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martedì 29 settembre 2009

«La Lega non ha bisogno di eroi, ma di pecore»

Ne avevamo parlato. Così: "C'è luce in val padana", raccontava domenica Liberazione in prima pagina: migliaia di persone, moltissimi i giovani, sfilano a Ponteranica (Bergamo), dove il sindaco leghista aveva fatto rimuovere una targa dedicata a Peppino Impastato, prontamente rimessa al suo posto dai manifestanti. Forte la presenza del Prc. È un primo,promettente sussulto popolare di protesta contro i miasmi razzisti e l'inquinamento mafioso che ammorbano la Lombardia e l'intero Paese.


Ponteranica come Cinisi: sfilano in corteo settemila persone per protestare contro le politiche della Lega. Del fatto la RAI non ha fatto cenno.
Dialogos Corleone, Salvo Vitale, 29 settembre 2009.

È finita nel migliore dei modi. Più di settemila persone, tante quante ne avevamo viste a Cinisi il 9 maggio di quest'anno, sono sfilate in corteo, non tanto e non solo per denunciare la sbruffonata del sindaco leghista di questo paese di volere togliere l'intestazione della biblioteca al “terrone” Peppino Impastato per intitolarla al buon padre sacramentino Giancarlo Baggi, oscuro studioso, ma padano purosangue, anche contro il parere degli stessi padri sacramentini, che hanno ritenuto questa scelta inopportuna e poco riguardosa nei confronti di chi muore lottando per un'idea. Davvero nessuno si aspettava tanta rabbia, tra la gente del Nord, davanti a quello che doveva passare come un gesto di sfida sia nei confronti della passata amministrazione comunale di sinistra, sia nei confronti di quelli che tentano di trapiantare al nord valori di ribellione contro la prepotenza, come nel caso dell'esempio di Peppino Impastato. La Lega non ha bisogno di eroi, ma di pecore pronte a correre dietro a un pastore, si chiami esso Berlusca o Bossi. La Lega non ha bisogno di “cittadini del mondo” o dell'Italia, di fratelli stranieri, uomini come noi, che cercano un mondo un modo disperato di sopravvivenza, ma di “padani” arroccati alla loro folle voglia di sentirsi al di là di tutto e di tutti, staccati dal resto del mondo e chiusi nel loro gretto provincialismo e nei loro soldi. In tal senso la lezione di Peppino va in tutt'altra direzione e molti se ne sono resi conto. Per di più si aggiunge l'altra bravata di alcuni valorosi guerrierini in camicia verde, che hanno coraggiosamente tagliato l'albero intestato a Peppino. Un gesto non nuovo: già nell'aprile 2007 a Termini Imerese (PA) era stato divelto un albero piantato pochi giorni prima e intestato a Peppino: allora, con estremo sprezzo del pericolo, gli eroi autori del gesto avevano anche lasciato un cartello con la scritta: “Viva la mafia”. Non ci sono molte differenze tra questa scritta e quella lasciata dagli eroici taglialegna padani:”Mè chè òle u paghèr”, che dovrebbe significare “Io qui voglio un pino”: è uguale l'intenzione di distruggere tutto quanto può ricordare un momento d'impegno contro la mafia e contro le violenze di chi detiene il potere e lo usa per difendere i propri interessi. Sinora molti siciliani si sono portati appresso il complesso di sentirsi la patria della mafia e l'oltraggio di essere identificati con i mafiosi. Peppino è proprio il contrario di questo luogo comune e questo i leghisti non accettano, ovvero che la maggioranza dei siciliani siano ben diversi da quei mafiosi con i quali li identificano. Invece alcuni giovani padani di Ponteranica, il sindaco e la sua giunta si mostrano degni di stare all'altezza delle migliori tradizioni mafiose: agire, possibilmente a sorpresa, abusando del proprio potere, cancellare i simboli che possano essere da ostacolo o da monito al proprio becero razzismo, rifiutare le scelte degli altri per imporre le proprie. C'è da chiedersi dov'era questa gente quando schiere di mafiosi siciliani, dai Fidanzati ai Carollo, ai soldati di Badalamenti e a quelli di Leggio occupavano le loro zone, particolarmente a Trezzano sul Naviglio, acquistando terreni a fior di quattrini, per avviare speculazioni edilizie. A proposito, proprio a Gaggiano, in un terreno confiscato alla mafia, l'amministrazione comunale e quella Provinciale di Milano ha deciso lo scorso anno di intitolare un bosco alle vittime della mafia e un albero a Peppino Impastato. Anche a Brescia e a Torino un intero parco è intestato a Peppino. Suggeriamo ai nostri “mafiosi padani” di fare altre spedizioni punitive e tagliare o distruggere pure questi simboli di cattivo esempio: meglio il nome di qualche laborioso padano che questo corpo estraneo alla cultura locale.
Per fortuna il Nord e Ponteranica non sono solo questo: la manifestazione è stato un primo forte segnale che la stupidità non paga, anzi si ritorce contro gli stupidi che la praticano: toccare Peppino e quello che rappresenta , cioè la modernità delle sue idee, significa avere avviato un processo di crisi e di autodistruzione di quei valori d'altri tempi portati avanti dai gruppi leghisti con l'aiuto e la complicità degli ambienti più squallidi del centrodestra berlusconiano. Naturalmente nessun cenno dell'avvenimento è stato fatto sulla RAI e sulla maggioranza dei giornali. Così come, qualche mese fa è stata oscurata la notizia che la tesoriera della Lega Nord è stata arrestata a Lugano con sette chili di eroina in valigia. La Lega non si tocca. I manifestanti per Peppino hanno invece dimostrato che per fortuna c'è un'altra Italia che non ha nulla a che fare con lo squadrismo, con il teppismo, con il razzismo, che un'altra Italia è possibile.
E comunque i Padani non si scoraggino, non sono soli: A Mazara del Vallo e a Terrasini qualche anno fa hanno divelto la lapide segnaletica di via Peppino Impastato, in un paese vicino Verona un consigliere comunale fascista si è lamentato perché Giovanni Impastato era andato a fare politica in una scuola, invece di parlare di suo fratello, a Prizzi, in provincia di Palermo, c’è uno scontro in atto tra chi vuole intestare una palestra a Peppino Impastato e chi invece è contrario perché non è uno sportivo e un prizzese, a Isnello (PA) un sindaco forzista ha fatto rimuovere il ceppo dov’era scritto “via Peppino Impastato” e si è dovuto aspettare il nuovo sindaco, che poi era quello vecchio, per rimettere tutto a posto, a Partinico, (Pa) la notizia è di stamattina, davanti all’iniziativa fatta da alcuni giovani di Rifondazione, in coincidenza con la manifestazione di Ponteranica, di scrivere “Via Peppino Impastato” in una strada, la cui intitolazione era stata decisa da una delibera comunale, da un anno e mai attuata, alcune persone benpensanti si sono lamentate perché un privato non si può permettere di prendere iniziative simili. Uno si chiede: ma come, non dovrebbero essere contenti? E invece no: chiaro esempio che Peppino ancora non appartiene a loro e alla loro cultura, è ancora un corpo estraneo e che si va alla ricerca di motivazioni e alibi utili a mascherare il proprio dissenso, il quale, alla fine, è sempre un modo di fare un piacere alla mafia.

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