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sabato 1 agosto 2009

La Provincia rischia il rosso

Alberto Belloni su Il Cittadino di oggi ci informa che i conti della Provincia rischiano di portare a blocchi di mutui e assunzioni e all’aumento dell’imposta di trascrizione.
Auto nuove più “salate” se salta il Patto.
Nel bilancio “ballano” 12 milioni di euro, si rischia una stangata.
Rassegna stampa.

Mutui per le opere pubbliche bloccati, nessun nuovo agente per il corpo di polizia locale e una tassa più salata, l’Imposta provinciale di trascrizione, per tutti i cittadini che compreranno un’automobile nuova. Sono questi i rischi che attendono la provincia di Lodi e i lodigiani qualora, da qui al prossimo 31 dicembre, i conti di palazzo San Cristoforo non riuscissero a rientrare nei parametri del Patto di stabilità. Solo un’ipotesi? No, anzi: un pericolo concretissimo. Il “gap” rispetto alla linea di galleggiamento, infatti, oscilla ormai stabilmente attorno a quota 12 milioni di euro: e questa volta, la prima nella storia della provincia di Lodi, quella rimonta in extremis sempre riuscita negli ultimi anni sembra difficile da poter ripetere. «La situazione è preoccupante - conferma l’assessore provinciale al bilancio, Cristiano Devecchi -. I 12 milioni registrati al primo monitoraggio in giugno sono rimasti tali. Qualche milione da qui a dicembre potremo recuperarlo: ma se riusciremo a rientrare nel Patto questa volta sarà un miracolo. Rischiamo gravi penalità: il blocco dell’assunzione del personale, mentre noi vorremmo rinforzare la polizia provinciale; fare mutui, che da una parte è un bene ma che ci metterebbe in difficoltà se, per esempio, se le scuole avessero bisogno di migliorie; ma il disastro vero sarebbe il 5 per cento in più sull’Ipt, che noi invece vorremmo diminuire». L’Ipt, uno dei gettiti fiscali principali per la provincia (11,8 milioni assieme all’Rc Auto nell’ultima stima della vecchia giunta, ndr), era stata ritoccata al tetto massimo l’ultima volta nel gennaio 2007, come concesso dalla finanziaria precedente.
Più in generale, l’allarme era già stato preannunciato dall’amministrazione uscente Felissari, che spiegando la necessità di non arrestare il corso di opere e interventi indispensabili aveva ammesso come il rispetto del patto, per il 2009, sarebbe stato più difficile per chiunque si fosse trovato a guidare la provincia, dopo le elezioni del giugno scorso. Negli ultimi anni, peraltro, palazzo San Cristoforo è sempre riuscito a recuperare il “deficit” di metà anno per tempo, soprattutto attraverso il versamento da parte di enti e istituzioni dei soldi promessi per gli investimenti. Ma la differenza non era mai stata così alta, anche se una nuova “carta” da giocarsi la provincia ce l’ha: «L’unica alternativa è una mano dalla regione Lombardia - spiega Devecchi -: noi come Lecco e Varese rientriamo in quei criteri di virtuosità che ci permettono di presentare il bilancio a loro e chiedere di rientrare nel patto. Peroreremo questa opportunità, ma non sarà facile. Un’altra alternativa potrebbe essere farci anticipare i finanziamenti per la “234”. Dovremo lavorare di concerto tra tutti gli assessorati, cosa che forse prima non è accaduta con tutti: non possiamo bloccare tutto, certe vanno fatte. A settembre, con la variazione di bilancio, capiremo se dalla ragioneria lombarda c’è l’intenzione di aiutarci».
Il “se” dell’assessore non piace però all’ex presidente Lino Osvaldo Felissari, che difesi gli ultimi bilanci della sua amministrazione chiede al Pirellone il rispetto di quanto chiesto dal decreto governativo di aprile, che per alleviare le sofferenze degli enti impegna le regioni a farsi carico delle difficoltà delle amministrazioni più apprezzate nella gestione del bilancio ordinario : «La nostra virtuosità è stata certificata dalla corte dei conti e la regione deve rispettare il suo impegno - spiega Felissari, sottolineando come l’ultimo decreto “anti crisi” possa ridurre di 2-3 milioni il “gap” per la provincia -. D’altronde nei mesi scorsi 220 comuni leghisti si erano ribellati a una manovra palesemente incongruente. Noi spesso ce la siamo cavata sul filo di lana, riscuotendo crediti che ci erano dovuti: ma stavolta c’è ancora più disparità, perché non abbiamo le entrate di prima ma i costi legati a interventi già concessi. Per rientrarvi, insomma non avremmo dovuto pagare opere appaltate negli anni precedenti, mandando sul lastrico diverse aziende: una possibilità che abbiamo ritenuto ingiusta».

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