FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

venerdì 31 luglio 2009

In tre contro E.On

Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci racconta che l’assessore Vighi di Caselle Lurani si accoda alle proteste dei sindaci di Borghetto e Brembio.
Lotta alle bollette salate di E.On: anche Caselle Lurani alza la voce.
Rassegna stampa.

Caselle - L’amministrazione di Caselle Lurani scrive a E.On perché trovi una soluzione ai problemi di alta fatturazione e annuncia l’istituzione di uno sportello di monitoraggio dei disservizi, non escludendo un’alleanza con altri comuni del Lodigiano interessati dalla questione, in particolare con Borghetto e Brembio che la settimana scorsa avevano proposto di trasmettere le segnalazioni alle associazioni dei consumatori.
«La questione non è nuova: sono arrivate nei giorni scorsi bollette da 800 o 900 euro, con tempi di scadenza molto ravvicinati e con indicazioni dubbiose sulla possibilità di rateizzarne il pagamento - dice l’assessore alla famiglia Davide Vighi -. Si tratta delle bollette di conguaglio che sono alte anche a causa delle poche letture fatte durante l’anno. Però non è più possibile andare avanti in questo modo, soprattutto ora che la crisi economica si sta facendo sentire per le famiglie». Da qui la protesta che l’amministrazione, pur con toni istituzionali e civili, ha rivolto agli uffici amministrativi centrali di E.On a Verona e, per conoscenza, allo sportello di Borghetto. «Sono consapevole della legittimità del vostro operato, ma sono altresì convinto che in una fase di crisi economica, quale quella attuale, la responsabilità sociale di tutti gli attori economici e quindi anche delle imprese, non possa prescindere dalla definizione delle modalità più consone per agevolare la fruizione di servizi, peraltro essenziali, da parte delle famiglie», si legge nella lettera a firma dell’assessore Vighi. L’amministrazione si spinge a chiedere alcune migliorie di servizio a partire da un maggior numero di letture dei contatori durante l’anno, in modo da avere importi di conguaglio meno gravosi. Inoltre l’assessore annuncia a E.On l’istituzione nel prossimo autunno di uno sportello comunale per il monitoraggio dei disservizi segnalati dai cittadini.
«E siamo disponibili anche a confrontarci con le altre amministrazioni comunali, a partire da quelle di Borghetto e di Brembio che hanno annunciato di volersi fare da tramite per i cittadini verso associazioni di tutela dei consumatori - conclude Vighi -. Ogni operazione utile a risolvere la situazione sarà approfondita e seguita».

Per una segnalazione

Paola Arensi su Il Cittadino di oggi ci racconta una storia di immigrazione che riguarda il nostro paese.
Brembio - Gli inquilini dovranno invece presentarsi alla questura di Lodi.
Affitta la casa a due clandestini 63enne denunciato con il figlio.

Rassegna stampa.

Brembio - Affittano la seconda casa a connazionali clandestini e si procurano una denuncia. Nel tardo pomeriggio di mercoledì i carabinieri del nucleo radiomobile di Codogno hanno controllato un appartamento nel centro di Brembio, alla ricerca di eventuali extracomunitari irregolari. La segnalazione è arrivata dalla polizia locale, che negli ultimi tempi ha notato movimenti sospetti nella palazzina in questione e dato l’allarme. Si trattava di un continuo via vai di stranieri in orari sempre diversi. Una verifica andata a segno, perché i militari sono stati accolti dal 24enne egiziano A.A. e dall’amico connazionale A.F. di 21 anni che occupavano l’appartamento benché clandestini. I due ragazzi non hanno opposto alcuna resistenza. Entrambi, arrivati in Italia nel 2005, hanno alle spalle un arresto, un fotosegnalamento e l’emissione di decreti di espulsione ormai datati. Evidentemente senza mai rimpatriare. A quel punto le forze dell’ordine sono risalite al proprietario dell’immobile, il 63enne egiziano G.F.Z.I. L’uomo, regolare, vive a Borghetto con il figlio 18enne G.M.. Così, dopo aver ammesso di aver subaffittato volontariamente l’appartamento ai due giovani connazionali, padre e figlio si sono procurati una denuncia a piede libero. Mentre i due clandestini, che non possono essere arrestati perché già processati, hanno ricevuto un invito a presentarsi in questura a Lodi. Ora resta da capire come abbiano potuto resistere in Italia tanti anni così giovani. Infatti la legge prevede che un irregolare non possa affittare case, essere assunto e svolgere qualsiasi attività di sostentamento prima di aver ottenuto regolari permessi. In teoria, queste direttive dovrebbero indurre i clandestini a tornarsene a casa ma, purtroppo, molti rimangono e sopravvivono grazie al lavoro nero o compiendo attività criminose.

I maggiordomi della giunta regionale

Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ritorna sulla giusta ira di Luca Canova, il consigliere provinciale del Pd che ha presentato un'interrogazione provinciale sull’impianto adombrato dalla Regione, che ha bocciato il piano rifiuti.
«Inceneritore, dovevate informarci».
La denuncia di Canova: «I consiglieri non sapevano nulla».
Rassegna stampa.

L’inceneritore non piace a nessuno. Neanche al consigliere del Pd Luca Canova che ieri ha presentato un’interrogazione al consiglio provinciale. «Ho appreso dalla stampa che l’assessore regionale Massimo Buscemi ha rimarcato nelle sue osservazioni sul piano rifiuti provinciale l’assenza di un inceneritore - commenta Canova -, chiedo che la giunta relazioni al consiglio sull’argomento. Mi chiedo perché non l’abbia ancora fatto. Non ho nessun retropensiero, si tratta solo di fare chiarezza. La possibilità di questo rischio va sgomberata. Se avessimo conosciuto il dettaglio delle informazioni intercorse tra Provincia e Regione, avremmo potuto confrontarci sul merito. Non ho dubbi che l’inceneritore sia fuori discussione, anche perché è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno nel quale si difende il piano rifiuti dell’amministrazione precedente. Si tratta solo di chiarezza nell’informazione». Ma non è tutto, Canova si chiede come mai «non sia stato abbattuto il camino dell’ex Gulf, nell’area della centrale di Sorgenia a Bertonico e Turano e perché un camino sia rimasto in piedi anche a Tavazzano. Rappresentano sicuramente - annota - una minaccia per il territorio». Secca la replica del presidente della Provincia, Pietro Foroni: «Chiederemo a Sorgenia di buttare giù il camino se questo è il problema - commenta quest’ultimo -. Per quanto riguarda Tavazzano bisogna chiedere al centrosinistra ragione del camino esistente. Sembra che non abbiano amministrato il territorio per 14 anni. Forse Canova conosce accordi pregressi che a me sono sconosciuti. Per quanto concerne l’inceneritore non ne abbiamo parlato perché per noi è scontato che non si faccia, è un impianto antieconomico. Non capisco perché bisogna specificare anche le cose scontate. Quando ci arriverà la diffida a tutti gli effetti, andremo in Regione, con spirito di collaborazione, a discutere, ma sulle linee che sono indicate nel piano: ampliamento, se serve, dell’impianto di Cavenago e trasformazione dell’impianto di Eal compost in biodigestore».
Buscemi nelle osservazioni inviate alla Provincia annota come «l’operazione di rifiuti speciali maggiormente presente a Lodi sia lo spandimento ad uso agricolo dei fanghi di depurazione, in contrasto con la legge sui nitrati». Di questo Canova è soddisfatto: «Abbiamo elementi in più - dice - per dire di no all’impianto di depurazione dei fanghi della Cre a Meleti. Per il resto, però, lasciatemelo dire è davvero singolare (e anche amministrativamente irrituale) la fretta dell’assessore Buscemi: la Regione ha dormicchiato per 8 lunghi mesi e ora dà i classici 7 giorni di tempo per rispondere al presidente della giunta. Bisognerà ricordare all’assessore regionale che il Lodigiano non è una sua dependance e che gli amministratori lodigiani, di qualsiasi colore essi siano, non sono i maggiordomi della giunta regionale». A più riprese, a partire dagli ‘90, ma anche successivamente, nel Lodigiano la Regione torna alla carica con l’idea di un inceneritore all’ex Gulf. L’ipotesi, pensata ai tempi come alternativa al sito di Corteolona, è sempre stata scongiurata.

Giù l'occupazione nel Lodigiano

Lo scenario del 2009: in calo le ditte che assumono.
In fumo 440 posti di lavoro.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.

Brusca frenata dell’occupazione nel Lodigiano. Quest’anno, secondo un’indagine della Camera di commercio di Lodi, le imprese del territorio avranno circa 440 assunti in meno rispetto al 2008. In tutta la provincia sono usciti dal mondo del lavoro 2.230 addetti a fronte dei 1.790 assunti e il risultato occupazionale registra un dato negativo piuttosto allarmante: -1,1% con la sola eccezione dell’artigianato (+0,3%). In pratica tutti i settori produttivi dell’industria e dei servizi, ad eccezione del commercio al dettaglio e all’ingrosso, presentano un saldo sfavorevole , che è particolarmente sensibile nelle industrie alimentari, del tessile, dell’abbigliamento, del legno e della carta (-5,2%), mentre supera il 2% nei servizi di ristorazione e turistici, nell’industria dei metalli e nei servizi alle persone. I risultati della Camera di commercio, che tengono conto anche dei contratti a tempo determinato a carattere stagionale, forniscono uno scenario profondamente cambiato per quanto riguarda il mondo del lavoro. Negli ultimi cinque anni il Lodigiano aveva mostrato una tendenza espansiva in linea rispetto alla Lombardia e alla evoluzione delle stime del prodotto interno lordo provinciale, ora invece sembra aver fatto un balzo indietro alle previsioni del 2005.
Un altro dato da evidenziare riguarda il calo del numero di imprese che prevedono assunzioni di personale: dal 28,2% del 2008 (mese di maggio), si è scesi al 21,9%. Tra i motivi principali dello stop alle assunzioni (per il 52,3% delle imprese) c’è la difficoltà e l’incertezza del mercato (domanda di prodotti/servizi in calo), mentre il 44,5% definisce sufficiente e adeguato il numero del personale già a disposizione. Un 3,5% di imprese lodigiane si è dichiarata, invece, disposta ad assumere, ma di incontrare ostacoli. In particolare il 45,2% lamenta, tra le cause, una elevata pressione fiscale, mentre solo il 16,7% individua tra le cause che ostacolano le assunzioni il costo del lavoro.
L’indagine della Camera Commercio di Lodi, inoltre, fornisce anche la fotografia di quante imprese nel 2008 hanno utilizzato personale con contratti temporanei: il 41,8% ha fatto ricorso ad almeno un contratto temporaneo. Il 26,3% delle imprese ha dichiarato di avere avuto dipendenti a tempo determinato, per un totale stimato di 2.740 addetti. Il 21,3% sono gli assunti (o verranno assunti entro l’anno in corso) a tempo indeterminato. Ai contratti di apprendistato hanno fatto ricorso il 17% delle imprese; il 9,2% si è valsa di lavoratori interinali e l’8,9% di collaborazioni a progetto.

Promesse da marinaio

Il primo cittadino di Lodi: «Mai restituita l’Ici, nonostante le promesse arrivate da Roma».
«La spesa sociale sale e il Governo taglia».
Rassegna stampa - Guido Bandera su Il Giorno di oggi.

Parlare di coperta corta è ormai un eufemismo. La situazione dei bilanci comunali, anche nel virtuoso Lodigiano, non è delle migliori. Le spese, soprattutto quelle legate alla cirsi e ai servizi sociali, subiscono una profonda impennata. Le risorse, invece, come da diversi anni a questa parte calano progressivamente. Mentre, contemporaneamente, crescono le competenze e le responsabilità. Sarà un autunno difficile quello che affronteranno i Comuni del Lodigiano. La crisi che non finisce, i soldi che calano e i vincoli del Governo che non si allentano. A descrivere quali sfide attendono i Comuni in questo passaggio critico è Lorenzo Guerini, presidente lombardo dell’Anci, associazione dei Comuni, e sindaco di Lodi. Ieri era a Roma per discutere e far cambiare le norme sulle ronde al Governo, trattando con il ministero dell’Interno. Ma ha avuto anche un confronto con il ministero dell’Economia, in particolare con il sottosegretario leghista Daniele Molgora. «Che stagione aspetta i Comuni? Un periodo francamente critico — risponde Guerini —. I trasferimenti statali (soldi che Roma rigira ai territori e agli enti locali, ndr) sono stati tagliati pesantemente. Negli ultimi due anni la cifra si è ridotta del 9 per cento. A questo — prosegue il sindaco — si aggiunge ancora la questione aperta dell’Ici. Quando è stata eliminata l’imposta comunale sulla prima casa, il Governo e il Parlamento si erano impegnati a restituire tutto il gettito annuale. Ma questo non è accaduto».
Poi Guerini parla dell’incontro avuto ieri a Roma. «Su questo oggi ho avuto confronto, diciamo pure non propriamente pacato con il Governo, soprattutto con il ministero dell’Economia e il sottosegretario Molgora. Noi abbiamno ribadito che quanto promesso non è stato mantenuto: l’Ici sulla prima casa, che la legge prevede ci venga totalmente restituita, non è stata resa. I dati in nostro possesso, quelli con i quali abbiamo contestato le cifre del Ministero, parlano della mancanza di 800 milioni di euro a livello nazionale». Soldi che, spiega Guerini, i Comuni utilizzerebbero per fronteggiare una situazione straordinaria, come quella della crisi. «Anche perché i Comuni sono il perno dei servizi sociali a livello locale». Ma Guerini, quando parla di finanza locale è un fiume in piena. Al telefono, passeggiando davanti a Montecitorio, spara dati e cifre, in una lunga teoria di problemi, tutti urgenti. «Hanno tagliato il fondo per l’inclusione sociale, poi le entrate legate agli oneri di urbanizzazione si sono pesantemente ridotte a causa della crisi che coinvolge anche il settore delle costruzioni — riprende il sindaco —. Questo, nonostante i tentativi recenti di far ripartire il mercato immobiliare. Tutto ciò ritrae una situazione che ci fa essere preoccupati. Anche perché le soluzioni promesse dall’attuazione del federalismo fiscale sono troppo lontane: ci vorranno otto anni perché inizi a dare i suoi effetti, ma la situazione di difficoltà è ora». E Guerini passa anche agli effetti concreti: «La spesa sociale è cresciuta in Italia del 15 per cento nei Comuni. A Lodi, negli ultimi tre anni, si è registrato un aumento del 20 per cento». E le cifre sono già una rilevante parte del bilancio municipale: asili, assistenza ai disabili, fondi per le famiglie in crisi, rette per le case di riposo, mense e via elencando.
«A questo si aggiungono anche i forti investimenti in opere pubbliche e infrastrutture che i Comuni hanno assicurato al Paese». Finito l’elenco delle spese (in aumento) e delle entrate (in calo), Guerini passa alla diagnosi. «È chiaro che la situazione diventa difficile, se a ciò si deve aggiungere la mancanza dei soldi dell’Ici. Ma c’è anche il provvedimento del taglio dei costi della politica, stimato in 312 milioni di euro di risparmi, una cifra che noi abbiamo sempre considerato eccessiva. Nonostante le rassicurazioni del governo di centrosinistra prima e di centrodestra poi. Eppure — conclude il sindaco — i fatti ci hanno dato ragione: quel risparmio non c’era. E, alla fine, ci sono anche i vincoli del patto di stabilità».

Campioni d'Italia

Sono 9,5 ogni 10mila abitanti e sono più dei vigili.
Lodi e le multe per la sosta Abbiamo il record nazionale di ausiliari del traffico.

Rassegna stampa - Articolo di Guido Bandera su Il Giorno di oggi.

Non stupitevi della facilità con cui, se mettete l’auto in divieto, vedete spuntare, purtroppo per voi legittimamente, una multa. È merito dell’efficienza, ma anche del numero corposo degli ausiliari della sosta lodigiani. Per capirlo, basta dare un’occhiata, anche rapida, al rapporto annuale stilato per l’Aci dal centro studi della fondazione Caracciolo. Una ricerca che mette a confronto organici, risultati e mezzi delle polizie locali di tutti i capoluoghi d’Italia. E la sorpresa, che per chi guida e parcheggia attorno al centro non è che una conferma, è che Lodi vanta il primato per numero di ausiliari della sosta in servizio in rapporto agli abitanti fra tutti i capoluoghi nazionali.
E gli ausiliari della sosta, a differenza della gran parte delle città italiane, secondo il rapporto, sono più numerosi degli stessi agenti della polizia locale. Il numero è abbastanza eloquente: Lodi ha un rapporto di 9,5 ausiliari della sosta ogni 10.000 abitanti. Un numero che, oltre ad essere il record nazionale, è anche notevolmente più alto dei capoluoghi vicini a Lodi, con dimensioni, più o meno, paragonabili alle nostre. Pavia ne conta 1,5 ogni 10.000 abitanti, Cremona 0,8 e via elencando. Milano, con i problemi di traffico e caos che la affliggono, mostra invece un rapporto ausiliari-abitanti di molto inferiore a Lodi. Ad avvicinarsi, si fa per dire, a Lodi, solo Ragusa, dove il numero è di 6,2 ausiliari ogni 10.000 abitanti. Ma a spiccare è anche il dato del rapporto fra il numero di vigili in servizio e gli ausiliari schierati sulla strada. In sostanza, la proporzione è del 110%. Ovvero, gli organici degli ausiliari superano del 10 per cento quelli della polizia locale. A Pavia, gli ausiliari in servizio sono il 17% degli uomini in forza ai vigili. A Cremona, il 7%, a Milano il 6%, a Piacenza il 5,7%. Sicuramente i vigili, a Lodi, sono pochi. Anche dopo le assunzioni scattate all’inizio dell’anno, che hanno in parte modificato al ribasso il rapporto del 110%. Un record che non è detto risponda ai fatti, però. Gli ausiliari lodigiani non fanno questo lavoro a tempo pieno: sono autisti del bus che - a fine turno - fanno anche gli ausiliari. Quindi non sono (costantemente) sulla strada insieme a fare multe.

Riduzione dei costi per garantire i livelli occupazionali

Sempre sulla questione Lever l'articolo di oggi su Il Cittadino di Andrea Bagatta che ci dice del vertice tra comune, provincia e multinazionale: «Dopo i tagli il settore dei liquidi è tornato a livelli record».
Un salvagente per l’area Lever.
Energia a costo ridotto per far ripartire il sito produttivo.
Rassegna stampa.

Ridurre i costi del sito Lever anche attraverso sinergie territoriali, magari anche coinvolgendo la centrale di Turano-Bertonico, e in questo modo garantire l’impegno su Casale e gli attuali livelli occupazionali. È questo l’esito dell’incontro tenutosi ieri mattina tra il presidente della Provincia di Lodi Pietro Foroni, il sindaco di Casale Flavio Parmesani e il direttore operativo di Unilever Italia per i prodotti home care Paolo Di Giovanni. Con 150 operai entrati in cassa integrazione nei mesi appena passati, anche il futuro stesso dello stabilimento di Casale sembrava in bilico, ma ieri gli amministratori del territorio hanno avuto ampie garanzie che non c’è alcun dubbio sulla tenuta del sito casalino, almeno nel medio periodo, e anche sugli attuali livelli occupazionali, con 380 posti di lavoro. «Le pur dolorose ristrutturazioni e il nuovo piano industriale stanno dando i frutti sperati - spiega Paolo Di Giovanni -. Oggi possiamo dire che, soltanto quattro mesi dopo l’ultimo intervento sul numero di occupati, il settore liquidi ha ripreso la sua massima produttività, diventando una punta a livello europeo. A suo modo, una sorta di record».
E proprio la produttività e la competitività del sito sono gli elementi essenziali per il mantenimento in essere della fabbrica casalina: in un momento di forte attenzione ai prezzi da parte dei consumatori, anche Unilever ha dovuto operare per contenere i prezzi a fronte del mantenimento della qualità. E proprio questa esigenza avrebbe reso necessaria la ristrutturazione che ha colpito diversi siti in Europa, compreso quello di Casale, ma che ora dà i suoi frutti. «Sono fiducioso - conferma Foroni - perché le intenzioni della multinazionale ci sembrano serie. Non solo si dà per certo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, ma si ipotizzano anche investimenti che consolidino il rilancio del sito nei prossimi anni». Così il futuro ora fa un po’ meno paura rispetto soltanto a pochi mesi fa. «Gli enti locali si stanno adoperando in tutti i modi per andare incontro alle esigenze di Unilever, anche e soprattutto cercando di mettere in atto quelle sinergie territoriali in grado di incidere nei processi decisionali dell’azienda, contribuendo all’ottimizzazione dei costi di gestione - dice il sindaco di Casale Flavio Parmesani -. I risultati già raggiunti dalla ditta hanno prodotto un abbassamento dei costi che oggi rende lo stabilimento decisamente più competitivo rispetto a quanto non fosse qualche anno fa».
Tra le possibile sinergie territoriali da mettere in atto vi sarebbe in corso un ragionamento sulla gestione delle acque reflue, ma anche la possibilità di aprire un confronto con Sorgenia per la fornitura di energia a basso costo grazie al vicino impianto di Turano-Bertonico. Gli impianti Lever funzionano con un grande consumo energetico, e già nei protocolli d’intesa per la centrale è nero su bianco la possibilità di fornire energia a prezzi competitivi per le aziende presenti sul territorio. «Aldilà delle note vicende politiche e della lunga battaglia portata avanti dal Lodigiano, ormai il polo industriale dell’ex Gulf è una realtà, e quindi dobbiamo essere realisti - afferma Foroni -. Quest’area dovrà garantire occupazione al Lodigiano e ai suoi cittadini».

Il mondo è grigio il mondo è blu

Segnali positivi ieri al summit fra vertici e istituzioni.
Assunzioni e investimenti. Gira il vento alla Lever.
Rassegna stampa - Mario Borra, Il Giorno di oggi.

«Sembrano esserci segnali positivi sul fronte della Lever. L’azienda ha promesso investimenti sul sito casalese che fanno ben sperare per il futuro. Non è escluso che nei primi mesi del 2010, la fabbrica chimica torni ad assumere». Ieri mattina, in municipio, si sono incontrati i vertici della ditta, il sindaco Flavio Parmesani e il presidente della provincia di Pietro Foroni. Dopo l’accordo sui due anni di cassaintegrazione per un massimo di 170 operai e la chiusura del comparto delle polveri, un certo numero di operai ha scelto di uscire dall’azienda, mentre altri sono in cassa in attesa che la situazione si evolva, magari in senso positivo. «Io non la vedo grigia - sintetizza il primo cittadino che dopo il colloquio di ieri si dimostra fiducioso sul futuro dello stabilimento -. La Lever è rimasta competitiva, ha ridotto i costi nella produzione dei liquidi e, proprio nel comparto, ha promesso nuovi investimenti. Inoltre abbiamo pronta una convenzione da stipulare con alcune ditte del territorio e con la partecipazione degli enti locali che permetterà alla ditta chimica di rimanere sul territorio riducendo i costi e puntando a nuove assunzioni». Parmesani non ha voluto entrare nel dettaglio, rimandando l’ufficialità della firma dell’accordo a settembre. Resta ancora tutta da giocare la partita relativa alla possibile reindustrializzazione della parte di azienda lasciata vuota con l’addio delle polveri.
Intanto, slitta alla settimana prossima il termine per la presentazione delle controdeduzioni alle annotazioni di presunte irregolarità al termine del sopralluogo effettuato dall’ufficio tecnico nei giorni scorsi all’interno del centro islamico di via Fugazza. Ieri il primo cittadino, pur ribadendo che la struttura non è idonea per lo scopo per la quale è attualmente utilizzata e che dunque la firma sull’ordinanza di chiusura verrà apposta quanto prima, tende la mano ai cittadini di religione islamica. «Troveremo una soluzione alternativa anche perché il periodo del Ramadam è alle porte».

8 milioni di poveri

Secondo i dati diffusi ieri dall'Istat, la povertà relativa nel 2008 ha colpito il 13,6% della popolazione. Ci sono poi 1 milione e 126mila famiglie, per un totale di oltre 2 milioni di persone (il 4,9% della popolazione), sotto la soglia di povertà assoluta. Indice stabile rispetto al 2007, le situazioni peggiorano nel Meridione: 7,9% rispetto al 5,8 dell'anno precedente.
Spesso sono nuclei numerosi con a capo disoccupati, lavoratori autonomi o con bassa scolarizzazione. Italia, 8 milioni di poveri. Cinque famiglie su 100 vivono in condizione di indigenza.

Otto milioni di poveri in Italia nel 2008 (con una spesa media mensile per persona pari a 999,67 euro in una famiglia di due componenti) e quasi 3 milioni in povertà assoluta, cioè 1 milione e 126mila famiglie (il 4,6% delle residenti), per un totale di 2 milioni e 893mila individui (ovvero il 4,9% dell'intera popolazione). Questi i dati diffusi ieri dall'Istat che, sottolinea come l'indice di povertà assoluta sia stabile, ma che questa stabilità nasconde situazioni che peggiorano, in particolare nel Meridione, nelle famiglie numerose, con disoccupati, con a capo lavoratori autonomi e con un basso livello di scolarizzazione.
La stima dell'incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi che nel contesto italiano vengono considerati essenziali per una determinata famiglia a conseguire una standard di vita minimamente accettabile. Il fenomeno, si legge nei dati diffusi dall'Istituto di statistica, è maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (7,9% nel 2008 rispetto al 5,8% del 2007), dove anche l'intensità di povertà assoluta, pari al 17,3%, è leggermente superiore a quella osservata a livello nazionale (17%).
Si conferma inoltre lo svantaggio delle famiglie più ampie (se i componenti sono almeno 5 l'incidenza è pari al 9,4% e sale all'11% tra le famiglie con tre o più figli minori) rispetto a quelle di monogenitori (5%) e delle famiglie con almeno un anziano, oltre allo svantaggio associato con le situazioni di mancanza di occupazione o di bassi profili occupazionali.
Rispetto al 2007, rileva l'Istat, nel 2008 l'incidenza di povertà assoluta è rimasta sostanzialmente stabile a livello nazionale, ma è aumentata significativamente nel Mezzogiorno, passando dal 5,8 al 7,9%. La condizione di povertà assoluta, spiega l'Istituto di statistica, peggiore tra le famiglie di 4 componenti, in particolare coppie con due figli, soprattutto se minori; tra le famiglie con a capo una persona con licenza media inferiore, con meno di 45 anni o con a capo un lavoratore autonomo. Un leggero miglioramento si osserva solo tra le famiglie dove si associa la presenza di componenti occupati o ritirati dal lavoro. Questo per un totale di poveri assoluti, riassume l'Istat, di 1 milione e 126mila famiglie (il 4,6% di quelle residenti in Italia), pari a 2 milioni e 893mila individui (il 4,9% dell'intera popolazione italiana).
Per quanto riguarda invece gli individui che si sono trovati in condizioni di povertà relativa, sono stimati dall'Istat in 8 milioni e 78mila (13,6% della popolazione), ovvero circa 2 milioni e 737mila famiglie (l'11,3% di quelle residenti nel Paese). Negli ultimi 4 anni, sottolinea l'Istat, la percentuale è rimasta sostanzialmente stabile. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto alla linea del 2007). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come relativamente povere.
Il fenomeno continua ad essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (23,8%), dove l'incidenza è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7 nel Centro) e tra le famiglie più ampie: coppie con tre o più figli e di famiglie. La situazione è più grave se i figli hanno meno di 18 anni: l'incidenza tra le famiglie con tre o più figli minori sale infatti, in media, al 27,2% e nel Mezzogiorno addirittura al 38,8%. Infine, se le famiglie povere hanno una spesa media equivalente sostanzialmente invariata rispetto al 2007 - pari a circa 784 euro al mese - nel Mezzogiorno i nuclei presentano invece una spesa media di circa 770 euro (l'intensità è del 23%), rispetto agli 820 e 804 euro osservati, rispettivamente, per il Nord (18%) e per il Centro (19,6%).