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mercoledì 26 agosto 2009

Un altro esempio di legge che non tiene conto della realtà

Ne avevamo parlato ieri, oggi un nuovo articolo su Il Cittadino di Carlo Catena precisa la situazione.
Clandestini, tutte le udienze rinviate alla metà di settembre.
Rassegna stampa.

Sono state fissate tutte per il 15 e il 16 settembre le udienze innanzi ai giudici di pace di Lodi e di Codogno per il nuovo reato di “ingresso clandestino nel territorio dello Stato”. Una ventina, dal 10 agosto a ieri, gli extracomunitari irregolari denunciati dalle forze dell’ordine nel Lodigiano e nel Sudmilano, tutti immediatamente destinatari anche di un decreto di espulsione dei questori di competenza. Entro cinque giorni dal provvedimento dovrebbero quindi lasciare il Paese, anche se il “pacchetto sicurezza” dispone che invece l’udienza per il reato di clandestinità vada fissata entro 15 giorni. Il termine non è stato rispettato, nel Lodigiano come in tutta Italia, semplicemente perché fino all’entrata in vigore di questa norma gli uffici del giudice di pace non si dovevano occupare di giudizi immediati, a differenza dei tribunali che invece sono organizzati per tenere udienze tutto l’anno per i casi di arresti in flagranza di reato e conseguente giudizio con rito direttissimo. Per il reato di clandestinità si è quindi deciso di applicare la “sospensione feriale”, cioè il blocco estivo dell’attività giudiziaria ordinaria, e di fissare le udienze nelle prime due giornate disponibili.
Mentre i legali, che in alcuni casi anche nel Lodigiano hanno anche fatto ricorsi al Tar per cercare di far rimanere loro assistiti in Italia, stanno preparando le strategie di difesa, i pubblici ministeri hanno intenzione di chiedere un incontro al procuratore capo Giovanni Pescarzoli per concordare linee unanimi riguardo le richieste di condanna e l’interpretazione della norma. Già passata, invece, la linea delle udienze ravvicinate, una dietro l’altra, cui dovranno partecipare, come per le direttissime, gli agenti e i militari che avevano contestato il reato: un’incombenza “burocratica” in più per le forze dell’ordine.
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