Rassegna stampa - Liberazione di oggi, Carlo Magi.
Ulivo sì, Ulivo no la scelta infinita. L'esito delle elezioni regionali tedesche interroga la sinistra italiana, dandole almeno un po' di verve nella pazzia mediatica fra sparate di Berlusconi e gossip a go-go. La Linke di Lafontaine potrebbe diventare determinante per il futuro della Grosse Koalition che regge da anni sul delicato equilibrio fra la sua componente centrista e quella più socialista. Sembrerebbe un po' la situazione italiana, tanto che adesso sono gli stessi politici tedeschi ad invocare un'unione che segua il modello dell'Ulivo di Prodi.
E da noi? Alla vigilia di un congresso Pd la cui novità più interessante sarà con chi vorrà allearsi il nuovo segretario, l'asse Prc-Pdci e la neonata Sinistra e Libertà come intendono muoversi? «Io propongo una federazione di tutto ciò che sta a sinistra del Pd, che sia anticapitalista, vicina alla Cgil e che combatta le peggiori politiche neoliberiste» ha detto ieri il segretario del Prc, presente alla festa nazionale del Pd a Genova. Ferrero ha delle proposte da fare al Pd: «Facciamo, anche con l'Udc, un "accordo d'opposizione" per far cadere Berlusconi. Poi nell'arco di un anno serve fare un governo per una legge elettorale nuova sul modello tedesco e una legge che vieti il conflitto di interessi. Poi torniamo alle urne». Prima di questo però ci sono le elezioni regionali e là «dove c'è un governo unitario, come in Toscana dove sono state fatte buone cose, se il Pd vuole a noi sta bene continuare. Ma nessuna alleanza con l'Udc, soprattutto in quei casi, come in Piemonte con Vietti, dove l'Udc vorrebbe privatizzare la sanità». Al segretario del Prc è stato chiesto poi di indicare una preferenza per il prossimo segretario democratico: «Fra Bersani e Franceschini non è che veda grandi differenze sulle politiche economiche e sociali. Sul sistema elettorale preferisco Bersani che è contro il bipolarismo e a favore del sistema tedesco». Alla stessa festa è intervenuto anche l'ex segretario del Prc Fausto Bertinotti, che sul come uscire dalla "lunga notte" ha un'idea diversa da Ferrero: «La sinistra è in coma e in Italia non c'è nessuna Linke» e quindi la vecchia convinzione delle due sinistre va rivista: «Le due sinistre si sono sciolte con la fine del ciclo della globalizzazione, adesso serve una sola sinistra che vada oltre gli schieramenti e che sia capace di intercettare l'aerea di discontento per questo regime leggero». Bertinotti non usa più la parola "movimento" ma dice che «tutti quei cervelli sociali, dagli operai arrabbiati perché perdono il lavoro ai migranti minacciati dalle politiche di questo governo, dalle donne offese dalla considerazione di loro che ha Berlusconi, agli intellettuali allo sbando, devono essere coesi e solidali fra di loro per creare dissenso».
Massimiliano Smeriglio (Sinistra e Libertà) ha invece un altro approccio alla questione: «Un'affermazione come quella della Linke in Italia la vedo improbabile, perché a sinistra del Pd - e un po' anche dentro il Pd - c'è una mancanza assoluta di identità e l'incapacità dei gruppi dirigenti di dotarsi di una visione che vada oltre il contingente. Sono molto contento per i fratelli tedeschi, ma noi siamo immersi in una crisi difficile da superare. Autorevoli esponenti della sinistra sono attendisti. Guardare con attenzione al congresso Pd è giusto ma noi non siamo il Pd, siamo un'altra cosa. Il problema è nostro, c'è uno spazio politico e noi regaliamo voti a un partito giustizialista come l'Idv. La strada sarà lunga, ma mancano idee e la capacità di stare dentro la contemporaneità».
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