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mercoledì 26 agosto 2009

Chiamiamoli per quel che sono: razzisti

Non dobbiamo credere che solo i leghisti lodigiani abbiano dato la stura alla propria intolleranza razzista accentuata dall'evento religioso musulmano del Ramadan. L'attuale leghismo dovunque significa razzismo che cerca di trovare nel movimento globale anti-musulmano il proprio fondamento, la propria giustificazione, ma è razzismo e basta. Così anche i musulmani di Bergamo non hanno più un luogo per celebrare il Ramadan e lo hanno saputo solo all'ultimo momento. A sbarrare loro la strada è stato il nuovo presidente della Provincia, il leghista Ettore Pirovano. Negli ultimi anni centinaia di musulmani erano soliti celebrare le proprio preghiere del mese sacro nella palestra dell'Istituto scolastico "Marconi" di Dalmine. E anche quest'anno avevano presentato la relativa richiesta per iniziare a usare la palestra dal 28 agosto. Ma, solo lunedì, hanno ricevuto il no dalla Provincia, titolare degli edifici scolastici. Il motivo? L'intervento diretto di Pirovano, che insieme al preside della scuola ha analizzato leggi e regolamenti per l'utilizzo della palestra per fini diversi dal consueto, scoprendo che ogni persona che entra dovrebbe essere dotata di polizza assicurativa di responsabilità civile e polizza assicurativa infortuni, e poi che la richiesta non era stata presentata entro i termini di legge. "Sono amareggiato per quanto accade - ha detto il vice presidente del Centro culturale Mohamed Saleh - Si stanno adducendo motivazioni per dirci di no che secondo me non sono realistiche. Non è vero, ad esempio, che non abbiamo un'assicurazione e davvero facciamo fatica a capire quale sia il vero motivo per il quale ci è stata vietata la palestra. Anche il preside, per telefono, nel dirci di no era molto a disagio. Abbiamo fatto tutto come negli ultimi anni. Ma stavolta la domanda e le pratiche presentate non vanno bene. Aspettiamo la spiegazione ufficiale. E intanto prendiamo atto, apprezzando moltissimo, della disponibilità del sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, a trovare una soluzione".
La Curia bergamasca è venuta in soccorso della comunità islamica di Bergamo che, su richiesta del Comune di Bergamo, ha offerto la Casa del Giovane di via Gavazzeni.
E veniamo alle questioni locali.
Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi ci dice che si è fatta più dura la posizione del Pcl, che invoca il diritto alla preghiera e punta il dito contro il razzismo «ispirato dalla Lega».
«La moschea chiusa per una scelta politica».
Opposizione perplessa anche se per il Pd non ci sono obiezioni sull’ordinanza.

Rassegna stampa.

Rispetto delle regole sì, ma che questo principio non sia piegato a fini politici, e comunque critica forte al metodo “urlato” di arrivare alle decisioni: è questa la posizione delle minoranze rispetto all’annunciata chiusura della moschea di Casale da parte dell’amministrazione comunale.
Lunedì sera è arrivata la conferma da parte del sindaco Flavio Parmesani che oggi scatterà l’ordinanza per il ripristino della destinazione d’uso originaria per i locali di via Fugazza, da anni usati dalla comunità islamica come sede del centro culturale e luogo di preghiera. Lo stabile dovrà tornare a un uso artigianale, di fatto è l’allontanamento dei musulmani da quello spazio. Contestualmente però l’amministrazione si è resa disponibile a trovare una sede alternativa, ma solo temporanea, fino alla fine di settembre, per permettere agli islamici di concludere il Ramadan, il mese di preghiera e digiuno. Ieri sono avvenuti alcuni sopralluoghi in alcune possibili sedi, ma pare che i primi riscontri non siano stati positivi. Difficilmente si riuscirà a trovare in breve tempo una nuova sede sufficientemente capiente per i 150 o 200 fedeli musulmani, spesso con famiglie al seguito, attesi ogni venerdì per la preghiera. I tempi così si annunciano lunghi. E comunque dopo la fine di settembre la comunità musulmana dovrà guardare altrove, probabilmente con l’ipotesi d’acquisto di un nuovo spazio in qualche paese della Bassa, dove magari i prezzi sono più abbordabili.
«Il rispetto delle regole deve valere per tutti, stranieri e italiani indistintamente, e pertanto non ci sono obiezioni da fare alle decisioni dell’amministrazione - commenta Federico Moro, segretario del Partito democratico -. Ha lasciato perplessi piuttosto come nei giorni scorsi questo tema sia stato utilizzato dall’amministrazione di Casale per scaricare la questione della preghiera musulmana e del diritto di culto sulla città di Lodi, dimostrando incapacità istituzionale a gestire situazioni delicate per la città. Noi auspichiamo che alla fine si possa trovare una sede temporanea almeno per la conclusione del Ramadan, una soluzione di buon senso che stride con la politica degli annunci a effetto fatta finora».
Più netta la contrarietà del Partito comunista dei lavoratori, che non accetta la chiusura della moschea. «Stanno usando strumentalmente questioni di carattere tecnico, piegando il rispetto delle norme ai propri fini politici: non c’è alcun problema di sicurezza, ma solo una questione burocratica, il cambio di destinazione d’uso. Che male fanno i musulmani a pregare lì dentro? Li si poteva lasciare in quella sede almeno fino al Ramadan, e invece si è voluto mandarli via per un gesto politico come testimonia adesso la scenetta della ricerca di una sede alternativa temporanea - dice Leopoldo Cattaneo -. Il problema non è nel rispetto della norma, ma nella volontà di colpire una comunità e di nascondere i problemi veri dietro questa ondata di razzismo ispirato dalla Lega. Mi chiedo dove sono il Pdl e l’Udc in questa coalizione, e che cosa ne pensano i loro elettori moderati».

Sara Gambarini invece ci dice delle reazioni a Codogno alle dichiarazioni dei leghisti locali sugli immigrati.
Il consigliere Zafferri all’attacco della Lega: «Pensi a lavorare e lasci stare gli immigrati».

Non ci sta Mario Zafferri, consigliere di minoranza, che replica duramente alle dichiarazioni del leghista Andrea Negri riguardo alla questione stranieri. «Le idee presentate da Negri non le posso accettare», afferma Zafferri. In particolare il consigliere di minoranza non condivide l’idea di consentire l’accesso ai contributi comunali soltanto agli stranieri residenti a Codogno da almeno cinque anni.«In effeti si tratta di un provvedimento votato alla discriminazione», precisa Zafferri, sottolineando come la Lega di Codogno si preoccupi di problemi che attualmente non sussistono. «A Codogno non c’è nessuna ondata di stranieri - sottolinea convinto Zafferri - e la Lega farebbe meglio ad occuparsi dei problemi reali della città e tuttora non risolti».
L’affondo dell’esponente di centrosinistra si riferisce ai lavori pubblici non ancora conclusi né all’istituto Anna Vertua Gentile né per quanto concerne l’ex asilo nido situato all’ingresso della città. «L’amministrazione Dossena è allo sbando - annuncia sicuro Zafferri - e in tre anni nessuna delle grandi opere è stata realizzata; le preoccupazioni della Lega, a capo dell’assessorato ai lavori pubblici, devono essere ben altre piuttosto che preoccuparsi di vicende che riguardano Casale». Per Zafferri infatti la decisione del sindaco casalese Flavio Parmesani di chiudere il centro culturale islamico della sua città, localizzato in via Fugazza, riguarda il suo territorio e nell’ipotesi di ripercussioni su Codogno l’atteggiamento della Lega non può e non deve essere quello di «un muro contro muro». Zafferri sottolinea che la preclusione allo straniero non può essere totale: «Se lo straniero è regolare e paga le tasse, qual è il problema?!».

Matteo Brunello ci parla degli sviluppi a Lodi.
Chiarimento tra le parti: è stato ribadito che in via Lodivecchio non arriveranno i musulmani “sfrattati” da Casale.
Moschea, no alle preghiere nel cortile.
Lo ha ribadito ieri il sindaco in un incontro con i vertici islamici.


«Ci opporremo a tappetini e altoparlanti nel cortile della moschea». L’alt arriva direttamente dal sindaco del capoluogo, Lorenzo Guerini, che nella mattinata di ieri ha convocato i rappresentanti locali della comunità musulmana. In un confronto con il responsabile Sabri Sashouk e l’imam Mohamed Anwr, è stata discussa la situazione del luogo adibito alla preghiera in zona Fanfani. Un chiarimento, dopo il dibattito sviluppato negli ultimi giorni e in vista dell’annunciata chiusura del luogo di culto islamico di Casale, con la possibilità che i fedeli si riversino sul capoluogo. «La moschea di Lodi è il luogo di culto degli islamici della città. Non può pertanto accogliere i fedeli di tutto il territorio», avverte Guerini.
Da parte di palazzo Broletto è stata richiesta una collaborazione ai musulmani, per evitare un’affluenza fuori dalle possibilità di capienza del centro culturale intitolato “Al Fath” di Lodi. «Ho invitato i responsabili della comunità lodigiana a mettersi in contatto con Casale, per chiedere a quei fedeli di non arrivare tutti nel capoluogo, che non potrebbe accogliere per la preghiera persone da tutta la provincia. Ribadisco che la moschea di Lodi è stata pensata per un utilizzo limitato all’ambito cittadino - ha sottolineato Guerini -. Comunque mi è stata espressa dai referenti della comunità musulmana di Lodi la volontà di collaborare, e anche loro hanno di fatto condiviso la mia lettura. Mi auguro in più che si arrivi a una soluzione per Casale, soprattutto per il mese del Ramadan, nel rispetto delle regole e per garantire il diritto al culto». Poi, sempre dal sindaco di Lodi, è arrivato uno stop all’eventualità di fare una preghiera, nel mese sacro per gli islamici, negli spazi esterni di via Lodivecchio: «È chiaro che gli spazi a disposizione per la preghiera sono quelli allestiti per la moschea, sono quindi esclusi all’utilizzo del culto anche i cortili. Altrimenti saremo costretti ad intervenire». Su questi temi, il referente della comunità musulmana, Sabri Sashouk ha affermato che la situazione è sotto controllo, e anche l’imminente chiusura di Casale o la difficoltà a trovare un’area per la preghiera islamica nei pressi di Sant’Angelo non dovrebbero avere conseguenze su Lodi. «Non succederà che i fedeli di Casale vengano nel capoluogo. Ne sono convinto. Devono trovare una soluzione in quella zona. Anche con l’apporto dell’amministrazione comunale. - ha osservato -. Altrimenti che vadano a pregare in piazza. Poi vediamo cosa succede». E nel corso dell’incontro avvenuto in municipio, verso le 12 di ieri, si anche parlato dello spazio di via Po (nella zona dell’Oltreadda) che era stato adibito al culto. Un locale che presto potrebbe essere riaperto, dai referenti dell’associazione “Il Cedro”. «Ho fatto presente che quelle stanze non possono essere utilizzate come una moschea, ma deve essere usato come semplice ritrovo per attività e iniziative», ha affermato Guerini. E lo stesso Sabri Sashouk ha detto che «in città la moschea rimane una sola, quella di via Lodivecchio, mentre quello di via Po è un semplice centro culturale».
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