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giovedì 17 settembre 2009

Italia Politica, n. 3 - 17 settembre 2009

Italia Politica
Numero 3, 17 settembre 2009

La FNSI rinvia la manifestazione di sabato.
La manifestazione di sabato prossimo a Roma per la libertà di stampa è stata rinviata. La decisione è stata presa dalla Fnsi dopo la notizia del sanguinoso attentato ai nostri militari in Afghanistan.

In cinque anni venti le vittime italiane in Afghanistan.
Con le sei vittime di oggi salgono a venti i morti italiani in Afghanistan nell'ambito della missione Onu che ha portato il nostro contingente a Kabul. La prima vittima risale al 3 ottobre 2004, quando in un incidente stradale, aveva perso la vita il Caporal Maggiore Giovanni Bruno, mentre altri quattro militari erano rimasti feriti.
Il 3 febbraio 2005, un velivolo civile in volo da Herat a Kabul, precipitava a 60 Km sud est dalla capitale, in zona di montagna. Sul volo era presente il Capitano di Vascello Bruno Vianini effettivo al Comando Interforze Operazioni Forze Speciali, in servizio presso il PRT di Herat. L'11 ottobre 2005, a causa di un incidente mortale, ha perso la vita il Caporal Maggiore Capo Michele Sanfilippo.
Il 5 maggio 2006, in seguito dell'esplosione di un ordigno al passaggio di una pattuglia del Contingente, sono morti il Capitano Manuel Fiorito e il Maresciallo Capo Luca Polsinelli. Il 2 luglio 2006 il Colonnello Carlo Liguori (Capo del settore Cimic del Cdo RC-W) perdeva la vita in seguito a un malore. Il 20 settembre 2006, per colpa di un incidente stradale a Kabul, decedeva il Caporal Maggiore Giuseppe Orlando. Il 26 settembre 2006, una bomba fatta esplodere al passaggio di una pattuglia nel distretto di Chahar Asyab, circa 10 km a sud di Kabul, ha ucciso il Caporal Maggiore Capo Scelto Giorgio Langella e successivamente, il 30 settembre 2006, in seguito delle ferite riportate nell'attentato, perdeva la vita anche il 1° Caporal Maggiore Vincenzo Cardella.
Il 24 novembre 2007, dopo un attentato kamikaze nel distretto di Pagman a circa 15 km a ovest di Kabul, perdeva la vita il Maresciallo Capo dell'Esercito Daniele Paladini.
Il 13 febbraio 2008, a seguito di uno scontro a fuoco con elementi ostili nella valle di Uzeebin nei pressi di Rudbar a 60 Km da Kabul, perdeva la vita il 1° Maresciallo dell'Esercito Giovanni Pezzulo. Il 21 settembre 2008 il Caporal Maggiore Alessandro Caroppo perdeva la vita per cause naturali.
Il 15 gennaio 2009 è morto il Maresciallo di 1ª Classe Arnaldo Forcucci, anche lui per cause naturali. Ultimo, in ordine di tempo, prima delle vittime di stamane a Kabul era stato, il 14 luglio 2009, il Caporal Maggiore Alessandro Di Lisio, ucciso in un attentato a 50 chilometri da Farah.

La Lega non rinuncia.
"Non abbiamo rinunciato a niente. Abbiamo chiesto la presidenza di tre grandi regioni del Nord: Piemonte, Lombardia e Veneto", lo ha ribadito il ministro della Semplificazione nromativa, il leghista Roberto Calderoli intervenendo a 'La Telefonata' su Canale 5 e tornando a parlare delle elezioni regionali previste per il prossimo anno. La Lega, ha spiegato, rappresenta un quarto della coalizione ed è quindi giusto "chiedere un quarto delle presidenze delle regioni a noi assegnate. Politicamente - sottolinea - è quindi corretto chiederne tre". Calderoli ha chiuso poi le porte ad una eventuale alleanza con l'Udc: "È incredibile pensare di allearsi con chi dice che il premier delira. Sentirsi poi dire che 'decideremo caso per caso', vuol dire allearsi con chi in quel territorio vince. Bel modo di far politica!".
Ma non tutti nel Pdl sono d'accordo: "È giusto che la Lega abbia la presidenza di una regione, meglio il Piemonte del Veneto. Più di una sarebbe un problema", a dirlo è il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Rifiuti tossici, chiamati in causa i servizi segreti.
"Le affermazioni di oggi del pentito Francesco Fonti sono di inaudita gravità. Nella vicenda dell'affondamento delle navi cariche di rifiuti vengono palesemente chiamati in causa i servizi segreti italiani ed esponenti politici locali e nazionali che sarebbero ancora in carica. Va fatta chiarezza ora, nessuna omissione, incertezza o ritardo può essere più tollerata", lo afferma Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd che dai microfoni di Radio Anch'io di Radio Uno, annuncia una nuova interrogazione parlamentare sul tema. Realacci ha commentato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, intervistato oggi dalla Gazzetta del Sud, "che sarebbero anche contenute nei dossier depositati presso le procure ci sarebbero nomi e fatti su cui le istituzioni e il Governo hanno il dovere di fare subito luce. La fiacca e appannata risposta del Ministro Vito ieri in aula è assolutamente insufficiente. Chiediamo al Governo di tornare a riferire in Parlamento per dire come e con quali mezzi intende affrontare questa vicenda che per la sua importanza e pericolosità necessita di un intervento straordinario. Sono più di quindici anni che l'Italia aspetta una risposta. Ci sono stati morti sospette, malattie, danni ambientali gravissimi. È ora che lo Stato dimostri di esserci".

Ritiro immediato dall'Afghanistan, lo chiede il Pdci.
"Prima che cominci il solito diluvio di lacrime di coccodrillo per i soldati italiani morti a Kabul vogliamo ricordare a tutti che in guerra si muore. L'Italia in Afghanistan sta combattendo una guerra sporca. Speriamo che questa volta assieme alle bare ritornino anche i vivi. Lo ripetiamo ancora una volta: serve il ritiro immediato". È quanto ha affermato Jacopo Venier, dell'ufficio politico del PdCI.
Lo chiede anche il presidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera dei Deputati, il leghista Stefano Stefani, nell'apprendere la notizia dell'attentato contro le truppe italiane nel centro di Kabul in cui sono rimasti uccisi 6 italiani: "È necessario delineare una efficace strategia d'uscita dall'Afghanistan. A pochi mesi di distanza dalla morte del giovane soldato italiano Alessandro Di Lisio lo scenario non cambia, ancora morti, ancora giovani. I numeri parlano chiaro: sono 20 le vittime italiane che, dal 2004 ad oggi, hanno sacrificato la loro vita in territorio afghano. È un fatto drammatico. Bisogna iniziare a studiare una exit strategy, non da soli ma insieme alla comunità internazionale".
In una nota congiunta Antonio Di Pietro, Massimo Donadi e Felice Belisario dichiarano: "Esprimiamo, a nome dei gruppi parlamentari di Italia dei Valori, il nostro più sentito cordoglio alle famiglie dei soldati italiani vittime del vile attentato odierno in Afghanistan e ci stringiamo al loro dolore. Insistiamo, come stiamo già facendo da mesi, sulla necessità che il governo avvii al più presto in sede Nato e Onu un confronto con i nostri partners sul senso e sulla natura di questa missione e che da subito si apra in Parlamento un confronto per stabilire i tempi e i modi di una exit strategy".
Paolo Cento dei Verdi-Sinistra e Libertà ha dichiarato: "Alle famiglie dei militari rimasti uccisi a Kabul va tutta la nostra vicinanza, la nostra solidarietà e il nostro cordoglio. Ma questa drammatica vicenda dimostra ancora una volta che l'azione militare italiana e delle altri alleati è fallita come prova anche l'esito della vicenda elettorale. Dopo questa tragedia nessuna ipocrisia può essere accettata. Bisogna porre immediatamente fine ad una missione che non solo non produce alcun risultato, ritirando subito i nostri soldati dall'Afghanistan".
Sit-in, questo pomeriggio, a partire dalle ore 17.30 e fino a sera, delle forze che si riconoscono nella Federazione della sinistra d'alternativa (Prc, Pdci, Socialismo 2000) per protestare "contro la presenza italiana nella guerra in Afghanistan e per il ritiro immediato delle nostre truppe da quel teatro di guerra". Il presidio è stato indetto dopo la morte dei sei militari italiani a Kabul. A chiarire la posizione e il senso della manifestazione, a nome del Prc, è stato il segretario Paolo Ferrero. "Ritengo profondamente sbagliato aver deciso di sospendere la manifestazione per la libertà di stampa indetta per il 19 settembre. Il nostro Paese ha bisogno di riflettere collettivamente su questa immane tragedia e sugli assurdi motivi che ci hanno portato e ci portano ancora oggi a piangere morti italiani, non certo di chiudersi in se stesso".

Exit strategy significa fuga
Messaggi che esprimono cordoglio e nel contempo il proprio favore del mantenimento della missione in Afghanistan da parte di tutti gli esponenti del Pdl e di altre forze politiche. Ne riportiamo solo due in quanto trovano vasta echo nei Tg odierni. Il primo è di Rutelli. Il Presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica Francesco Rutelli ha espresso "totale solidarietà e vicinanza alle famiglie dei militari" coinvolti nell'attentato di questa mattina a Kabul e "alle nostre Forze Armate". "Oggi più che mai - ha sottolineato in una nota - sono valide le ragioni di una efficace presenza in Afghanistan, nell'ambito della alleanza internazionale nella quale siamo impegnati per la sicurezza e la ricostruzione del paese". L'altro è di Michele Scandroglio, deputato Pdl, componente la Commissione Difesa della Camera: "Esprimo alle famiglie affettuosa vicinanza e profondo cordoglio per le vittime dell'attentato. Qualche anti-italiano ha già puntato il dito contro il Paese e chiesto il ritiro dei nostri soldati: io non ho vergogna a dire che sono un patriota e che sono consapevole del ruolo fondamentale che le nostre truppe hanno all'estero nel mantenimento della pace. È necessario che i ministri della Difesa e degli Esteri si adoperino per una verifica ed un rafforzamento del dispositivo militare di sicurezza in Afghanistan. A tutti i militari italiani impegnati in missione va la mia stima e il mio apprezzamento per il lavoro che svolgono. Non nascondiamoci dietro le parole straniere. Exit strategy significa fuga. Magari intelligente. Ma sempre fuga".

La Coldiretti rinvia la mostra sul falso formaggio italiano.
I drammatici eventi in Afghanistan hanno indotto la Coldiretti a rinviare la prima mostra del falso formaggio italiano che si sarebbe dovuta tenere domani 18 settembre a Roma nel Centro Congresso Rospigliosi. La Coldiretti si riserva di comunicare la nuova data dell'iniziativa.

Per il card. Ruini in Occidente l'educazione è diventata un problema
"Nel nostro tempo, almeno in Occidente, l'educazione è diventata, in maniera nuova, problema. Sono diventati più incerti e problematici i rapporti tra le generazioni, in particolare riguardo alla trasmissione dei modelli di comportamento e di vita, tanto che specialmente sotto questo profilo si tende a parlare di frattura o di indifferenza tra le generazioni". Lo scrive il card. Camillo Ruini, presidente del Comitato Cei per il progetto culturale, nella prefazione del Rapporto-Proposta edito dal Comitato e dal titolo "La sfida educativa" (Laterza), disponibile da oggi in libreria. Il libro esce in vista dell'Assemblea generale straordinaria della Cei, che discuterà gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio, centrati appunto sul tema dell'educazione.
Nello scenario dell'attuale società occidentale, scrive Ruini, "appaiono ridotte e precarie le possibilità di un'autentica formazione della persona, che comporti una buona capacità di orientarsi nella vita, di trovarvi significati e motivi di impegno e di fiducia, rapportandosi agli altri in maniera costruttiva e non smarrendosi davanti alle difficoltà e le contraddizioni". In altre parole, "mentre sono aumentate le opportunità e le facilitazioni a nostra disposizione, diventa più arduo tenere insieme la consapevolezza di sé e del mondo in cui viviamo, la libertà e la responsabilità delle nostre decisioni, cioè quegli elementi che sembrano essenziali per una vera educazione".
Da parte sua, la Chiesa, fa notare infine il card. Ruini, ha sempre avuto a cuore il "lavoro educativo" e oggi intende farsi carico dell'"emergenza educativa" promuovendo una "collaborazione a tutto campo", anche con i non credenti.

Autogoal sul lodo Alfano
"Invocare come ha fatto l'Avvocatura dello Stato il 'rischio dimissioni' del presidente del Consiglio per giustificare la costituzionalità del Lodo Alfano è un autogol". Lo ha affermato Michele Vietti, presidente vicario dei deputati dell'Udc, intervistato da Red Tv. "I giudici delle leggi devono valutare se la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato violi o meno i principi costituzionali e in particolare la parità di trattamento. Le eventuali ricadute politiche - sottolinea Vietti - sono estranee a questo ragionamento e suonano come un tentativo di scaricare sulla Corte Costituzionale responsabilità che esorbitano dal suo ruolo".
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