I comuni lombardi sono quelli più penalizzati dai trasferimenti; ieri la protesta a Milano di duecento sindaci del nord. Una stangata per le tasche dei lodigiani. Roma restituisce solo 150 euro dei 350 versati a testa ogni anno.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 21 novembre 2009.
Si sborsano più soldi per le tasse, ma la cifra che torna nelle tasche dei lodigiani è sempre più bassa. Non è una novità, i comuni della Lombardia sono quelli che ricevono i minori trasferimenti pro capite da Stato e Regione, sia rispetto a tutti gli altri vicini di casa a nord dello Stivale, sia rispetto alla media nazionale. Per capirlo basta guardare le cifre: nel 2007 ogni cittadino della provincia di Lodi pagava allo Stato 354,7 euro, ma da Roma la somma che rientrava sul territorio era pari a 158,9 euro. Al centro dei pagamenti c’erano Ici, Tarsu e addizionale Irpef.
Il guaio è che mentre tra il 2003 e il 2007 l’importo che gravava sul portafoglio dei lodigiani cresceva a dismisura (più 10,5 per cento), la somma che lo Stato rispediva al mittente si abbassava in continuazione (meno 11,3 per cento). I dati emergono da uno studio realizzato dall’Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale che analizza il quadro finanziario dei comuni della Lombardia, confrontandolo poi con il resto d’Italia. Per quanto riguarda la città del Barbarossa, il discorso non cambia: gli abitanti del capoluogo, di fronte a un prelievo di 416,7 euro pro capite, nel 2007 hanno potuto fare affidamento solamente su di un trasferimento dallo Stato pari a 189,6 euro. Le tasse sono salite del 16 per cento, ma i trasferimenti sono calati del 5,2.Nel 2007 le entrate totali dei comuni lombardi hanno superato i 10 miliardi di euro e hanno rappresentato poco meno del 16 per cento del totale nazionale. In termini pro capite, il valore delle risorse complessive a disposizione degli enti lombardi, pari a 1.076 euro, è stato inferiore di circa 50 euro al totale delle entrate della media nazionale (quasi 1.122 euro pro capite). Il taglio dei trasferimenti rischia di mettere in difficoltà moltissimi comuni, obbligati a rispettare i vincoli del Patto di stabilità. I bilanci si sgonfiano, ma le amministrazioni sono chiamate a garantire sempre più servizi, soprattutto sul fronte dell’assistenza sociale. Nella giornata di ieri, duecento sindaci del Nord si sono dati appuntamento a Milano per alzare la voce nei confronti del Governo e chiedere che venga valorizzata al più presto la loro virtuosità finanziaria. Al momento, infatti, i primi cittadini devono fare i conti con un Patto di stabilità che blocca il pagamento delle imprese e impedisce investimenti, una situazione a cui si aggiunge il mancato gettito dell’Ici sulla prima casa. «Questa manifestazione - afferma Lorenzo Guerini, referente di Anci Lombardia e sindaco di Lodi che ha partecipato all’incontro presso palazzo Turati - sottolinea la gravità di una situazione ormai insostenibile. Le conseguenze sui comuni del patto di stabilità sono forti e reali, al punto che i comuni non possono neppure disporre delle risorse proprie. Con la mancata compensazione integrale dell’Ici e con i tagli nei trasferimenti, i comuni non hanno più soldi. La stretta finanziaria è diventata opprimente. Abbiamo avuto nei giorni scorsi rassicurazioni verbali da ministri e dallo stesso premier Berlusconi. Non è più tempo di dichiarazioni di intenti, ma di fatti e di certezze. Noi oggi ancora non le abbiamo e in questa situazione non si riesce a garantire qualità dei servizi e investimenti».
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