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mercoledì 26 agosto 2009

Fascismo, tempi da anticristo

Riprendiamo da Il Cittadino di oggi una lettera di Crem (Dino Cremascoli).
In questa situazione come può riscattarsi la nostra Italia?
Rassegna stampa.

Giro per Lodi in questi giorni di gran caldo e di città deserta e mi accordo che, in centro, ormai sono rarissimi i manifesti che si vedono sui muri. La pubblicità ha le sue esigenze, ma, forse, le soddisfa solo attraverso la tv e lascia i muri cittadini solo per annunci funebri.
Tre manifesti, però, mi hanno colpito in questo periodo in giro per Lodi, sono pochi, ma ci sono. Il manifesto delle Acli che parla dell’inaugurazione della sua nuova sede sul viale delle Rimembranze, in un’ala dell’edificio della Casa della Gioventù: bene per la nuova sede e buona fortuna per le Acli che con i sindacati aumentano i lavoratori.
Altri due manifesti si trovano attualmente sui nostri muri, due manifesti per me molto significativi e che, forse, ai giovani non dicono niente o quasi. Per quelli della mia generazione, sono invece il ricordo di un passato di cui oggi si ignora tutto, o, se non tutto, il 98 per cento. Il restante 2 per cento, non lo si ignora, perché chi l’ha vissuto, l’ha vissuto sulla sua pelle su cui ha lasciato lividi o ferite o cicatrici incancellabili. Parlo dei due manifesti che ricordano, uno l’eccidio di Villa Pompeiana, del luglio 1944 e l’altro i sei lodigiani fucilati al Poligono di tiro di Lodi il 22 agosto dello stesso anno.
I due manifesti ci parlano di un sacco di giovani o giovanissimi uccisi dai fascisti, mentre infuriava la repressione contro i movimenti partigiani in lotta per la libertà. Erano tempi buissimi, quando il mondo era sconvolto dalla guerra, dalla fame, dagli attentati, dalla lotta fratricida, da conflitti di ogni genere, da odio, vendette, distruzioni e il peggio del peggio. Non è che tutto questo avvenisse in capo al mondo, al di là dei mari, in paesi sconosciuti: questo avveniva anche nel piccolo mondo di Lodi e del Lodigiano dove, ucciso senza pietà un gerarca fascista, si prendevano ancor più senza pietà sei ragazzi di Lodi, li si sbatteva contro un muro, e altri ragazzi, armati fino ai denti, li facevano fuori, colpevoli o no, giovani o adulti non importa, perché su tutto regnava lo spirito di parte, il rancore, l’ingiustizia più nera, la ferocia: tempi da anticristo! Che sanno i giovani di oggi di quei giovani dei miei tempi che si sono sacrificati per la mia povera Patria che in questi anni è ancora alla ricerca di basi su cui costruire un avvenire?
I manifesti che leggo sui muri di Lodi mi ricordano i giorni dolorosissimi di oltre 60 anni fa e la pena si rinnova perché furono giorni difficili per tutti e continuano ad esserlo ancora. Si pensi infatti che quelli che hanno fucilato i sei del tiro a segno e gli altri dell’eccidio, oggi sono al potere in Italia o sono simpatizzanti di quanti sono al potere e dettano legge e si fanno passare per i salvatori della Patria che, allora, hanno portato al baratro. Ricordi, i miei, angoscianti anche perché l’attualità me li rende ancor più amari e dolorosi al pensiero che tra quelli che oggi hanno il potere e pontificano e fanno i padreterni ci sono dei “signori“ (per esempio un ministro della Repubblica) i quali non hanno vergogna ad affermare pubblicamente che con la bandiera italiana, per la quale sono morti quelli del tiro a segno e di Villa Pompeiana, loro si puliscono il culo. Un ministro del mio Paese si pulisce il culo con la bandiera? Come può riscattarsi la nostra Italia?
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