Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 11 novembre 2009.
La lotta alla criminalità organizzata non deve essere un atto eroico e solo di alcuni, ma un costume ordinario che riguarda tutti. Un sussulto di «dignità» che si muove nel pieno rispetto della Costituzione, che invita i cittadini a contribuire «al progresso morale» della società. È questo l’appello che l’attore e regista Giulio Cavalli ha rivolto agli studenti dell’Itis ieri mattina. Un intervento pubblico all’interno della tappa lodigiana della carovana antimafie, che ha in programma due giorni di dibattiti e incontri sulla legalità. «Il contrasto alle cosche dovrebbe essere un’attività del tutto ordinaria e condivisa. Per questo se sono sotto scorta non è da ritenersi un merito, ma un demerito di tutti gli altri - spiega l’uomo di spettacolo, colpito da minacce mafiose e protetto da alcuni agenti - è come se mi fossi chinato un attimo per raccogliere un accendino e improvvisamente mi sono accorto che gli altri avevano fatto un passo indietro». L’appuntamento per riflettere su giustizia e diritti, oltre che sul contrasto alle mafie, è cominciato dalle scuole. Dal mattino molti degli alunni del liceo Gandini e istituto Itis del capoluogo si sono confrontati con alcuni personaggi impegnati nella società e nel mondo della cultura. Dopo un’introduzione del dirigente scolastico Itis, Luciana Tonarelli («è un orgoglio per noi ospitare questa iniziativa, che invita tutti ad essere testimoni della legalità»), e la presentazione da parte di un’insegnante e rappresentante dell’associazione Adelante, ha preso la parola all’istituto tecnico l’attore sotto scorta Giulio Cavalli. E ha ricostruito la genesi della sua opera, nata dalla volontà di sbeffeggiare il falso onore degli uomini mafiosi. Capi molto rispettati, che guardati con attenzione si rivelano «davvero comici»: «Basti pensare a Provenzano con i suoi celebri pizzini, oppure a Totò Riina, una persona che in vita sua non deve aver mai preso un congiuntivo», dice l’attore lodigiano. E ancora ha puntato il dito sulle diverse ramificazioni dei clan che arrivano fino a noi, con i sospetti di infiltrazioni che raggiungono anche il Lodigiano. Poi ha preso la parola anche il regista Roberto Figazzolo, coordinatore di un cortometraggio dal titolo “Librino? Una favola”, racconto-testimonianza di un’esperienza svolta in una località alle porte di Catania, grazie all’apporto di alcuni bambini del posto. Infine al Gandini di Lodi le classi sono state divise in gruppi e sono stati realizzati dei laboratori tematici con gli alunni, guidati da personaggi come la direttrice del carcere, Stefania Mussio e Adriana Cippelletti del comune di Casale, che ha introdotto al tema dei beni confiscati alla mafia, oltre ad altri ospiti illustri. Sempre al mattino si è tenuto anche un incontro alla casa circondariale di via Cagnola con l’autore Carlo Barbieri, autore di “Le mani in pasta”.
Durante il confronto tra “Avviso pubblico” e amministratori si è parlato di un tavolo istituzionale sul territorio. La legalità va riconquistata anche in Lombardia. L’allarme: «Nella regione una presenza stabile della criminalità organizzata».
«Costituiremo un tavolo istituzionale sui temi della legalità, con la partecipazione di rappresentanti degli enti locali del territorio». La proposta è dell’assessore del comune di Lodi, Andrea Ferrari, al termine dell’incontro con gli amministratori del Lodigiano e referenti di “Avviso pubblico”, associazione che si occupa di formazione civile contro le mafie. La tavola rotonda si è svolta ieri pomeriggio nell’aula consiliare di palazzo Broletto, nell’ambito della carovana antimafie. Diverse gli esponenti degli enti locali del territorio che hanno dato la propria adesione all’iniziativa (una trentina di amministrazioni locali, stando agli organizzatori). «Siamo un’associazione che si occupa di promozione alla legalità, attraverso corsi di formazione, sensibilizzazione su buone prassi amministrative e iniziative di sostegno nella lotta alle mafie», spiega Pierpaolo Romani, coordinatore di “Avviso pubblico”.
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