Solidarietà, messaggi a difesa della libertà di informazione, richiami alla mobilitazione. Il tam tam è immediato.
Rassegna stampa - l'Unità.it
Dopo l'attacco sferrato dal capo del governo contro l'Unità, i messaggi di solidarietà dei lettori fanno registrare un'affluenza record al sito, che nelle ore pomeridiane subisce perfino un intasamento a causa dell'intensissimo traffico online.
E il sostegno viene anche dall'estero: il sito del primo quotidiano spagnolo "El Paìs" apre l'edizione online sostenendo che è in atto un tentativo di censura preventiva. Mentre il Nouvel Observateur parla di "intimidazione di massa".
La solidarietà arriva anche dalla politica: la prima a giungere in redazione è quella di Anna Finocchiaro, che, «anche a nome delle senatrici e dei senatori del Pd», difende «l'esercizio, da parte del quotidiano, della libertà di stampa e di critica sui comportamenti del premier» ed esprime «vicinanza all'Unità, al suo direttore Concita De Gregorio e alle giornaliste, opinioniste e scrittrici colpite dalle citazioni per danni, a causa dei servizi che il quotidiano ha dedicato ai comportamenti del premier stesso». E attacca: «Ancora una volta osserviamo come la reazione al dissenso nei confronti del suo operato sia tanto violenta, quanto incapace di rispondere alle domande e alle critiche che i media nazionali e stranieri gli rivolgono».
Vincenzo Vita telefona in redazione per esprimere il suo supporto alle giornaliste e ai giornalisti de l'Unità.
«Prosegue la strategia di intimidazione del premier», denuncia il segretario del Pd Dario Franceschini. «Un nuovo atto inaccettabile di intimidazione e aggressione alla stampa e alla sua indipendenza», stigmatizza Piero Fassino. «Chi non si allinea viene colpito», corre a solidarizzare con il direttore e la redazione de l'Unità anche il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. «È giusto reagire ed è giusto che innanzitutto reagisca il mondo dell'informazione e naturalmente anche la politica e tutti quelli che hanno a cuore le libertà fondamentali nel nostro paese», avverte Massimo D'Alema, appena arrivato alla Festa democratica di Genova, che prontamente rilancia il tam tam del sostegno de l'Unità.
Solidarietà anche dal candidato alla segreteria del Pd Ignazio Marino che stigmatizza come «inaccettabile» il comportamento del Presidente del Consiglio «che non trova giustificazioni se non nell'ossessione del controllo dell'informazione». «Solo l'indignazione supera lo sconcerto per l'arroganza con cui il capo del governo, padrone di giornali e televisione, titolare di un colossale conflitto di interessi, tenta di imbavagliare e intimidire tutte le agenzie di informazione che non fanno parte del suo dominio, per la sola colpa di non essere asservite e supine», commenta il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro.
«Chiedere un risarcimento ad un giornale per degli editoriali è evidentemente un modo abbastanza chiaro di intimidire», spiega dunque il segretario del Pd Dario Franceschini: «Piuttosto, si guardi le fotografie che ha pubblicato l'Unità oggi, l'orrore di quelle foto, di cosa avviene nei campi profughi», dice il leader del Pd. «Anzichè fare causa all'Unita - ha concluso - Berlusconi prenda la copia di oggi e guardi quelle foto»
Per Di Pietro il passo verso il regime è breve. «Ecco la dittatura di ritorno, e dalle carte bollate all'olio di ricino il passo è breve. Oggi è toccato a L'Unita, ieri a noi dell'Italia dei Valori, nei giorni scorsi nel mirino sono finiti "Repubblica" e la stampa estera. Insomma, come accade in tutti i peggiori regimi, chi non si allinea viene colpito», osserva il leader dell'Idv, che esprime «solidarietà al direttore de l'Unita e ai suoi redattori, colpevoli soltanto di aver svolto bene il loro lavoro».
Quale sia il segno di questo ennesimo attacco è chiarissimo anche per l'ex ministro della Comunicazione Paolo Gentiloni: «Il messaggio è: chi fa informazione su qualsiasi materia esprimendo posizioni critiche verso il capo del governo, lo fa a proprio rischio e pericolo». Per Gentiloni «diventa sempre più urgente la mobilitazione per difendere la libertà di informazione dalla crociata di un premier che già controlla buona parte dei media italiani».
E anche Beppe Giulietti a nome di Articolo 21 rilancia la manifestazione sulla libertà di informazione e invita anche «i più tiepidi, moderati e cinici» a partecipare, perché «si può essere di destra ma non per questo genuflettersi all'altare del conflitto interessi». E avverte: «questa campagna non si fermerà a Repubblica e all'Unità, a Raitre e al Tg3 ma coinvolgerà numerose altre testate e anche quelle, magari anche di destra, che vorranno fare semplicemente il loro mestiere». «Quelli che oggi sghignazzano - prosegue Giulietti - tra non molto scopriranno, come è già accaduto, che presto la favola narrerà anche di loro. Per questo sarà fondamentale la più ampia partecipazione alla manifestazione per la libertà di informazione».
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