La lunga storia dei Colucci.
Rassegna stampa - Guido Bandera, Il Giorno di ieri.
Nella compagine societaria della gestione della discarica in frazione Soltarico, Ecoadda, sede in via Bensi a Milano, risultano proprietari la Waste Italia Srl, poi ci sono Unicredit, Bnl, Agrileasing e Interbanca, che risultano titolari di pegni, poi c’è la Eal, azienda provinciale, e la Lge di Lodi, che ha sede in corso Mazzini. Il «capo» di Ecoadda è Nicola Colucci, nato e residente a Napoli. Consiglieri Massimo Cozzi, Gaetanno Ballerini, Giuseppe Chirico, Antonio Nava, Antonio Redondi e Alberto Errico. La controllante, la Waste Italia, a sua volta è controllata dalla Waste Holding, insieme a Bnl, Agrileasing, Unicredit e Interbanca che possiedono un pegno. L’amministratore delegato è Giuseppe Chirico, il presidente è Pietro Colucci. Consiglieri Francesco Colucci, Marco Fiorentino, Maurizio Barra: tutti domiciliati in via Bensi a Milano. Come Rossano Rufini, altro consigliere, come Paolo Zapparoli. Ancora una volta, però, il controllo societario è nelle mani di un’altra azienda. La Waste Holding è infatti controllata dalla Waste Italia Zero, con partecipazione anche di Giuseppe Chirico. Presidente, ancora Francesco Colucci, con Pietro Colucci consigliere. La Waste Zero è a sua volta controllata da Synergo, società di gestione risparmi, insieme a una azienda portoghese. La Synergo ha sede a casa di Paolo Zapparoli, che ne è anche il presidente. Qui, però, la strada si interrompe. Non c’è una ulteriore azienda controllante da analizzare nella sua composizione azionaria. Spicca, evidentemente, il ruolo chiave in Ecoadda dei fratelli Colucci. Personaggi chiave in un’epoca lontana nel Napoletano.
Il passaggio dalla gestione comunale alla privatizzazione della raccolta rifiuti a Napoli è ormai quasi più letteratura che cronaca. Negli anni Ottanta, la scelta di una gestione privata effettuata dal Comune finì per essere appannaggio della società dei fratelli Colucci. Una rampa di lancio per le attività economiche del gruppo, che oggi ha interessi e attività in tutta Italia e non solo. Alcune di queste attività, in passato, si sono intrecciate economicamente con un altro gruppo, quello dei Pisante di Napoli. Una delle aziende che faceva capo a questo gruppo, la Techint, fu anche coinvolta nell’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai, uccisa in Somalia, mentre indagava su un traffico internazionale di rifiuti tossici.
Le stanza dei bottoni è in Lussemburgo.
Quel primo progetto fu bocciato e la Cre fece ricorso. Si era ormai arrivati all’inizio del 2008. In quei giorni, mentre il ricorso giaceva ancora davanti ai giudici del tribunale amministrativo, la Cre presentò una diversa richiesta: un sito quasi dimezzato (1,7 milioni di metri cubi) e destinato solo agli inerti. Anche su questo arrivò il no da parte delle istituzioni locale. Sul tema infuriò la polemica fra centrodestra e centrosinistra, che si rinfacciavano legami con l’azienda. Si varò un nuovo piano rifiuti, che metteva per iscritto il no alla discarica, ma pochi giorni dopo l’insediamento in Provincia di Pietro Foroni, neopresidente leghista, la Regione, con un documento firmato dall’assessore regionale Massimo Buscemi annunciava che il piano era stato bocciato: poco spazio per gli inerti. A quel punto, da un lato l’azione contro la discarica di Senna è proseguita con la proposta per ora non definitiva di un vincolo ambientale sulla sponda del Po, dall’altra nuova energia è stata messa nella richiesta di allargamento della discarica di Cavenago d’Adda.
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