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mercoledì 26 agosto 2009

Nessuno nel governo disconosce la Chiesa

Riportiamo l'intervista di Ignazio La Russa rilasciata a La Stampa e raccolta da Giacomo Galeazzi.
La Russa: "La Chiesa ha diritto di manifestare proprio dissenso".
Rassegna stampa.

Ministro Ignazio La Russa, dopo la tragedia di Lampedusa il governo e la Chiesa sono ai ferri corti sui respingimenti?
«Non ho mai avuto la presunzione di pacificare le situazioni o le relazioni con la Santa Sede, però, al di là di parole sopra le righe, sono convinto che in fondo nessuno nel governo disconosca l'alta funzione morale svolta dalla Chiesa in ogni sua espressione. Anzi, il riconoscimento dell'azione della Chiesa è insito nel modo di essere del nostro esecutivo. Personalmente ho un immenso rispetto per la Chiesa e mi inchino alla sua missione che è quella della carità da esercitare nei confronti di tutti. Poi, però c'é una missione diversa, che è quella di chi ha il dovere di far rispettare le leggi. Una missione che appartiene alla politica e alle istituzioni».
Le critiche di Cei e Vaticano al pacchetto sicurezza sono state dure. Cosa replica?
«Come governanti abbiamo compiti differenti rispetto ai vescovi. La loro impostazione caritatevole nei confronti dei poveri è doverosa, ma d'altra parte lo è anche far rispettare la legge. E' un fardello pesante. Sia chiaro e tondo a tutti, però, anche agli amici della Lega che io questa responsabilità, questa attenzione nei confronti della Chiesa la sento fortissima».
Perché?
«Provengo da una famiglia molto cattolica. Se provassi a mancare di rispetto alla Chiesa dal cielo mia madre mi manderebbe un fulmine. La Chiesa ha pieno diritto di esprimere il proprio dissenso. Semmai mi sembra fuori luogo la polemica sollevata dal segretario del Pd, Franceschini che sbaglia ad attaccarci perché il decreto sull'immigrazione proposto dal ministro dell'Interno Maroni sta dando ottimi frutti. E lo dimostra il gran numero di immigrati clandestini che sbarcavano sulle nostre coste e andavano a costituire anche un problema di ordine pubblico. Una vera e propria emergenza in confronto alle poche decine che sono sbarcate in questa estate. La gente vuole sicurezza, si sente da tanti indicatori».
Quali, per esempio?
«Ovunque vada incontro cittadini entusiasti dei militari impegnati, insieme a polizia e carabinieri, nei pattugliamenti delle strade e dei parchi. Un esperimento che ha ottenuto risultati lusinghieri sia nel contrasto della criminalità sia nel gradimento dei cittadini. Hanno percepito una sicurezza maggiore e sono contenti della presenza, anche nelle ore notturne, delle pattuglie miste fra forze dell'ordine e forze armate. Ci sono pattuglie, anche a piedi che danno ai cittadini la sicurezza di un controllo del territorio continuativo. A volte l'accoglienza è anche imbarazzante, ho visto gente che applaudiva dalle finestre, la gente ama la presenza dei militari, della polizia e dei carabinieri, sa che ad avere paura di loro sono solo i ladri, gli stupratori, i rapinatori, e forse anche qualche estremista di sinistra che non ha ancora rinunciato a certi pregiudizi ideologici».
È giusto schierare i militari persino contro l'abusivismo, contro i venditori stranieri di marchi contraffatti?
«Può darsi che a qualcuno piaccia di più comprare a metà prezzo, ma se la legge lo vieta, i nostri devono intervenire ed è quello che ci chiede una parte non marginale dell'economia».
A proposito di militari, è preoccupato per la situazione in Afghanistan?
«La natura della missione in Afghanistan non è cambiata minimamente, difficile era e difficile rimane, perché loro sono in guerra contro di noi, mentre noi abbiamo una missione di pace e di ricostruzione. In questi giorni che ci sono state le elezioni. Sono aumentate a dismisura le ostilità. Seguiamo quotidianamente l'evoluzione della situazione. Devo sottolineare la grande capacità operativa dei nostri soldati, perché nella zona a comando italiano ha votato oltre il 50% della popolazione e ci sono stati pochissimi incidenti. Le occasioni di pericolo però sono aumentate e io tutte le mattine mi sveglio con grande apprensione aspettando la prima telefonata della giornata».
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