Ora i «farabutti» vanno in piazza.
La sinistra prepara per sabato cortei. Il pretesto è difendere la libertà di stampa ma il vero scopo è attaccare Berlusconi. E l'Avvocatura di Stato dice: «Se non passa il Lodo Alfano il premier potrebbe anche dimettersi».
Rassegna stampa - Il Giornale, Vittorio Feltri, 17 settembre 2009.
In attesa del congresso più pasticciato della storia, il Partito democratico mostra i muscoli che non ha più, e va in piazza con i farabutti di cui il premier ha parlato in tivù, colpendo nel segno. La manifestazione più insulsa organizzata dalla sinistra si svolgerà sabato, cioè dopodomani, e si sa già che avrà uno scopo diverso da quello dichiarato. Della libertà di stampa non importa a nessuno; è solo un pretesto per mobilitare un po' di gente urlante. Si griderà contro Berlusconi, ovviamente, senza il quale i progressisti non sanno stare nemmeno un minuto.
O insultano lui o non hanno niente da dire. Lo si è constatato perfino durante l'estate: ogni volta che qualcuno dell'opposizione ha avuto l'opportunità di parlare o di scrivere, anziché affrontare un qualsivoglia argomento politico, si è abbandonato al solito sfogo contro la vita pubblica e privata del Cavaliere.
Una monotonia mortale. Quella dell'antiberlusconismo - ormai di maniera - è diventata una mania, un'ossessione, una malattia della mente e dell'anima che ha ridotto la politica a un esercizio degno dell'asilo Mariuccia: da una parte l'opposizione che se la prende sempre e comunque - per manifesta antipatia - con il premier, ricorrendo a iperboli verbali spregiative; e dall'altra la maggioranza che lo difende spesso maldestramente e con crescente irritazione.
Si è arrivati all'assurdo di riservare la prima pagina dei giornali alle prodezze della D'Addario mentre l'Iran annunciava di aver arricchito il proprio arsenale con una bella bomba atomica che, in mano a certi individui, non è rassicurante. Ogni occasione è buona per attaccare briga, ma questo non sarebbe tanto grave se almeno cambiasse il motivo della discordia. Neanche per sogno. Si litiga su Berlusconi o per Berlusconi, quasi non esistesse altro per accapigliarsi.
Ieri sono volati schiaffoni a causa dell'Auditel che non ha assegnato al premier il record degli ascolti a Porta a Porta dedicata alla consegna delle case agli abruzzesi rimasti senza. Polemiche stupide visto che (in prima serata) i programmi televisivi d'informazione sono notoriamente meno seguiti di qualsiasi spettacolo di intrattenimento o evasione. Quando Eluana morì, la trasmissione relativa fu largamente battuta dal Grande Fratello, e ciò non significa che gli italiani non avessero a cuore la povera ragazza. Lo stesso è accaduto nella serata di martedì su Raiuno. Era fatale. I terremoti destano impressione e interesse generale nel momento della distruzione; la ricostruzione e l'assegnazione degli alloggi, invece, premono ai senza tetto e a una minoranza di cittadini.
Va però aggiunto che in un Paese in cui edifici demoliti dal sisma vengono rimessi in piedi, di norma, dopo quarant'anni, è una notizia meritevole di attenzione se un governo riesce in cinque mesi a regalare alloggi veri a chi li aveva perduti. Immaginate se un primato così lo avesse registrato un governo di centrosinistra: ci avrebbero fatto una «capa tanta». Poiché l'impresa è riuscita a Berlusconi, secondo i progressisti doveva passare sotto silenzio. Di qui il festival di polemiche cui assistiamo.
E non è finita. Come dicevo all'inizio, sabato ci tocca la piazzata che prende spunto dalle querele del Cavaliere a la Repubblica e all`Unità, che si sentono minacciate nella libertà. Figuriamoci. Le querele sono all'ordine del giorno nei quotidiani e nei periodici. Ne becchiamo tutti e da tutti; personalmente ne ho presa una due giorni orsono dal presidente della Camera e non mi sono spaventato. Continuerò a scrivere senza tremori al polso. E pazienza se per il Giornale nessuno scende in piazza. Tanto più che la manifestazione indetta dalle due testate citate, dai sindacati e da vari conformisti di sinistra sfocerà nella solita lamentazione antiberlusconiana, un rito logoro e insensato che danneggia chi lo celebra ogni cinque minuti perché rivela una totale mancanza di idee e progetti competitivi.
La medesima mancanza di idee e progetti che caratterizza anche la fase precongressuale del Pd, avviata mestamente a conclusione con un nulla di fatto. Per una semplice ragione: non un candidato alla segreteria ha espresso una sola frase che non fosse improntata al più becero antiberlusconismo. Un Pd conciato così non potrà mai essere un interlocutore idoneo per trasformare l'Italia da ring in democrazia.
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