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giovedì 17 settembre 2009

Attentato incendiario a Lodi

La saracinesca è stata sfondata con una macchina, all’interno è stato poi appiccato un incendio; sgomento fra i soci . Attentato al centro sociale della destra. Devastata nella notte la sede dell’associazione “Verde, bianco, rosso”.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

È esplosa nella notte la sede dell’associazione culturale “Verde, bianco, rosso” di via San Fereolo a Lodi, un centro giovanile orientato a destra ma sostenuto da ragazzi che ci tengono subito a mettere le cose in chiaro: «È un gruppo che va al di là della politica, aperto a tutti coloro che appartengono a schieramenti diversi, questo è un posto dove passare il tempo e organizzare eventi». Il quartier generale di via San Fereolo, però, è stato quasi completamente “mangiato” dalle fiamme, qualcuno ha deciso di lanciare una bottiglia con del liquido incendiario all’interno dei locali, facendo scoppiare un terribile incendio.
«È successo intorno alle 4 - spiega Cinzia Fasoli, presidente dell’associazione -, siamo stati chiamati dai carabinieri, che erano già intervenuti sul posto insieme ai vigili del fuoco. Davanti alla sede è stata trovata una Fiat Uno (rubata a Lodi, ndr), utilizzata in retromarcia per distruggere la saracinesca. Poi è stata gettata all’interno una bottiglia con del liquido infiammabile, ed è scoppiato l’incendio. E pensare che avevamo appena inaugurato la nostra attività, in programma c’erano mostre ed eventi». Sul marciapiede sono state accatastate le lamiere della saracinesca insieme a cocci di vetrata e pezzi di legno bruciati: l’arredamento (un tavolo e una cassapanca) è praticamente andato in fumo. «Sono stati danneggiati la tv e il computer, si sono squagliati», commentano con dispiacere i ragazzi accorsi sul posto. Il fuoco non ha fatto in tempo a impadronirsi di tutta la sede, l’intervento dei pompieri e dei carabinieri è stato tempestivo, ma le fiamme e la loro temperatura hanno lasciato il segno anche sui muri più lontani dal punto dell’esplosione.
Purtroppo la telecamera installata all’esterno della sede in quel momento non era in funzione, così non ha potuto riprendere i responsabili dell’attentato: «Era staccata - spiegano i giovani che frequentano il centro -, proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) stavamo aspettando i dvd da utilizzare per le registrazioni».
Adesso i soci dovranno mettere mano al portafoglio per riparare i danni, che ammontano a quasi dieci milioni di euro. Ieri mattina, quando i sostenitori - 140 le adesioni raccolte in sole due settimane - sono arrivati sul posto sono rimasti senza parole. «Abbiamo provato delusione - raccontano alcuni soci -, anche perché noi ci autofinanziamo, non siamo sostenuti dalle istituzioni. Abbiamo pagato bollette e affitto, per mettere in piedi la sede abbiamo anche utilizzato materiale di recupero. Adesso dovremo riorganizzare tutto, dovevamo solo sistemare una libreria per poi dare vita a una serie di incontri aperti al pubblico».
I carabinieri si stanno occupando delle indagini, tutti si augurano che i responsabili dell’accaduto siano acciuffati al più presto. Nel frattempo, i ragazzi e le ragazze di “Verde, bianco, rosso” hanno incassato la solidarietà delle istituzioni e di alcuni esponenti politici, in ogni caso l’associazione promette di continuare per la sua strada senza paura.
«Non sappiamo chi possa essere stato - conclude Cinzia Fasoli -, in queste settimane non abbiamo avuto problemi con nessuno e nemmeno abbiamo ricevuto minacce o lettere minatorie. Anche i rapporti con i vicini sono ottimi. Un mese fa abbiamo trovato una scritta sul muro che faceva riferimento alle Br, ma è stato un piccolo episodio e probabilmente non c’entra nulla con quanto accaduto ora. Di certo un episodio così non ci ferma, il nostro progetto va avanti».

Ma questa volta sembrano aver agito persone esperte: le indagini saranno a 360 gradi.
Un anno e mezzo fa il rogo all’Arci.

Il Cittadino, Carlo Catena, 17 settembre 2009.

Attentati incendiari a Lodi non se ne sono quasi mai visti. L’unico precedente, clamoroso, e con un obiettivo di segno politico opposto, è stato quello dell’aprile 2008 contro il circolo Arci “Ghezzi” di via Maddalena. Una molotov lanciata contro il locale da un’auto di passaggio, filmata da alcune telecamere di sorveglianza, danni per 4mila euro, vicini di casa che hanno rischiato di morire bruciati e poi un’inchiesta giudiziaria, condotta dalla Digos, che già in ottobre aveva visto destinatari di misure cautelari 11 giovani, di Lodi e di paesi vicini, accusati a vario titolo dell’incendio, di scritte neofasciste sui muri della città e davanti a sedi di partiti e, alcuni di loro, anche di aver pestato e rapinato di uno stemma “comunista” un giovane alla festa della Birra di Pieve Fissiraga. Durante le perquisizioni erano emersi busti di Mussolini e anche materiale in circolazione presso ambienti dell’estrema destra veronese. Molti degli indagati, per tutti i quali è possibile già nelle prossime settimane la richiesta di rinvio a giudizio, erano e sono ultras dell’hockey (accusati anche del pestaggio di un vicequestore in Toscana), e tutti erano iscritti alla Fiamma Tricolore. Il segretario lodigiano del partito, Emanuele Savini, ha però fatto sapere di aver espulso dal partito chi si è reso responsabile di episodi di violenza. Ora c’è chi può leggere nell’incendio dell’altra notte al circolo “di destra”, peraltro frequentato da alcuni degli indagati (ma anche da persone estranee alle accuse) una “vendetta” dell’attentato all’Arci. Come se non fossero bastati arresti domiciliari, avvocati da pagare, computer sequestrati e abitazioni perquisite spesso sotto gli occhi esterrefatti dei genitori, e accuse per diversi anni di carcere.
Ora, nuovo attentato ed ennesima caccia ai nuovi responsabili. In procura già si parla di “atto terroristico”, perché tecnicamente gli estremi ci sono tutti. Ma rispetto all’incendio all’Arci c’è un salto di qualità: l’impiego di un’auto rubata, che richiede qualcuno che sappia fare il ladro, le assi poggiate sul marciapiede per evitare che la Uno-ariete si incagliasse senza abbattere la serranda, e poi l’ordigno incendiario che ha colpito proprio le tubazioni del gas. Poteva andare molto peggio, invece Lodi, ancora una volta, è stata fortunata. Come sempre gli investigatori devono analizzare i possibili moventi e non sembra proprio, visto l’incendio, che possa essere opera della “banda dei videopoker”. Negli archivi locali, per trovare gesti violenti così clamorosi, perché di questo si tratta, commessi da persone “di sinistra” bisogna tornare agli anni Settanta o addirittura alla Resistenza. Un’altra chiave di lettura può essere la concomitanza con la pesante condanna, per omicidio, di quattro giovanissimi, ultras e di estrema destra di Verona, pronunciata poche ore prima dell’attentato di mercoledì. Chi ha colpito in via San Fereolo voleva andare in prima pagina. E tra poco probabilmente ci ritornerà, con le sue iniziali. Si indaga a 360 gradi.

I giovani soci incassano la solidarietà del comune di Lodi e del sindaco.
L’indignazione delle istituzioni: «Un fatto gravissimo per la città».

Il Cittadino, Greta Boni, 17 settembre 2009.

«Un episodio grave», così commenta il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, che nella mattinata di ieri si è recato in via San Fereolo per verificare di persona l’accaduto. «Sono stato avvisato dal questore - racconta -, per constatare un fatto di una gravità inusitata per Lodi. Nonostante ci siano stati altri episodi, un’auto che sfonda un ingresso e dà fuoco a una sede è una cosa a cui non siamo abituati. Il dibattito politico della città si è sempre ispirato a valori democratici, ora ci auguriamo che le forze dell’ordine riescano a ottenere un buon risultato attraverso le indagini. È giusto richiamare la città a quel forte tessuto democratico in grado di respingere la violenza». Oltre a Guerini, anche il suo vice, Mario Cremonesi, ha raggiunto il luogo dell’attentato. In realtà, sono stati numerosi i rappresentati di palazzo Broletto che nella giornata di ieri hanno fatto visita all’associazione “Verde, bianco, rosso” per esprimere la loro solidarietà. Uno dei primi è stato Paolo Colizzi, presidente del consiglio comunale: «Ho voluto rendermi conto dell’accaduto , ho espresso il mio dispiacere e quello del consiglio comunale, indipendentemente dalle opinioni politiche questo è un fatto molto grave. Ho avvisato tutti i consiglieri comunali attraverso una mail». Anche l’assessore alla cultura, Andrea Ferrari, ha voluto verificare di persona: «Un episodio sconcertante la modalità, ma anche violento e inusitato per la città, una violenza d’altri tempi. Abbiamo già vissuto momenti come questo, con l’attentato al circolo Arci, tutti episodi da condannare. Mi auguro che anche in questo caso il lavoro delle forze dell’ordine possa individuare i responsabili». Sul posto, poco dopo l’incendio, è arrivato Francesco Nolli, dirigente di Forza nuova e membro dell’associazione: «Un atto vile - commenta -, che tende a rilanciare momenti di tensione a cui Forza Nuova non si è mai prestata. Questo è un centro giovanile, un centro di aggregazione dove discutere o guardare la partita, frequentato anche da famiglie. Inaugurato da poco, funzionava bene, sono state raccolte molte tessere. È un brutto colpo, ma non ci taglia le gambe, speriamo che le istituzioni ci aiutino, non è un centro di terrorismo ma semmai di scambio di idee». Nolli sottolinea che «i giovani che lo sostengono hanno un orientamento di destra, ma l’associazione va al di là della politica, l’importante è che partecipi gente, anche chi sta dall’altra parte dello schieramento». Il Pd è intervenuto sulla questione: «Pur ribadendo la distanza dalle opinioni politiche e dalle letture storico-culturali che il circolo promuove, condanniamo fermamente ogni forma di violenza a qualunque livello, sotto qualunque forma e di qualunque colore, nella convinzione che solo attraverso il confronto pacifico tra idee differenti si possa contribuire allo sviluppo della società. Esprimiamo forte preoccupazione per l’imbarbarimento raggiunto dal dibattito politico, che rischia di coinvolgere anche la nostra comunità».
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