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giovedì 17 settembre 2009

Un flop da Guinness dei Primati

Televisione e politica.
«Porta a Porta» fa flop. Nuovo scontro sulla Rai.
Canale5 batte Vespa. Zavoli convoca Masi. Garimberti al premier: basta attacchi alla Tv.
Rassegna stampa - Avvenire, Roberto I. Zanini, 17 settembre 2009

Questione di share. Nove punti in meno. Per amore della battuta qualcuno nel Pd ha persino sollevato una questione di titoli. Fatto sta che nonostante abbia goduto del lancio delle polemiche infinite dei giorni scorsi, Porta a porta con Silvio Berlusconi sul terremoto si è fatta battere pesantemente sul fronte auditel dall'Onore e il rispetto con Gabriel Garko. L'ambitissima e quasi invincibile prima serata dell'ammiraglia Raiuno ha ceduto a Canale5. Tanto che lo stesso presidente di Viale Mazzini Paolo Garimberti ieri ha tirato fuori le unghie per difendere «RaiTre, Ballarò, Report, AnnoZero e tutti i lavoratori della Rai che sono stati offesi nella trasmissione di Vespa, perché il servizio pubblico è al servizio di tutti i telespettatori, quali che siano le loro opinioni». Nove punti di share non sono pochi. Il 22,61%, equivalenti a 5.750.000 spettatori a fronte del 13,47, cioè 3.219.000 utenti sintonizzati, più o meno quanto per il film su Italia1 Dirty dancing. Qualcosa come due milioni e 500 mila spettatori in più. Mediaset batte la Rai su tutta la linea, anche se qui, sempre per amore della battuta, si potrebbe dire che comunque la si giri è il Cavaliere che vince. Senza contare i 500 mila spettatori che è stata capace di raccogliere la partita del suo Milan su Sky, pur abbondantemente battuto dalla Juventus con 350 mila tifosi televisivi in più. Numeri che, pur rappresentando il doppio di quanto renda di solito la trasmissione di Vespa, ieri mattina suonavano un po' come quelli di un deficitario sondaggio sulle preferenze politiche. E che, in ogni caso, saranno al centro della battaglia politica dei prossimi giorni intorno alla Rai. Tanto per cominciare ieri l'Ufficio di presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza, presieduto da Sergio Zavoli, ha deciso di convocare mercoledì in audizione il direttore generale della Rai Mauro Masi. Cioè il principale responsabile della decisione di far slittare di due giorni la prima puntata di Ballarò per fare posto a Porta a porta in prima serata. Audizione sulla quale si riverseranno tutti i problemi della Rai, partendo da alcune criticatissime nomine già fatte per finire con quelle che ancora si devono fare. Non è un caso che ieri alcuni esponenti del Pdl, nell'avallare la decisione di convocare Masi, abbiano sottolineato la necessità di chiarire con lui se è vero che per fare queste due nomine, oltre a quella del direttore di Rainews24, si debba attendere il prossimo congresso del Pd con l'elezione del nuovo segretario. Allo stesso tempo Giorgio Lainati, sempre del Pdl, si è opposto all'idea di trasformare l'audizione in un processo: «Non vogliamo aggressioni in stile Di Pietro». Ieri, intanto, sia Berlusconi che Vespa hanno preferito tacere sulla vicenda. A gongolare è stato l'attore Garko, che pure ha ammesso di non aver visto la sua fiction ma proprio Porta a porta: «Sono molto felice per il risultato di martedì sera. L'onore e il rispetto è una delle fiction alle quali sono più affezionato, evidentemente la pensano così oltre 5 milioni di spettatori». Il presidente Garimberti è andato giù pesante nella critica al premier: «Gli uomini pubblici e di governo che pensano che la Rai debba astenersi dal riportare critiche alla loro parte scambiano il Servizio Pubblico con le televisioni di Stato che operano in regimi non democratici. Il diritto di critica al nostro operato è legittimo, la delegittimazione sistematica e l'insulto no». Quindi, smentendo un tradizionale cavallo di battaglia di Berlusconi, ha affermato: «In tutte le democrazie occidentali le tv pubbliche sovvenzionate dal canone criticano governi, coalizioni, partiti e singoli politici senza che nessuno gridi allo scandalo». Parole ampiamente condivise dai consiglieri Rai di opposizione Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten.
E quest'ultimo non ha mancato di sottolineare che il 13,5% di share «è un flop clamoroso, forse la peggiore performance di Raiuno nell'anno. Una scelta contraria all'interesse dell'azienda. Mi auguro che sia di insegnamento e che i giornalisti tornino a fare i giornalisti e i dirigenti a dirigere l'azienda».
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