Processo breve ma non per gli immigrati.
Rassegna stampa - Liberazione, A.Mau., 13 novembre 2009.
Ce l'hanno fatta ed è bufera. Gli sono bastati anche meno di due giorni e due notti ai tecnici berlusconiani guidati da Niccolò Ghedini per mettere a punto il disegno di legge sul processo breve e presentarlo al Senato. A 48 ore dal faccia a faccia Berlusconi-Fini, il testo, con tanto di firma del presidente dei senatori Pdl Gasparri, del vice Quagliariello e del leghista Bricolo, si avvia ad un iter parlamentare non facile. «Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della costituzione e dell'articolo 6 della convenzione europea sui diritti dell'uomo», è il titolo di quello che passerà alla storia come il ddl Gasparri, un altro dopo la legge sulle tv. Un altro cucito a misura per Berlusconi, tuonano Pd e Idv, un altro pure peggio del lodo Alfano per garantirgli il salvacondotto dai processi milanesi (Mills, diritti tv Mediaset, Mediatrade). Ma c'è di più. Perchè il menu preparato questa volta sembrerebbe portare dritto dritto ad un ennesimo scontro tra governo e organi della magistratura, nonchè Quirinale. E c'è da stare attenti alla Consulta, perchè in molti, anche di maggioranza, rilevano già da ora profili di incostituzionalità temendo una nuova bocciatura della Corte Costituzionale, dopo quella del lodo Alfano.
Come si era detto alla vigilia, il testo stabilisce in sei anni, due per ogni grado di giudizio, la durata massima dei processi per reati con pene non superiori ai dieci anni di reclusione. La norma si applicherebbe ai soli imputati incensurati e anche ai processi pendenti ma solo quelli in primo grado. In altre parole, a partire dalla data del rinvio a giudizio i magistrati hanno due anni di tempo per concludere il processo, sono i limiti imposti da Ghedini per rendere certa la tagliola della prescrizione al processo Mills in cui Berlusconi è imputato per corruzione in atti giudiziari. E già in queste ultime due clausole si concentrano molte delle critiche dell'opposizione, delle toghe, nonchè di aree del Pdl più vicine al presidente della Camera. Ma ciò che ha destato più scalpore ieri è la novità imposta dalla Lega. Vale a dire l'esclusione del reato di immigrazione clandestina e dei reati legati all'immigrazione (quelli del testo unico) dalle fattispecie che possono beneficiare del processo breve. Di contro, sono inclusi nei benefici reati come la corruzione, truffa, ricettazione, violenze private. La capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, che l'altro ieri aveva convocato una conferenza stampa per avanzare proposte al governo in tema di giustizia, è furiosa. Sbatte - letteralmente - il testo del ddl contro il muro davanti ai giornalisti. Netta negli esempi: «Il ddl non si applicherà per il furto aggravato. Così per il rom che ruba il processo rimarrà, mentre processi come Eternit, Thyssen, Cirio e Parmalat andranno al macero». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani annuncia «battaglia» in Parlamento. In soffitta, per il momento, i propositi di confronto con la maggioranza sulle riforme. «Il ddl è inaccettabile. Se arriveremo allo scontro non sarà responsabilità dell'opposizione». Di Pietro e Rifondazione, che scenderanno in piazza contro Berlusconi il 5 dicembre, chiariscono che quella sarà l'occasione per cominciare a «raccogliere le firme contro una legge incostituzionale». Casini con la sua Udc aveva criticato il testo nei giorni scorsi, ora è più dimesso (astensione in Parlamento?).
Ma in questa fase è soprattutto la maggioranza a soffrire il nuovo colpo di mano. Non ci sono solo i dubbi dei finiani che faranno sentire la loro voce al passaggio del testo a Montecitorio. Anche costituzionalisti di area Pdl, come Antonio Baldassarre, bollano il ddl Gasparri come «incostituzionale e imbarazzante». Perchè, spiega Baldassarre, «esclude reati lievi e include reati gravissimi, come la concussione e la corruzione». E poi c'è un'altra violazione del principio di uguaglianza: la scelta di limitare l'applicazione della norma solo ai processi pendenti in primo grado: «O si applica solo ai processi futuri o si deve applicare a tutti i processi in corso: diversamente mi pare incostituzionale dal punto di vista della parità di trattamento». L'Anm parla di «effetti devastanti sul funzionamento della giustizia penale. Gli unici processi che potranno essere portati a termine saranno quelli nei confronti dei recidivi e quelli relativi ai fatti indicati in un elenco di eccezioni che pone forti dubbi di costituzionalità». Il Csm prepara il parere, anche senza la richiesta del Guardasigilli Alfano, il quale si dice «soddisfatto» del testo. Ma di mine non ce n'è una sola. Berlusconi pensa anche ai processi futuri, quelli di mafia sulle stragi dei primi anni '90 che potrebbero scoppiargli tra le mani, stando alle dichiarazioni dei pentiti. La proposta di legge costituzionale sull'immunità è depositata alla Camera, serve una maggioranza dei due terzi, difficile ma già Casini ha detto sì.
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