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martedì 29 settembre 2009

Attenzione, la «tassa Santoro» è una imposta

Canone Rai, Fisco: evasore chi non paga.
Dalle agenzie - Adnkronos/IGN, 29 settembre 2009.

Chi non paga il canone Rai è un evasore fiscale. All'indomani della pubblicazione di uno studio in cui si evidenzia che un italiano su tre non lo paga, l'avvertimento arriva dal direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera. Rispondendo alle domande dei giornalisti sull'argomento, Befera ha infatti spiegato che "si tratta di un'imposta", per cui chi si esenta è considerato un evasore fiscale.
L’argomento canone Rai sta riscaldando gli animi in questi ultimi giorni e creando l’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione, trovando come spunto la trasmissione Annozero di Michele Santoro. Prosegue infatti la campagna del 'Giornale' per l'abolizione di quella che il quotidiano diretto da Vittorio Feltri ha ribattezzato la "tassa Santoro". Dopo i titoli a tutta pagina, e i gazebo per la distribuzione dei moduli per disdire l'abbonamento a Viale Mazzini, il quotidiano di Via Negri mette a disposizione dei lettori un indirizzo e-mail per aderire alla battaglia per l'abolizione "della tassa più odiata degli italiani". Ma non è tutto. Vista la grande adesione alla campagna è scesa in campo anche Daniela Santanchè che metterà i gazebo del Movimento per l'Italia a disposizione per "distribuire i moduli con cui chiedere la disdetta della 'tassa Santoro'".
Il tema del canone è stato affrontato anche nell'incontro tra il viceministro Paolo Romani con il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli nella sede della bicamerale a San Macuto. "Sono nettamente contrario a questa campagna contro il canone Rai. Lo ribadisco anche oggi e lo ribadirò ancora. Ma "dobbiamo far capire agli italiani il motivo per cui pagano il canone. Non dico che il servizio pubblico debba essere identificato con un bollino, ma è giusto che si capisca cosa offra''.
Al centro del faccia a faccia è stato, comunque, il caso 'Annozero'. ''Non ho chiesto al presidente Zavoli sanzioni nei confronti di 'Annozero', non l'abbiamo nemmeno formalmente chiesto all'Autorità perché riteniamo che si debba fare prima una fase istruttoria. Non abbiamo poteri di sanzione, possiamo essere solo di impulso. Né siamo mossi da intenti censori''.
Il viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni esclude censure e spiega le ragioni che hanno mosso l'esecutivo: ''Non abbiamo poteri sanzionatori. Riteniamo che il combinato disposto di una serie di norme (gli articoli 2 e 39 del contratto di servizio, il 48 del testo unico, la delibera dell'Autorità del gennaio 2009 e il suo ultimo parere di questi giorni) consenta al governo di chiedere informazioni e di verificare la giusta attuazione del contratto di servizio''.
''Con Zavoli c'è stato un incontro franco e costruttivo'', assicura Romani, ribadendo l'intenzione del governo di acquisire informazioni dai vertici Rai per verificare la corretta attuazione del contratto di servizio. ''Il governo è in piena facoltà di fare tutto questo'', spiega il viceministro delle Comunicazioni riferendosi non solo ad 'Annozero'. Il faccia a faccia con Zavoli precede quello con i vertici di viale Mazzini, convocati dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola l'8 ottobre. ''In quella sede - dice Romani- acquisiremo al massimo livello le informazioni ad Annozero ed eventualmente ad altri programmi sui quali riteniamo che, da parte del governo, debba esserci la verifica della corretta attuazione del contratto di servizio per quanto riguarda la libertà e la completezza dell'informazione, l'obiettività e il rispetto del pluralismo''.
''Il governo - insiste il viceministro - non ha potere di censura'', mentre chi può intervenire ed eventualmente sanzionare la Rai è l'Autorità garante nelle comunicazioni ''su impulso dell'esecutivo''. In particolare, il testo unico ''prevede che l'Agcom possa procedere a verifiche e irrogare sanzioni sia 'motu proprio', sia su impulso del governo''. Per questo motivo, aggiunge, ''non abbiamo chiesto sanzioni perché riteniamo che si debba procedere prima ad una fase istruttoria. Poi l'Autorità deciderà di conseguenza. Questa occasione serve anche all'opinione pubblica per capire quali siano i reali poteri del governo'', precisa Romani spiegando che nel contratto di servizio è scritto chiaramente che l'Agcom e il ministero sono tenuti a informare la Vigilanza.
Dal canto suo la Commissione di Vigilanza Rai ha deciso di convocare il Romani “per riportare il dibattito nella sua sede vera, che è la Vigilanza - ha spiegato il vicepresidente Giorgio Merlo, del Pd - Verificheremo che non ci siano interferenze del governo e getteremo le basi per un nuovo contratto di servizio che sia rispettoso della centralità del Parlamento e dell'organo di garanzia”. L'audizione dovrebbe tenersi prima dell'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e i vertici Rai, quindi probabilmente già in settimana.
Intanto il presidente dell'Idv, Antonio Di Pietro , dopo l'annuncio di aver presentato alla Camera una mozione e una interrogazione per l'"abuso di potere esercitato dal ministro Scajola", incita i vertici dell'azienda a non rispondere all'istruttoria indetta dal governo sui contenuti dei programmi televisivi. "La Rai - afferma il leader dell'Idv - non merita di incassare il canone che gli utenti pagano, fino a quando non si libererà del controllo dei partiti che decidono chi deve o non deve stare all'interno del sistema dell'informazione. Partiti che, da controllati, sono divenuti controllori. Berlusconi - conclude Di Pietro - sta occupando il sistema dell'informazione, cercando di far fallire l'azienda per poter poi occupare ogni spazio con le sue televisioni private".
Un'evasione di massa dell'abbonamento costerebbe anche 500 milioni di euro allo Stato. Canone Rai, lo sciopero e già in atto. Solo nel 2009 i mancati pagamenti hanno raggiunto il 30% del totale degli incassi, pari a 1, 6 mld. Il governo non teme la serrata.
Rassegna stampa - MF, Roberto Sommella, 29 settembre 2009.
Stavolta la nuova campagna anti-canone Rai lanciata da alcuni giornali di centrodestra potrebbe rivelarsi un boomerang. Per Viale Mazzini, per le casse dello Stato, per Mediaset. Perché far mancare di colpo parte di un terzo dei proventi al cavallo di Stato, per scelta della stessa maggioranza, sarebbe effettivamente come mettere Dracula all'Avis, parafrasando Giulio Tremonti. Che faticherà a comprendere l'inno all'evasione lanciato da Libero e Il Giornale. D'altronde basta fare quattro calcoli per scoprire che gli italiani che non pagano il canone Rai sono già qualche milione e lo Stato, che non riesce ancora stanarli, non sente proprio l'esigenza di aumentarli. L'ultima stima nota è dello stesso direttore generale della televisione pubblica italiana, Mauro Masi, che qualche giorno fa ha detto chiaro e tondo: «Rispetto al budget, che prevedeva un'evasione del 28,2%, il mio staff ha stimato un dato che supera il 30% nel primo quadrimestre del 2009». Il che significa qualcosa come 300 milioni che mancano all'appello su un totale di entrate da canone e abbonamenti radiotelevisivi di 1,6 miliardi di euro previsti per quest'anno, peraltro una delle poche voci non in rosso delle entrate tributarie.
Le contromisure dell'azienda per riscuotere i fatidici 107 euro di abbonamento sono da tempo allo studio e vanno dalla riedizione della vecchia convenzione Siae a quella, ancora avveniristica, di far pagare il canone Rai nella bolletta elettrica. Ma per ora sono solo idee sulla carta. Dunque non c'è da stupirsi se personaggi di solito schierati tra i falchi del servizio pubblico, come il vice ministro alle Comunicazioni Paolo Romani (Pdl), gettino acqua sul fuoco della corsa all'evasione («fare a questo punto una campagna contro il canone mi sembra francamente improprio»). Con la Rai, 11.300 dipendenti, più di 7 milioni di perdite consolidate nel 2008 (37 per Rai spa) e introiti pubblicitari in netto calo, non c'è proprio da scherzare. Per tanti motivi. Uno se lo lascia scappare Mario Landolfi, ex ministro delle tlc e membro della commissione parlamentare di vigilanza: «La Rai che incassa il canone ha il limite della raccolta pubblicitaria, se si tagliasse il canone si dovrebbe eliminare il tetto con conseguenze distorsive per il sistema». Pensa a Mediaset, ma non lo dice.
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