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sabato 21 novembre 2009

Cineforum: Il nascondiglio di Pupi Avati

Il film in proiezione questa sera al cineforum organizzato dalla Biblioteca comunale.



22 dicembre 1957: durante una tremenda tormenta di neve, una grande casa isolata in una cittadina dell'Iowa è sconvolta da un terribile delitto. Cinquantacinque anni dopo, in quella stessa casa rimasta chiusa per mezzo secolo, una donna di origini italiane decide di aprire un ristorante. È appena uscita dalla clinica psichiatrica dove è stata ricoverata per quindici anni in seguito al suicidio del marito, ed è decisa a costruirsi una nuova vita, ma non appena mette piede nell'edificio i fantasmi del passato tornano a tormentarla. Sarà lei, sempre più in bilico tra ragione e follia, a dovere scoprire il mistero dei fatti oscuri accaduti tra quelle mura. Una verità che, dopo tanti anni, fa ancora paura a molti.



Dopo “La casa dalle finestre che ridono” (1976) Pupi Avati, per sua stessa ammissione, vuol provare se è ancora in grado di tenere fra le mani una macchina da presa e produrre spavento come trent’anni fa: nasce “Il nascondiglio”.
In effetti, essendo un po’ cattivi, questo film si potrebbe anche chiamare “La casa dalle finestre che ridono 2”, poiché gli elementi che portarono al grande successo il film del 1976 ci sono tutti di nuovo: una casa spettrale e misteriosa, una protagonista sola ed insicura, una comunità omertosa e chiusa, ed una realtà sepolta dal tempo da svelare.
Inizia il film ed abbiamo una piccola introduzione di quello che successe nella “Snakes Hall” cinquant’anni prima che la (stupefacente) Laura Morante arrivasse… il mistero, di fatto, inizia subito. Quello che vediamo nel film è una ripetizione della trama de “La casa dalle finestre che ridono” con forse più personaggi secondari a cui la Morante si rivolge per sciogliere il mistero. Ci sono due persone che diventano amiche della protagonista e la aiutano a svelare il mistero (come Gianni Cavina) finendo male, una che sembra voler aiutare ma invece non lo fa (il prete, uguale al sindaco nel primo film), e così via. La Morante è differente però da Capolicchio perché ha in sé lo spettro della pazzia ed un triste e macabro passato alle spalle, due cose che sicuramente aggiungono pepe al suo personaggio, rendendolo più saporito.
Non ci sono risate, non ci sono momenti leggeri, non c’è nessuna sequenza che smorzi l’attenzione e la tensione; “Il nascondiglio” è un film da vedere tutto d’un fiato. Certo i primi 15 o 20 minuti sono utili ad Avati per “settare” l’ambientazione, e questo rende quei minuti un poco noiosi; ma la noia verrà ripagata con tutto il resto del film che sarà coinvolgente ed intrigante arrivando ad un finale veramente ben studiato.
Passiamo al punto di vista tecnico. Il cast artistico è di buona fattura: Laura Morante, non abituata a recitare in film di questo genere, da un’ottima prova pur rimanendo ancorata al suo personaggio tipico (insicura ed isterica ma allo stesso tempo passionale); il resto del cast è solido, costituito da attori non famosissimi ma bravi (come Burt Young nel ruolo dell’agente immobiliare un po’ viscido, ed Yvonne Sciò, una delle due persone che aiuteranno Lei).
La regia di Avati è precisa, intrigante, e ci regala momenti che fanno sobbalzare dal seggiolino del cinema con trucchi tanto semplici quanto efficaci. Questo è il vero punto di forza del film: Avati riesce ancora a spaventare utilizzando dei cunicoli bui, delle vocine terrificanti, delle luci, dei lampadari che si spaccano, dei telefoni che squillano nei momenti più inopportuni possibili, ecc ecc; senza splatter (pochissimo solo nella parte finale) e senza effetti speciali incredibili ci tiene in suspance come pochi registi, ormai, sanno fare. La colonna sonora (firmata Riz Ortolani) è giusta e non risulta mai fastidiosa, ripetitiva, o noiosa; la fotografia è perfetta. Anche i dialoghi sono fatti molto bene, il doppiaggio è eccelso, e tutto risulta molto convincente. Dal punto di vista tecnico “Il nascondiglio” è veramente molto elegante e con dei valori di produzione altissimi.
Usciti dalla sala dopo aver visto questa pellicola si rimane inquietati, sorpresi, e felici di aver visto un bell’horror di produzione italiana, ma che elimina ogni aspetto negativo di quest’ultima.
Cosa dire quindi in conclusione? Un film ben realizzato, dal cast solido, dal regista ancora in splendida forma, e dalla trama intrigante ed inquietante. Riprende quegli aspetti che resero famosa “La casa dalle finestre che ridono” e li riporta sul grande schermo più in salute che mai, facendoci capire che basta poco per far uscire, anche nel 2007, le nostre paure più semplici, più bambinesche (il buio, le presenze, il pericolo della morte).
Pupi Avati ci dimostra che, fra le tante frecce al suo arco, non si è mai dimenticato di lucidare quella horror! Ne “Il nascondiglio” tutto è perfetto, forse fin troppo, ma quello che colpisce di più è la conclusione. Alcune cose nella trama non tornano (perché una donna che ha passato 15 anni in una clinica psichiatrica decide subito di aprire un ristorante e decide di farlo proprio in una casa sperduta nel nulla?) soprattutto per quanto riguarda il finale, ma questo nulla toglie ad un grande lavoro qual è quello fatto per questo film. Un consiglio: l’unica cosa che dovete tenere a mente prima di andare a vedere questo film è:”Ma Lei è ancora pazza o no?”. (dal sito "In the Mouth of Horror")
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