La crisi blocca il valore dei terreni.
Rassegna stampa – Il Giorno di oggi, Liliana Marchesi.
Stallo totale dei prezzi dei terreni agricoli. La crisi economica non si ferma e a metterlo nero su bianco ci pensa la Regione Lombardia: il valore dei campi della pianura di Lodi e Codogno non hanno subito alcun aumento rispetto all’anno scorso, in pratica sono stati rilevati “dati fotocopia” tra il 2008 e il 2009. Il prezzo al metro quadro dei terreni agricoli varia in relazione al tipo di coltura esistente: si passa da un minimo di 1,89 euro per il terreno incolto, arrivando ad un massimo di 9,09 per l’orto irriguo. Si considerano a parte vigneti (5,78), pioppeti (3,53) e boschi (1,91) perché in questi casi il soprassuolo deve essere valutato a parte. Dal Duemila a oggi è battuta d’arresto nel business dei campi. Nel 2008 l’aumento del valore rispetto all’anno precedente c’è stato, anche se marginale: il costo al metro quadro di una risaia è passato da 4,18 euro a 4,26 mentre per un prato a marcita da 4,81 è aumentato a 4,91.
Insomma i segnali di crisi erano già presenti, ma nel 2009 la situazione è peggiorata. «La produzione — spiega Luigi Tomasi, direttore di Confagricoltura di Milano e Lodi — ha risentito fortemente della crisi di questi anni, minando il potere d’acquisto degli agricoltori. Manca la liquidità che permette d’investire». La questione non è circoscritta al settore agricoltura: lo stallo è strettamente correlato anche alla crisi del mercato edilizio.
«Negli anni scorsi — puntualizza Carlo Franciosi, presidente della Coldiretti di Milano e Lodi — gli agricoltori vendevano porzioni di terreno ad agenzie immobiliari che investivano in previsione dei cambi di destinazione (passando da terreno agricolo a terreno edificabile), dei vari piani regolatori. Il contadino con il ricavo di queste vendita poteva permettersi l’acquisto di una porzione ben più ampia di terreno. Non essendoci più richieste dal mondo immobiliare, è ovvio che si ferma anche la compravendita del mondo agricolo». Le previsioni non sono confortanti, ma c’è sempre la speranza che qualcosa si stia muovendo. «Abbiamo toccato il fondo, possiamo solo riemergere», conclude Franciosi.
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