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domenica 9 agosto 2009

La guerra dei rifiuti (V)

La ditta Ecoadda e le sue forti radici napoletane.
La lunga storia dei Colucci.

Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di ieri.

Se ricostruire la compagine azionaria della Cre è facile quanto inconcludente, perché tutto riporta alla Sitios, «cassaforte» lussemburghese del tutto anonima, analizzare l’assetto proprietario della Ecoadda è decisamente più complesso. Anche se dietro l’azienda che gestisce la discarica di Cavenago d’Adda non c’è nessuna azienda lussemburghese, i cui soci restano nascosti dietro il segreto della legge del granducato.
Nella compagine societaria della gestione della discarica in frazione Soltarico, Ecoadda, sede in via Bensi a Milano, risultano proprietari la Waste Italia Srl, poi ci sono Unicredit, Bnl, Agrileasing e Interbanca, che risultano titolari di pegni, poi c’è la Eal, azienda provinciale, e la Lge di Lodi, che ha sede in corso Mazzini. Il «capo» di Ecoadda è Nicola Colucci, nato e residente a Napoli. Consiglieri Massimo Cozzi, Gaetanno Ballerini, Giuseppe Chirico, Antonio Nava, Antonio Redondi e Alberto Errico. La controllante, la Waste Italia, a sua volta è controllata dalla Waste Holding, insieme a Bnl, Agrileasing, Unicredit e Interbanca che possiedono un pegno. L’amministratore delegato è Giuseppe Chirico, il presidente è Pietro Colucci. Consiglieri Francesco Colucci, Marco Fiorentino, Maurizio Barra: tutti domiciliati in via Bensi a Milano. Come Rossano Rufini, altro consigliere, come Paolo Zapparoli. Ancora una volta, però, il controllo societario è nelle mani di un’altra azienda. La Waste Holding è infatti controllata dalla Waste Italia Zero, con partecipazione anche di Giuseppe Chirico. Presidente, ancora Francesco Colucci, con Pietro Colucci consigliere. La Waste Zero è a sua volta controllata da Synergo, società di gestione risparmi, insieme a una azienda portoghese. La Synergo ha sede a casa di Paolo Zapparoli, che ne è anche il presidente. Qui, però, la strada si interrompe. Non c’è una ulteriore azienda controllante da analizzare nella sua composizione azionaria. Spicca, evidentemente, il ruolo chiave in Ecoadda dei fratelli Colucci. Personaggi chiave in un’epoca lontana nel Napoletano.
Il passaggio dalla gestione comunale alla privatizzazione della raccolta rifiuti a Napoli è ormai quasi più letteratura che cronaca. Negli anni Ottanta, la scelta di una gestione privata effettuata dal Comune finì per essere appannaggio della società dei fratelli Colucci. Una rampa di lancio per le attività economiche del gruppo, che oggi ha interessi e attività in tutta Italia e non solo. Alcune di queste attività, in passato, si sono intrecciate economicamente con un altro gruppo, quello dei Pisante di Napoli. Una delle aziende che faceva capo a questo gruppo, la Techint, fu anche coinvolta nell’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai, uccisa in Somalia, mentre indagava su un traffico internazionale di rifiuti tossici.
La compagine societaria della Cre di Maccastorna.
Le stanza dei bottoni è in Lussemburgo.
Cosa sia la Cre, dopo un anno di ricerche, fino in fondo non è dato saperlo. L’azienda brianzola, che ha a Maccastorna la sua sede operativa, che ha proposto nel 2007 la costruzione di una discarica per rifiuti industriali a Cascina Bellaguarda di Senna Lodigiana, nel tempo, dopo ricorsi e battaglie, ha cambiato progetto, riducendo l’ipotesi della discarica a soli rifiuti inerti. Alla guida dell’azienda c’è Rodolfo Verpelli, ingegnere, tecnico della gestione dei rifiuti. Il controllo dell’azienda però sta nelle mani di una fiduciaria lussemburghese, la Sitios Sa, che ha sede in rue Beaumont 17, nella capitale del granducato. Una catena di comando breve, quanto ignota. Per la legge del piccolo stato europeo, infatti, i soci delle aziende possono rimanere tranquillamente anonimi.
La stagione morta dell’estate ci regala sempre sorprese. Nel 2007 ci portò la richiesta della discarica di Senna Lodigiana, quest’anno invece un silenzioso ma significativo cambiamento di fronte. Fino a ieri, si potrebbe quasi dire fino a prima delle elezioni provinciali, il cuore della contesa che ruotava intorno alla discarica di Senna Lodigiana vedeva da un lato il territorio sbarrare la strada a qualsiasi arrivo di rifiuti da fuori provincia: siamo autosufficienti nello smaltimento, era la tesi. Quindi la discarica della Cre non la vogliamo. Oggi, oplà, il fronte è cambiato. Si difende ancora l’ipotesi dell’autosufficienza, ma si capisce chiaramente che le speranze della politica di fermare l’impianto per inerti di Senna Lodigiana non si fondano più sul teorema semplice «la discarica non ci serve», ma sulla necessità di allargare la discarica di Cavenago. Quindi state pure certi. Almeno un milione di tonnellate di inerti arriverà nel Lodigiano. Ora c’è solo da capire a chi sarà affidato il business, se alla Cre o alla Ecoadda. È qui che si combatte la guerra.
La notizia, che nelle alte sfere della politica era forse già nota, scoppia come un fulmine a ciel sereno nell’afosa estate del 2007. Era luglio, pochi giorni prima che la Regione cedesse le competenze sui rifiuti alle Province, quando la Cre di Arcore presentò la sua richiesta alla Regione per costruire una discarica, non solo di inerti, sulle sponde del Po, nella cava di Cascina Bellaguarda. Dimensioni previste, oltre 2,5 milioni di metri cubi di rifiuti. La battaglia infuriò da subito. L’allora presidente della Provincia e una valanga di sindaci piovvero sull’argine del Po per manifestare il proprio no.
Quel primo progetto fu bocciato e la Cre fece ricorso. Si era ormai arrivati all’inizio del 2008. In quei giorni, mentre il ricorso giaceva ancora davanti ai giudici del tribunale amministrativo, la Cre presentò una diversa richiesta: un sito quasi dimezzato (1,7 milioni di metri cubi) e destinato solo agli inerti. Anche su questo arrivò il no da parte delle istituzioni locale. Sul tema infuriò la polemica fra centrodestra e centrosinistra, che si rinfacciavano legami con l’azienda. Si varò un nuovo piano rifiuti, che metteva per iscritto il no alla discarica, ma pochi giorni dopo l’insediamento in Provincia di Pietro Foroni, neopresidente leghista, la Regione, con un documento firmato dall’assessore regionale Massimo Buscemi annunciava che il piano era stato bocciato: poco spazio per gli inerti. A quel punto, da un lato l’azione contro la discarica di Senna è proseguita con la proposta per ora non definitiva di un vincolo ambientale sulla sponda del Po, dall’altra nuova energia è stata messa nella richiesta di allargamento della discarica di Cavenago d’Adda.

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