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mercoledì 11 novembre 2009

Il fenomeno delle frodi informatiche nel Lodigiano

A vigilare sui banditi del web è un pool di investigatori di Milano che controlla buona parte del territorio regionale. Reati informatici: Lodigiano nel mirino. Almeno 250 i casi all’anno trattati dagli esperti della Procura.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Aldo Caruso, 11 novembre 2009.

Il fenomeno delle frodi informatiche, con l’aumentata diffusione dell’utilizzo dei computer, risulta essere in continua crescita anche nel Lodigiano. Questa circostanza ha reso necessaria, in alcune Procure, la creazione di un gruppo specializzato in questo tipo di reati. Presso la Procura della Repubblica di Milano, competente sul territorio della provincia di Lodi per quanto riguarda questa materia, esiste uno di questi pool composto da magistrati ed ufficiali di Polizia Giudiziaria in possesso delle necessarie competenze tecniche.
Territorialmente questo tipo di crimine è trattato diversamente da quanto avviene normalmente; infatti la Procura di Milano copre tutto il territorio del distretto di Corte d’Appello di Milano compresa Lodi, Sondrio, Varese, Pavia, Lecco e Monza. Quindi nonostante in queste città esista un ufficio di Procura la tipologia di reato relativa al mondo del web viene trattata solo a Milano.
Il metodo che ancora oggi risulta più diffuso ed usato è quello delle e-mail spazzatura, in gergo spam che vengono inviate a milioni ogni giorno sperando che nel mucchio qualcuno ci caschi. Questi messaggi, da un iniziale livello di rozzezza che li faceva subito individuare come fasulli anche grazie al loro italiano approssimativo, stanno diventando sempre più raffinati e simili a comunicazioni veritiere utilizzando una migliore proprietà di linguaggio e dei loghi grafici identici a quelli autentici. I malcapitati che “cascano nella rete” sono ancora tanti e, fornendo le informazioni richieste nei siti su cui vengono indirizzati, permettono la creazione di carte di prelievo che vengono subito usate presso gli sportelli Bancomat. Spesso vengono utilizzati i punti Atm situati nei Casino che hanno come limite massimo di singolo prelievo tremila euro invece dei consueti cinquecento.
Ancora può accadere che il contenuto del conto corrente di cui si sono ottenute le credenziali venga riversato su carte prepagate ottenute con documenti falsi dagli hackers. I finti siti web delle banche a cui vengono indirizzati gli “ingenui” sono realizzati in maniera molto fedele a quelli originali, di cui ricalcano esattamente la grafica, e possono facilmente trarre in inganno.
Altro fenomeno fraudolento molto diffuso è quello rappresentato da mail che offrono un lavoro di “financial manager” che consiste essenzialmente nel fornire un conto corrente su cui ricevere e bonificare a terzi indicati di volta in volta delle somme di denaro trattenendo una commissione. Sostanzialmente è un’attività di riciclaggio. Per affrontare queste problematiche, l’Autorità Giudiziaria deve instaurare procedimenti giudiziari molto complessi non esistendo una normativa internazionale sulla materia. I server utilizzati sono sempre all’estero e prevalentemente nei paesi dell’Est oppure oltreoceano. Bisogna quindi avvalersi dello strumento giuridico della rogatoria internazionale e sperare in una rapida collaborazione dell’autorità giudiziaria straniera. Altra difficoltà è rappresentata dalla circostanza che la legge italiana non prevede l’ipotesi di reato di “phishing” quindi bisogna “adattare” le leggi esistenti. Le norme applicate e recepite in due importanti sentenze del Tribunale di Milano che adesso costituiscono un precedente di cui tenere conto, o come si dice tecnicamente “fanno giurisprudenza”, sono la legge 146 del 2006 che introduce il concetto di reato transnazionale ovvero commesso in uno stato ma preparato, diretto o controllato in un altro paese e l’articolo 648 bis del codice penale che punisce il reato di riciclaggio con la detenzione da quattro a dodici anni.
Il numero di procedimenti penali di questo tipo trattati dal pool milanese è di circa 250 all’anno ed ognuno coinvolge spesso centinaia di persone. Uno dei magistrati del pool, Francesco Cajani, da sempre ritiene che il fenomeno andrebbe affrontato con maggiore attenzione dagli istituti di credito che dovrebbero fornire ai propri clienti più informazioni di carattere cyber-comportamentale ed investire sempre di più in sistemi di home banking all’avanguardia sotto il profilo della sicurezza per i correntisti. Questo potrebbe essere il moderno modo bancario di farsi concorrenza.
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