
Siamo abituati a vedere questi ragazzi, i seminaristi, che girano per l’oratorio mescolandosi con i nostri, che giocano, fanno dottrina, servono messa e studiano per diventare preti. Lo sai, però quando è il momento, ti fa un certo effetto, quasi il loro fosse un altro mondo, distante, irreale, diverso dal solito. E non riesci a spiegarti questa scelta, perché immerso in una quotidianità che non ti lascia spazio né tempo per pensare all’Alto, né libertà tanto ti prende e ti lega stretto. Ci siamo visti domenica pomeriggio all’oratorio, per due chiacchiere, mentre i ragazzi al termine dei giochi gustavano le caldarroste. Macs, così lo chiamano i ragazzi, con molta tranquillità risponde alle mie domande, m’informa sul suo status di giovane, mentre scambia battute con questo o quel ragazzo che arriva e lo saluta. Nato trentadue anni fa, della parrocchia di Sant’Alberto, e come tanti altri ragazzi ha frequentato l’oratorio; grest, campi scuola, animazione e intanto gli studi. Consegue la laurea in sociologia; qualche lavoro occasionale per mantenersi e una puntata all’estero abbinando studio e lavoro. Il suo percorso di fede non è stato folgorante, ma un cammino graduale, libero di percorrere strade diverse con l’opportunità di accostarsi ai vari movimenti ecclesiali, per poi intravvedere quella giusta da percorrere. Fra poco il primo passo importante: un “eccomi” pronunciato davanti alla comunità, per percorrere la via al sacerdozio. Certo è che la strada è ancora lunga; ma la consapevolezza è quella di percorrerla nella libertà che Dio mi ha sempre lasciato, per poter fare la Sua libertà.

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