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domenica 11 ottobre 2009

Quando guardo il mio paese vedo l'inciviltà totale

Intervista - Il fondatore di Emergency dal Sudan.
Gino Strada: la Fiom? Baluardo di democrazia.

Rassegna stampa - il manifesto, Sara Farolfi, 10 ottobre 2009.

Dal centro di cardiochirurgia fondato a Khartoum, in Sudan, Gino Strada ha voluto solidarizzare con i metalmeccanici che ieri hanno sfilato per le vie del centro di Milano. Una solidarietà «per nulla formale», racconta Strada: «Recentemente la Fiom ha versato a Emergency 30 mila euro, quanto ottenuto cioè per la vittoria di due processi seguiti alla morte di due operai, e non si tratta che dell'ultimo episodio di un rapporto di fratellanza e di condivisione di valori che ci lega alla Fiom». Il fondatore di Emergency in tasca ha la tessera del sindacato metalmeccanico, la seconda tessera onoraria che la Fiom ha dato, dopo quella a Pietro Ingrao. Da Khartoum l'Italia sembra ancora più misera di quanto non sia e la Fiom, dice lui, «l'ultimo, ma proprio l'ultimo, baluardo di democrazia».
In collegamento telefonico con la piazza hai detto di provare vergogna di essere cittadino di questa Italia. Di cosa ti vergogni?
Mi vergogno di essere un cittadino di un paese che sceglie la guerra, la volgarità, la violenza, il razzismo, un paese che fa carta straccia della propria costituzione. Cosa vuol dire che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro? Già quella era una formula compromissoria rispetto a chi voleva scrivere, l'Italia è una repubblica di lavoratori. Il lavoro dovrebbe essere alle fondamenta del nostro paese e invece non c'è o, quando c'è, è sfruttato, maltrattato. Sono rimasto allibito nell'apprendere che cinque milioni di italiani hanno perso il posto negli ultimi anni, significa che ci sono centinaia di migliaia di famiglie che non possono permettersi, non dico di andare al ristorante, ma di conprare un libro, e sappiamo che se non c'è cultura, le porte sono aperte a tutti i tentativi di imbarbarimento. Quando ero ragazzo speravo nel progresso della civiltà e invece quando guardo il mio paese oggi vedo l'inciviltà totale. Perciò mi sento un italiano per caso.
I metalmeccanici lottano per la democrazia, per potere decidere delle proprie condizioni di lavoro. Non è battaglia solo sindacale, non credi?
È questione che tocca i diritti umani fondamentali e questo riguarda certamente anche la guerra, che è una delle più grandi operazioni bipartisan, fatta tanto dal centro destra quanto dal centro sinistra. Il diritto di scegliere oggi è negato a tutti e questa è la ragione per cui non voto da anni. Perchè i nostri governanti non lo chiedono ai cittadini, come vorrebbero che fossero spesi i soldi provenienti dalle tasse, cioè i loro soldi? Si dice «il popolo, il popolo, il popolo», e se magari lo ascoltassimo questo popolo forse, chissà, ci troveremmo in un paese migliore.
La settimana scorsa anche molti metalmeccanici sono scesi in piazza per la libertà di stampa, ieri il corteo romano si è concluso sotto la Rai. Ma l'informazione li ripaga con l'oscurità, cosa ne pensi?
È una scelta, i giornali giudicano più interessante aggiornarci su cosa fa una prostituta, piuttosto che sulle condizioni in cui milioni di persone si trovano. E a farlo non sono solo i giornali «di regime» ma proprio quell'informazione che reclama la libertà. Che è doverosa, ci mancherebbe, ma non sempre è sinonimo di qualità.
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