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venerdì 2 ottobre 2009

«Comunque la pensiate»

NDP. La libertà di stampa e quella di criticare Michele Santoro.
Rassegna stampa - Il Riformista, Antonello Piroso, 2 ottobre 2009.

Avvertenza. Di seguito non troverete argomenti pro o contro l'appuntamento di domani che vedrà l'adesione dei giornalisti italiani (una parte, sicuramente cospicua, ma comunque una parte). Oppure pro o contro Silvio Berlusconi e il berlusconismo, con la relativa visione approssimativa e autocratica del pluralismo informativo. Pro o contro Patrizia D'Addario ad Annozero, e via elencando. No. Qui oggi troverete solo il racconto di un episodio marginale, ma al tempo stesso molto istruttivo su un certo conformismo culturale "de sinistra".
Un giorno, qualche tempo fa, un giornalista freelance (leggi: precario) di nome Massimo Del Papa scrive sul suo blog una riflessione sul ritorno in video di Michele Santoro. Il pretesto è fornito dalla prima puntata dedicata alla qualità della vita a Milano. Un contributo dai toni duri e fortemente critici, è il meno che si possa dire, ma non banale e acriticamente livoroso. Al contrario, argomentato e "strutturato" contro quello che Del Papa pare considerare un tipo di populismo all'amatriciana: «Questo nuovo avvento, tuttavia, è parso insopportabile perché le caratteristiche peggiori dell'estetica santoriana, la militanza, lo schematismo, sembrano esplose travolgendo i residui paletti di moderazione». Questa la conclusione: «Santoro è tornato fazioso come non mai; il guaio è che adesso, forse perché incattivito, se ne compiace in modo tronfio come non mai. Al punto da invitare alcuni esemplari subumani additati implicitamente come fascisti mentre invece sono sempre i vecchi sottoproletari imborghesiti di Pasolini, che si rifugiano nell'odio razzista in spregio di ogni cultura perché disperati. Santoro con loro gioca come il gatto coi sorci, si permette la falsa tolleranza che maschera il disprezzo, la condiscendenza pedagogica che è più razzista di tutto perché maschera una indiscussa superiorità intellettuale e perfino umana: "Sei un duro", irride a un certo punto il capetto dei subumani. E l'infame, tutto contento d'essere in tv, arrossice e si schernisce. Non diciamo che è fascismo perché crediamo alla definitiva buona fede di Santoro. Chiamiamolo zdanovismo, che suona meglio».
Come fu, come non fu, il pezzo viene letto da Stefano Corradino, che coordina il sito Internet di Articolo 21, associazione nata per ricordare a quanti provano fastidio per giornali e giornalisti che la libertà d'espressione è un bene giuridico tutelato costituzionalmente. Corradino chiede a Del Papa la possibilità di "postare" il suo articolo sul sito dell'associazione. Del Papa, questa la sua ricostruzione, lo avverte: guarda che rischi di far scoppiare un casino, Santoro dubito la prenderebbe bene. Ma figuriamoci, sarebbe stata la risposta: vuoi che proprio lui, allontanato dal video per effetto del celebre "editto bulgaro", si metta a storcere il naso per le critiche? E invece finisce proprio così. Ecco la versione di Del Papa: «L'articolo compare sul sito di Articolo 21 e in tempo reale si scatena l'inferno, telefonate, scenate, lettere incredule di santoriani furibondi sommergono il povero Corradino che ogni tanto mi telefona tra il mortificato e lo stravolto: "Non ci posso credere, che succederà adesso?". E io a rincuorarlo, vedrai che passa, però pure tu: t'avevo avvertito che finiva male. Corradino è uno che crede al pluralismo finché non ci sbatte il naso. Santoro riceve la solidarietà da Annozero, cioè da se stesso, interviene l'Usigrai, una nutrita falange di fiancheggiatori non trovano di meglio che darmi del "berlusconiano", mentre il mio linciaggio nei confronti di Santoro sarebbe stato "degno di Filippo Facci". Ma sì, proprio il Facci passato, nell'arco di una luna, da impresentabile servo di Mediaset a martire del regime (dopo aver lasciato il Giornale causa arrivo di Vittorio Feltri). Insomma tutta una cosa in famiglia, l'indignazione di Michele Chi. Alla fine, piove dal cielo un ultimatum santoriano, in forma di incredibile letterina, cui si uniscono i devoti Sandro Ruotolo e Vauro, trinariciuti come non mai: "Visto che siete così ansiosi di criticarci, ci dimettiamo da Articolo 21". Corradino conosce Santoro, mi ha raccontato le sue vanità, le sue insofferenze, capisce che se vuole tenercelo quel piedino appena messo in Rai, gli conviene scaricare il sottoscritto. Anche se il pezzo me l'ha chiesto lui. La faccenda fa il giro della rete, blog e forum s'intasano, a me arrivano lettere da ogni parte, in prevalenza di solidarietà (dai colleghi neanche un fiato). Difendere Santoro onestamente è difficile, attaccarlo non conviene, l'unico a farlo è Aldo Grasso che, sul magazine del Corriere, riepilogando i termini della vicenda che mi vedono protagonista, invita il conduttore a ripassarsi l'art. 21 della Costituzione».
La morale della favola Del Papa la sintetizza così: «Mai nutrito soverchie illusioni sul coraggio dei fantaccini, ma quella lezione fu davvero istruttiva, smisi definitivamente di credere a una Italia progressista, libera e bella che si contrapponeva a una reazionaria, perversa e faziosa. Quelli di Articolo 21 si sono dissociati, non ho capito bene da chi, ma non mi hanno mai rimosso dall'indirizzario, ogni tanto mi arriva un invito a iniziative democratiche, alla maniera di Santoro: "Comunque la pensiate". Certo: purché - è il sottinteso - d'accordo con me». Amen.
(PS. Articolo 21 è tra i promotori della manifestazione di domani contro la censura e per la democrazia dell' e nell'informazione).
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