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mercoledì 2 settembre 2009

Misoginia

Berlusconi querela le donne del quotidiano l'Unità.
Rassegna stampa - l'Unità.it

La direzione dell’Unità annuncia di aver ricevuto nella mattinata di oggi due citazione per danni per un totale di due milioni di euro dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il tramite del suo legale romano Fabio Lepri. Il capo del governo chiede inoltre la condanna a una pena pecuniaria di 200.000 euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornalista Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l’opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra.
La richiesta si riferisce a tutti i servizi dedicati allo scandalo sessuale che ha coinvolto il premier pubblicati sui numeri del 13 luglio e del 6 agosto del quotidiano: gli editoriali del direttore (intitolati “l’etica elastica” e “iniezioni di fiducia”), i servizi di cronaca e i commenti.
I due atti di citazione, lunghi complessivamente 32 pagine, contestano le critiche rivolte al premier a proposito della sua mancata partecipazione a impegni internazionali per la contemporanea partecipazione a incontri con la escort Patrizia D’Addario. Viene anche giudicata diffamatoria la ricostruzione dei rapporti tra gli ambienti vicini al premier e le gerarchie vaticane affinché queste ultime assumessero un atteggiamento indulgente nei confronti del premier. “Diffamatoria”, inoltre, la ricostruzione dei rapporti tra Rai e Mediaset in funzione anti-Murdoch. Viene indicata come lesiva dell’onorabilità del premier l’attribuzione del controllo dell’informazione in Italia e il suo abuso.
Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell’utilizzo, parte del premier, di speciali accorgimenti contro l’impotenza sessuale. “Affermazioni false e lesive dell’onore” del premier del quale, scrive il legale, “hanno leso anche la identità personale presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione”.

Le donne del Pd: «E adesso il premier ci denunci tutte»
«Ci denunci tutte». Così la senatrice Vittoria Franco, responsabile delle Pari Opportunità del Pd replica al premier e invita le donne a rispondere «di fronte a questo ennesimo attacco alla libertà di stampa da parte del presidente del Consiglio». «L'Unità - ricorda Vittoria Franco - è uno dei pochi quotidiani italiani che abbia reagito di fronte alle vicende del premier, nonchè l'unico ad aver finalmente rotto il silenzio parlando della dignità delle donne e della loro necessità e capacità di reagire di fronte al mercimonio del corpo femminile emerso proprio da quei comportamenti del capo del governo». E allora se Berlusconi denuncia l'Unità, le donne potrebbero rispondere: «Ci denunci tutte, tutte noi che abbiamo preso la parola e partecipato alla discussione e all'analisi critica sul suo comportamento che abbiamo ritenuto lesivo della dignità delle donne».
Il carattere “misogino” dell'ultimo attacco del premier non sfugge alle donne del Pd. “«La misoginia può avere molte facce», avverte la vicepresidente della Camera Rosi Bindi, «l'ultima è quella esibita dal premier con la denuncia alla direttrice e alle giornaliste dell'Unità, colpevoli di aver dato voce al diritto di informare e alla libertà femminile di chiedere ragione di un potere che umilia le donne». «Con un'unica mossa, si cerca di colpire due obiettivi», attacca la Bindi che osserva come Berlusconi non ha querelato «la fonte, ampiamente nota, che per prima ha rivelato i festini organizzati a Roma e in Sardegna, ma contesta la libertà di riferire e analizzare le notizie, discutere e dissentire». La risposta, secondo la Bindi, deve essere la mobilitazione, a partire dalle feste de l'Unità.
Marina Sereni, vicepresidente dei deputati del Pd, scrive al direttore de l'Unità: «Cara Concita, l'atto di intimidazione di Berlusconi verso il giornale che dirigi e che, fin dalla sua nascita è stato simbolo di libertà, è l'ennesimo colpo di un capo di governo in serie difficoltà per il suo comportamento personale e politico, che cerca di nascondere la verità occupando ogni angolo dell'informazione e querelando o citando per danni chi non obbedisce alla sue veline».
«Sono personalmente vicina a te e alla tua redazione che, nonostante le difficoltà, cerca di raccontare l'Italia vera. La libertà di opinione e di valutazione - prosegue - è tutelata dalla nostra Costituzione. La vostra libertà è la nostra. Per questo una mobilitazione è sempre più urgente. Ti, vi sono vicina».
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