare proposte di riduzione e armonizzazione.
9. La riforma del lavoro pubblico locale finalizzata a migliorare l’efficienza e la produttività dei Comuni e di chi vi opera, puntando sulla formazione, sulla valutazione dei servizi e sui rendimenti professionali, procedendo alla definizione di una nuova mission delle sedi oggi preposte alla gestione di questo delicato settore.
10. L’ inserimento della disciplina organica riguardante le funzioni e il sistema elettorale delle Città metropolitane per dare necessaria completezza e certezza all’attuazione della disciplina contenuta nella disposizione transitoria approvata con la legge di attuazione del federalismo fiscale e per assicurare un tempo certo per l’istituzione degli organi di governo della Città metropolitana e l’esercizio ordinario delle relative funzioni.
11. Al fine di dare all’attuazione del disegno costituzionale una coerenza e una stabilità istituzionale meglio definita, più efficiente e più rispondente alla portata delle innovazioni introdotte e dare pieno e concreto svolgimento al principio di leale collaborazione, regola di funzionamento della nostra Repubblica, prevedere che ad ANCI e alle sue articolazioni regionali sia riconosciuta la funzione di rappresentanza istituzionale degli interessi dei Comuni e delle Città metropolitane, assumendo in via definitiva la veste di soggetto istituzionale che, a livello nazionale e regionale, esercita la funzione generale di interlocuzione con lo Stato, con le Regioni e con gli altri livelli di governo.

AAA Giovani volontari cercasi

Il servizio civile a Legambiente o presso un Comune del Lodigiano.

Un'esperienza che arricchisce il tuo bagaglio personale umano e professionale, un'occasione per vivere da protagonisti i progetti che difendono la ricchezza naturale e culturale del Paese. Definisce così Legambiente il servizio civile che è possibile fare presso l’associazione da qui l’invito: “C'è tempo fino al 27 luglio per fare domanda, ti aspettiamo, l'ambiente ha bisogno di te!”.
È aperto, infatti, il bando di selezione 2009 per i volontari del servizio civile nazionale. Scegliere Legambiente è un'occasione unica per dare un contributo alla tutela dell'ambiente e per aggiungere dei passi ad un percorso collettivo e personale che punta dritto verso un mondo migliore, più pulito e più giusto.
A disposizione 3 progetti per 18 ragazze/i tra i 18 e i 28 anni. Il bando scade il 27 luglio 2009 ore 14.00 ( fa fede la data di arrivo della domanda e non la data di spedizione). Le attività avranno inizio a ottobre presso la direzione nazionale di Legambiente.
Questi i progetti:
Volontariambiente: si opera nell'ambito dei campi di volontariato ambientale il cui obiettivo è realizzare piccoli e grandi progetti di tutela e ripristino di territori abbandonati o in cui gli ecosistemi sono minacciati. La finalità più ampia di questo progetto è trovare nuove risposte alle crescenti domande di partecipazione a progetti di volontariato per i più giovani e al tempo stesso promuovere l’opportunità di partecipare ad un progetto all'estero a tutti i cittadini. I volontari saranno impiegati nelle varie fasi di organizzazione, diffusione, segreteria, realizzazione, monitoraggio e valutazione dei campi e progetti di volontariato organizzati.
L'ambientalismo dalla parte dei cittadini con le Campagne di Legambiente: si opera nel settore che si occupa di organizzare le grandi campagne di informazione e sensibilizzazione di Legambiente. L’obiettivo del progetto è mobilitare la cittadinanza sui temi dell’ambientalismo: dalla difesa del mare e delle coste, alla valorizzazione dei piccoli comuni italiani e dei beni culturali, al monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e acustico. I volontari parteciperanno all’ideazione, organizzazione, divulgazione, animazione, monitoraggio e valutazione delle diverse campagne.
Educazione e ambiente per la qualità culturale dei territori: L’educazione e l’ambiente per migliorare la qualità della vita delle persone ma anche il livello culturale dei territori dove viviamo. Proposte per la scuola e formazione degli educatori, insegnanti ed animatori, sono tra gli strumenti principali di questo progetto che sarà anche l’occasione per conoscere e favorire l’ associazionismo e il protagonismo dei giovanissimi, come indicato dalla convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, attraverso le campagne di Legambiente.
La domanda di partecipazione va fatta pervenire (per posta) entro la data di scadenza indicata ( 27 luglio 2009 ore 14) esclusivamente ad Arci Servizio Civile Roma - Via Acciaresi 7 - 00157 ROMA. Attenzione, se la domanda non è direttamente indirizzata all'Arci non è valida. Gli aspiranti volontari che abbiano presentato correttamente domanda sono tenuti ad informarsi su modalità, tempi e luoghi di selezione mediante sito web e bacheca sempre presso: Arci Servizio Civile Roma - Tel e fax 0641735120.
Mail: roma@arciserviziocivile.it oppure,
promoscn@arciserviziocivileroma.net.
Sito: www.arciserviziocivileroma.net
Forum: http://www.arciserviziocivileroma.net/forum/
Per informazioni sui progetti di Legambiente: Luciano Ventura o Federica Sacco 06/862681, serviziocivile@legambiente.eu

È possibile svolgere servizio civile anche presso i Comuni lodigiani. L’Associazione dei Comuni del Lodigiano cerca giovani per il servizio civile nazionale. Per saperne di più e scoprire i vantaggi del servizio civile nazionale, compreso l’assegno mensile di 433 euro, si può contattare l’Associazione dei Comuni del Lodigiano, Via Incoronata 3, Lodi (dal lun. al ven. dalle 8.30 alle 12.30 e mercoledì dalle 14.00 alle 19.00),
mail: acl.serviziocivile@gmail.com, acl@cert.elaus2002.net

Un Po medicinale

Bevi l'acqua del Po e ti passa il mal di testa, così titola una nota dei ricercatori Massimo Labra e Maurizio Casiraghi di ZooPlantLab – Università di Milano Bicocca, di Candida Vannini e Marcella Bracale dell’Università dell’Insubria, pubblicata nel dossier 2009 di Legambiente “Operazione Po”.

Scrivono gli studiosi: «Sebbene le metodologie di depurazione delle acque siano oggi all’avanguardia e molti contaminanti provenienti da lavorazioni industriali o da reflui domestici vengano facilmente inattivati o eliminati, vi è una nuova classe di sostanze inquinanti che passa pressoché inalterata tutte le fasi di depurazione. Si tratta di microinquinanti farmaceutici ovvero di farmaci e loro derivati presenti a basse concentrazioni nelle acque di fiumi e laghi. Una delle prime campagne di monitoraggio in merito a questi composti si è svolta in Italia e ha messo in evidenza che nelle acque lombarde ed in particolare nei sedimenti dei fiumi Po, Lambro e Adda sono presenti antibiotici (lincomicina ed eritromicina), antitumorali (ciclofosfamide), antinfiammatori (ibuprofene), diuretici (furosemide), antipertensivi (atenololo), bezafibrato, ranitidina, spiramicina e altri composti ancora.
Dov’è il pericolo? I farmaci sono composti generalmente molto stabili, difficilmente biodegradabili e capaci di agire negli organismi viventi a basse dosi. Test condotti su colture cellulari hanno evidenziato che già a concentrazioni equivalenti a quelle riscontrate nei fiumi italiani si hanno effetti negativi sulla crescita e vitalità cellulare. Questi composti possono quindi agire sugli organismi viventi degli ecosistemi acquatici e ripariali provocando alterazioni alla biodiversità di questi ambienti. Gli effetti dei diversi farmaci e le risposte nel tempo sugli organismi vegetali ed animali sono oggetto di analisi da parte di una equipe di ricercatori dello ZooPlantLab dell’Università di Milano Bicocca e dell’Università dell’Insubria. Obiettivo dello studio è quello di comprendere la capacità dei diversi farmaci contaminanti di penetrare negli organismi animali e vegetali ed essere quindi immagazzinati, concentrati e diffusi in altri animali lungo la catena trofica. Il progetto, supportato da Fondazione Idra e dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia, utilizza tecniche molto sofisticate capaci di valutare alterazioni sia del livello delle proteine che del DNA in diverse specie animali e vegetali, anche in presenza di basse concentrazioni di farmaci.
I ricercatori si stanno ponendo un'ulteriore domanda: cosa succede se quest’acqua micro-contaminata viene utilizzata per irrigare i campi coltivati o per gli orti dei privati che talvolta si vedono costeggiare fiumiciattoli e canali? I farmaci possono contaminare gli ortaggi che arrivano sulle nostre tavole? Le sperimentazioni sono tutt’oggi in corso, ma al di là della risposta forse bisognerebbe agire a monte ed eliminare le fonti di contaminazione. Nel nostro piccolo possiamo imparare a non disperdere nell’ambiente farmaci usati o scaduti. Al tempo stesso questa ricerca porterà nuovi strumenti di monitoraggio e maggiori conoscenze al fine di sviluppare sistemi adatti ad eliminare o inattivare questi composti.»

Brembio? Assente

Riprendiamo da Il Cittadino di oggi l'articolo di Rossella Mungiello che ci racconta come il territorio lodigiano sia bocciato da Legambiente sulla raccolta differenziata: il primo comune è Codogno, 132esimo. Abbiamo controllato noi pure l'elenco: Brembio è assente tra i primi 850 comuni del Nord sotto i 10.000 abitanti. Dei nostri confinanti Ospedaletto (522) e Livraga (746), quest'ultima sfuggita all'attenzione della cronista. Ci penalizzano alcuni dei parametri Ue (riduzione della produzione di rifiuti, percentuale destinata al recupero di materia, attivazione di un sistema tariffario al posto della tassa, introduzione del compostaggio domestico, acquisti “verdi” da parte delle pubbliche amministrazioni, sicurezza dello smaltimento e efficacia del servizio).
Comuni ricicloni, Lodi nelle retrovie.
Rassegna stampa.

Nessun posto al sole per il Lodigiano nel dossier nazionale Comuni Ricicloni 2009, stilato da Legambiente. Nonostante la Lombardia possa contare sul maggior numero di comuni “ricicloni” (uno su quattro), per il territorio non è lusinghiera la polaroid scattata da Ecosportello rifiuti in materia di gestione. I primi posti sono tutti appannaggio di Veneto, Trentino e Piemonte. Ad aggiudicarsi il primo posto, tra i capoluoghi di provincia dell’area Nord, è Verbania, con un indice di gestione pari a 73,81 e il 72,8 per cento di raccolta differenziata. Modificati i criteri per l’accesso (quest’anno era necessario centrare l’obiettivo del 45 per cento di raccolta differenziata per l’anno 2008), a pesare sulle amministrazioni lodigiane non è solo la percentuale di raccolta. Seguendo le direttive della comunità europea, infatti, Legambiente classifica gli enti secondo l’indice di buona gestione, una serie di parametri, tra cui la riduzione della produzione di rifiuti, la percentuale destinata al recupero di materia, l’attivazione di un sistema tariffario al posto della tassa, l’introduzione del compostaggio domestico, gli acquisti “verdi” da parte delle pubbliche amministrazioni (prodotti e servizi che hanno un ridotto effetto sulla salute umana e sull’ambiente rispetto ad altri utilizzati allo stesso scopo), la sicurezza dello smaltimento e l’efficacia del servizio. Scorrendo la classifica dei comuni dell’area Nord che superano i 10 mila abitanti, bisogna arrivare al 132° posto per trovare numeri che parlano lodigiano. È Codogno tra i grandi della provincia ad aver fatto meglio, con un indice di gestione pari al 59,61 per cento e la raccolta differenziata che si attesta al 58,4 per cento; una decina di posti più a sud, con un indice del 58,03 troviamo Casalusterlengo, nonostante la raccolta differenziata sia più alta di quella registrata a Codogno e pari al 59,9 per cento. Sant’Angelo Lodigiano si ferma al 205° posto in classifica, con un indice del 49,90 e la differenziata che si attesta al 49 per cento per il 2008, solo quattro punti più alta del limite che garantisce l’accesso. Undici i comuni lodigiani sotto i 10 mila abitanti citati nel dossier. Tra loro è Ospedaletto Lodigiano il più alto in classifica, con il suo 522° posto (indice di 61,94 e raccolta differenziata di 64,3 punti percentuali); lo tallonano Cervignano d’Adda (542°) e Caselle Lurani (552°) e Corno Giovine è poco distante con il suo 565° posto in classifica. Bisogna scorrere la lunga lista fino al 660° per incontrare di nuovo il Lodigiano, con Castiglione d’Adda e il suo indice di gestione pari a 51,41 e una raccolta differenziata del 59,8, per poi passare per San Rocco al Porto (757°), Crespiatica (772°), Cavenago d’Adda (792°) e Mulazzano (801°). Sugli ultimi gradini di una classifica che, per i comuni al di sotto dei 10 mila abitanti, prevede comunque l’obiettivo del 55 per cento di differenziata, Tavazzano con Villavesco (817°, con indice di gestione di 49.40 e raccolta differenziata pari al 59,2 per cento) e Senna Lodigiana (821° con indice di 48,79 e raccolta che ha raggiunto il 57,7 per cento). Per il Lodigiano, un risultato così e così.

Posto il vincolo paesaggistico

Greta Boni riporta su Il Cittadino di oggi una buona notizia riguardante la discarica di Senna: impossibile costruire impianti di smaltimento rifiuti, ma adesso tutta la zona della Bassa dovrà essere protetta e valorizzata.
Senna, via libera al vincolo paesaggistico.
Approvata in regione la richiesta degli enti locali contro la discarica.
Rassegna stampa.

Senna - Il territorio può cantare vittoria, almeno per il momento. Nella giornata di ieri, infatti, la Commissione paesistica istituita in Regione Lombardia ha riconosciuto il tanto agognato vincolo paesaggistico. Da tempo, infatti, la Provincia di Lodi e i comuni di Senna e Somaglia avevano chiesto la possibilità di tutelare sotto diversi punti di vista la “fetta” di Bassa a cavallo del Po. Questa mossa potrebbe servire come “arma” contro la discarica che Cre vorrebbe costruire a cava Bellaguarda, poiché l’esistenza di un vincolo paesaggistico vieta espressamente la realizzazione di insediamenti per il trattamento di rifiuti.
La Commissione paesistica della Provincia di Lodi si è riunita al Pirellone insieme ai rappresentanti degli enti locali e alla Sovrintendenza. Con il via libera al vincolo paesaggistico scattano una serie di prescrizioni che impongono dei limiti alle infrastrutture agli impianti tecnologici. In particolare, dovranno essere valorizzati i percorsi rurali e le strade campestri, persino la costruzione di nuove piste ciclabili potrà essere messa in campo solo attraverso lo studio dettagliato di ogni piccolo particolare. Niente dovrà interferire con il paesaggio: indicazioni e cartelli dovranno avere determinate caratteristiche, le strade potranno essere costruite solo se strettamente necessarie. Infine, la presenza del Po pone forti limiti alla realizzazione di edifici, senza contare che il paesaggio agrario dovrà essere difeso.
Per il presidente di palazzo San Cristoforo, Pietro Foroni, “il più è fatto”: «Si tratta di un sfida - commenta -, che due comuni lodigiani e la Provincia di Lodi hanno avuto il coraggio di mettere in campo. In campagna elettorale ho insistito proprio sul tema del coraggio, della fantasia e dell’ardire con cui occorre concepire l’amministrazione. Ora dovrà esserci il massimo impegno di tutti per far sì che quello che reputiamo essere davvero un patrimonio importante, venga dapprima difeso, ma poi valorizzato e debitamente promosso». Il presidente, inoltre, punta dritto sul progetto che coinvolge i fiumi del territorio: «In effetti - spiega -, questo primo tassello si inserisce nel più ampio disegno di valorizzazione del Po in tutto il tratto lodigiano, specie da Corte Sant’Andrea fino a Morti della Porchera (Corno Giovine). Il fiume sarà il tema centrale della valorizzazione turistica e dunque in prospettiva si guarda anche all’Adda».
Ieri, al Pirellone, c’era anche l’assessore all’urbanistica, Nancy Capezzera: «Sono contenta che uno dei primi risultati del mio assessorato sia volto a difendere l’esistente e non a costruire del nuovo. L’urbanistica deve recuperare proprio questo spirito, identificando nel mantenimento e nel miglioramento due obiettivi fondamentali».
Il documento, composto da nove pagine, sarà inviato nei prossimi giorni ai comuni di Senna e Somaglia, che lo esporranno all’albo pretorio. Da quel momento le disposizioni entreranno in vigore. Naturalmente, ci sarà tempo per presentare tutte osservazioni del caso.
Per capire che cosa accadrà con la discarica di Senna, però, si dovrà attendere il nuove testo che la giunta regionale presenterà a breve. E che riguarda i criteri per l’autorizzazione degli impianti di smaltimento rifiuti.

I cani non si fanno prendere

Ne abbiamo parlato. Riportiamo qui gli sviluppi raccogliendo da Il Giorno di oggi un articolo di Tiziano Troianello.
Sono falliti i primi tentativi di cattura.
Branco di cani randagi. Si pensa all’abbattimento.
Rassegna stampa.

Si profila anche l’ipotesi di abbattimento per i cani randagi pericolosi che vagano all’interno della Riserva naturale Monticchie. I tentativi di cattura sono già iniziati, ma le operazioni risultano essere di notevole difficoltà. All’opera si sono già messi alcuni accalappiacani. Il branco dei randagi però non appena vede una persona avvicinarsi scappa a gran velocità e fa perdere le proprie tracce. Il punto sull’emergenza che si è venuta a creare da qualche giorno a Somaglia viene tracciato dal responsabile del dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asl Giuseppe Granata. Azienda sanitaria di Lodi, Comune e Polizia provinciale hanno già iniziato a confrontarsi sulle modalità con cui riuscire a risolvere il problema. La questione però pare non essere di semplice soluzione.
Dalla fine della scorsa settimana l’oasi Monticchie, che si estende per circa 25 ettari con una fascia di rispetto di altri 214 ettari ed è riconosciuta anche «sito naturalistico protetto» a livello europeo, è stata dichiarata inaccessibile con una ordinanza emessa dal sindaco Pier Giuseppe Medaglia. Ciò dopo che due agricoltori, in due differenti circostanze, sono stati avvicinati con fare minaccioso da un gruppo di cinque cani di media-grossa taglia (tra cui un pastore tedesco) e sono stati costretti alla fuga. Il branco, a quanto pare, si sposta rapidamente tra l’oasi, la Cascina Colombara ed il confine con la linea Tav. «È una zona molto vasta - evidenzia il dottor Granata - ed i primi tentativi di cattura sono andati a vuoto. Ora è la Polizia provinciale ad avere il coordinamento delle operazioni. Noi possiamo fornire un supporto di tipo tecnico. Di certo questo è diventato un problema di pericolo pubblico. Dal nostro punto di vista le soluzioni potrebbero essere quella di somministrare sedativi (o sparati da distanza con fucili o inseriti all’interno di bocconi prelibati), oppure in “extrema ratio” quella di abbatterli. La decisione finale però, in questo senso, spetterebbe al sindaco di Somaglia». Negano invece di avere in mano il coordinamento delle operazioni i vertici della Polizia provinciale. «La competenza spetta a Comune e Asl - dicono -. La Provincia ha competenza solo sulla fauna selvatica e non sugli animali domestici. Proprio stamattina (ieri per chi legge, ndr) ci è sopraggiunta una richiesta ufficiale per svolgere attività di supporto volta a localizzare il branco e noi abbiamo dato la nostra disponibilità». Ieri pomeriggio c’è stato un ulteriore confronto tecnico.
«Abbiamo stabilito - riferisce il sindaco Medaglia - di contattare alcune ditte specializzate per posizionare nella Riserva alcune gabbie con esche. Personalmente non escludo a priori l’ipotesi degli abbattimenti, solo dopo però che saranno esperiti tutti gli altri tentativi. L’oasi dovrà tornare ad essere fruibile in totale sicurezza».

Un atto di prepotenza del governo Berlusconi

Giambattista Pera, coordinatore provinciale di Italia dei valori, pubblica oggi una lettera su Il Cittadino in merito alla centrale di Turano-Bertonico.
Centrale. La speranza di fermare Sorgenia.
Rassegna stampa.

Italia dei Valori ha con continuità perseguito in questi anni l’obiettivo di non far costruire la Centrale a Turbogas di Turano Bertonico, prendendo più volte posizione e realizzando una serie di iniziative.
Il 5 febbraio 2009 gli onorevoli Cimadoro e Piffari hanno presentato una interrogazione a risposta scritta al Ministero dell’Ambiente, chiedendo notizie in merito alla revisione della Autorizzazione Integrata Ambientale, già concessa dallo stesso Ministero senza che poi si fosse realmente avviata.
L’interrogazione poneva tre domande: quale sia lo stato attuale della revisione dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ed a quali risultati sia, eventualmente, pervenuta; se il Ministro non ritenga opportuno istituire una apposita commissione Aia che lavori di concerto con la Regione Lombardia ed Enti Locali interessati, ad ogni livello, superando qualsiasi conflitto o contrasto; quali siano le reali misure di monitoraggio del rischio di inquinamento atmosferico predisposte, sia rispetto alla futura attività della centrale sia sulla attuale attività di cantiere, offrendo tutti i dovuti chiarimenti ai cittadini, preferibilmente in senso rassicurante, circa la tutela della loro sicurezza e salute.
La risposta, pervenuta in questi giorni, è particolarmente esaustiva in merito al monitoraggio, ma nulla dice relativamente al resto delle questioni poste, se non comunicando che la revisione dell’autorizzazione non è ancora iniziata e non dando ulteriori informazioni in merito. In ogni caso il documento precisa che il dettato normativo ne prevede la revisione ogni cinque anni, quindi entro il 2010.
Continuiamo quindi a registrare reticenze e ambiguità da parte del Ministero. Nel momento in cui il non informa sulla parte più importante, e cioè quando verranno decisi gli accorgimenti tecnici utili ad emissioni particolarmente basse, non possiamo che rifarci all’accordo intervenuto al tavolo tecnico tra Sorgenia e Provincia di Lodi (con la amministrazione Felissari) che già prevede un piano di interventi sia a monte che a valle del processo di combustione al fine di abbassare nel tempo i valori delle emissioni inquinanti.
Anche se sono arrivate in loco le turbine della costruenda centrale,non muore per Italia dei valori la speranza di non veder mai avviata questa opera frutto di un atto di prepotenza del precedente Governo Berlusconi, decisa su vecchi parametri e analisi e senza l’accordo degli enti locali. Un modo di Governare che si sta ripetendo con le centrali nucleari e che nel mare di disinformazione che si formando attorno ai relativi provvedimenti, già ci vede e ci vedrà in futuro accaniti oppositori.