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sabato 21 novembre 2009

Due euro troppo uno si può fare

I primi cittadini, capeggiati da Cordoni, dicono no alla richiesta di 2 euro per abitante: «La Provincia mette solo 40 centesimi». Fondo anticrisi, i sindaci alzano la voce. «Non siamo insensibili al problema, ma ci chiedono troppi soldi».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Lorenzo Rinaldi, 21 novembre 2009.

«Ma quale egoismo? Ma quale insensibilità verso i lavoratori? Chi ci critica sa che sono proprio i comuni il primo argine contro la crisi economica?». È durissima la presa di posizione di Giancarlo Cordoni, sindaco di Lodi Vecchio e fresco di nomina alla presidenza dell’Associazione dei comuni lodigiani (Acl). Cordoni replica con forza a quanti, da più parti, in questi giorni hanno accusato la maggior parte dei comuni lodigiani di non aver sostenuto il fondo di solidarietà per i lavoratori colpiti dalla crisi. Tra i principali accusatori dei comuni c’è Rifondazione comunista, che chiede a gran voce ai sindaci di versare un contributo al fondo di solidarietà. Fondo che, finora, è stato costituito con i soldi della provincia di Lodi, del comune di Lodi, di pochissimi altri centri lodigiani e della Fondazione della Banca Popolare di Lodi. I 350mila euro raccolti, tuttavia, sono già stati spesi (aiutando circa 160 lavoratori di tutto il Lodigiano) e ora il fondo deve essere nuovamente “riempito”: per questo Rifondazione, ma anche altre realtà come la Provincia, invocano un contributo dei comuni pari a 2 euro per ogni abitante. Una cifra che, secondo Cordoni, moltissimi municipi lodigiani non sono in grado oggi di versare, stante gli impegni pressanti a cui sono chiamati per far fronte all’aumento delle richieste dei servizi sociali e i tagli ai trasferimenti attuati dal Governo. Ma c’è di più, perché Cordoni a nome dei sindaci lodigiani denuncia che mentre i comuni dovrebbero versare al fondo 2 euro per ogni abitante, la provincia di Lodi stanzia solo 40 centesimi per abitante. «E consideriamo - aggiunge il presidente dell’Acl - che i comuni devono già affrontare spese molto elevate sul fronte sociale perché offrono il primo aiuto a chi resta senza lavoro». Cordoni non si limita però ad attaccare, ma apre alla possibilità che in futuro i comuni contribuiscano al fondo di solidarietà, certamente con premesse diverse dalle attuali. «Per il 2010 i comuni lodigiani sono disponibili ad aderire al fondo - dice il presidente dell’Acl - ma vogliono essere coinvolti nelle decisioni. Il contributo richiesto ai singoli comuni, inoltre, deve essere sostenibile, non può essere definito in 2 euro per abitante. Un euro, al contrario, potrebbe andare bene. Oggi infatti tantissimi comuni lodigiani non hanno forze: i piccoli hanno pochissime risorse, i grandi sono imbrigliati dalle regole del Patto di stabilità. Con bilanci risicati, risorse sempre più scarse e la mazzata del taglio dell’Ici, i comuni del nostro territorio sono in vera difficoltà e accusarli di non dare soldi al fondo di solidarietà è ingiusto. I sindaci, lo ribadisco, non si devono occupare solo di questo fondo, ma di mille altre esigenze sociali, dai pasti a domicilio alla gestione degli asili nido, dalle scuole ai servizi per gli anziani». Lo sfogo del rappresentate dei comuni lodigiani si chiude con una riflessione ai tanti politici del territorio: «I partiti, se volessero dare un vero segnale in questo momento di crisi, potrebbero versare una quota per il fondo di solidarietà. Vediamo chi accetta la sfida».
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