FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

domenica 11 ottobre 2009

Agorà - Spazio di discussione, 2

Tutti in divisa a scuola?

A Pordenone, la scuola media “Centro storico” con 400 alunni, un terzo dei quali straniero, ha adottato polo bianche, felpa blu con il marchio della città. L’idea è della preside Viol; il Consiglio d’istituto ha approvato, il sindaco ha concesso il logo della città. Primi ad aderire proprio gli extracomunitari: nelle loro scuole nello Sri Lanka, in Africa, la divisa è la norma. Duplice l’obiettivo: "Sviluppare il senso di appartenenza a una comunità. E frenare la corsa alla griffe". E noi cosa ne pensiamo?

Spazio foto.
Chi volesse inviarci delle foto che riguardino l'argomento, può spedircele per e-mail. Le pubblicheremo in questo spazio.



Quando la divisa era il grembiule (da notare anche la maestra).
Condividi su Facebook

6 commenti:

  1. L'idea non è da buttare. Ci sarebbe anche un altro aspetto positivo: non si vedrebbero in giro ragazzine (s)vestite come veline e ragazzini con mutande e altro fuori dai calzoni come i palestrati della tv di papi.

    RispondiElimina
  2. Come genitore non posso essere più che d'accordo, tutti uguali, più rispetto,tante volte l'andare a scuola è diventata una sfilata di moda, permettetemi un parere da mamma casalinga: quante lavatrici che risparmio..... P.s ai miei tempi le bambine avevano il grembiule bianco i maschi la brusina nera o blu,ripeto tutti uguali....e nessuno tranne qualche eccezione si guardava se avevi qualche firma.

    RispondiElimina
  3. Potrebbe essere una buona idea, perchè potrebbe contribuire a creare nei ragazzi un senso di maggiore identificazione nella loro scuola, nel sentirsi parte di una "squadra" e quindi, si spera, sviluppare un maggiore rispetto verso la comunità in cui vivono.

    RispondiElimina
  4. Dal burqa dell'aninimato uno13 ottobre 2009 alle ore 22:29

    Ho letto in un articolino che avete messo nella rassegna che la Mara Carfagna è favorevole a una legge che vieti nelle scuole burqa o niqab in quanto dice "sono simboli di sottomissione della donna e ostacolo a una vera politica di integrazione". Una divisa prevista dall'ordinamento scolastico aiuterebbe in questo e toglierebbe ai leghisti almeno uno dei motivi di polemica.

    RispondiElimina
  5. Perchè non farne un sondaggio, come è stato fatto per il gradimento dei sindaci?

    RispondiElimina
  6. In risposta all'ultimo anonimo. Perché sembra un argomento non semplicemente da "favorevole/contrario", ma su cui sia più utile raccogliere anche qualche pensiero in merito, come già i primi commenti hanno evidenziato. La questione non è poi così banale come sembra, infatti. Credo che l'abbigliamento attuale dei nostri studenti denoti il degrado come concetto dell'istituzione scuola nel pensiero collettivo. Di fronte ad una società in rapido mutamento, l'istituzione scolastica che rappresenta il pensiero consolidato, la "conservazione", è vista dalla maggioranza dei ragazzi come un qualcosa di scarsa spendibilità per la propria vita sociale. È luogo comune che la televisione sia più maestra di vita della scuola. Effettivamente il piccolo schermo insegna cose più utili per barcamenarsi in questa società berlusconiana e di conseguenza fa della scuola uno strumento obsoleto. Ne è la riprova nei giovani d'oggi la scarsa conoscenza di una scienza fondamentale qual è la matematica. Se il Sessantotto mise le basi per una rivoluzione, bisogna riconoscere che la rivoluzione, silenziosamente, l'ha fatta l'omino di Arcore con le sue donnine sculettanti, i suoi gigolo, il suo modello di vita sociale fondato sull'apparenza più che sulla sostanza, dove appunto contano più culi, tette e altri arnesi che non il cervello. Imporre la divisa a scuola significherebbe un mutamento di filosofia che forse sarebbe preludio ad altri cambiamenti. A chi come me che ha vissuto la sua infanzia e adolescenza in una scuola meritocratica fa sorridere la velina, pardon, la ministra di turno che reclamizza la meritocrazia come il toccasana per la scuola e l'università. Ancora al mio tempo delle superiori le ragazze portavano il grembiule mentre noi maschi con pari opportunità no (però la giacca, il maglione già era mal visto); ma poco sarebbe importato anche il contrario, tanto, citando una delle mie compagne di classe, il suo grembiule non nascondeva l'aereo personale del padre o la villa in uno dei posti più splendidi del Carso oltre, ovviamente l'appartamento signorile in centro. E per dire della meritocrazia, che studiasse o no, quanto a esito, spesso era cosa accessoria. Comunque, sia la divisa sia la "meritocrazia" hanno un risvolto sociale non indifferente. Se entrambe le cose fossero prese alla lettera cioè nel loro significato vero dei termini, significherebbe un mutamento sociale non banale. Ma ormai l'età e l'esperienza mi hanno insegnato che la nostra lingua, forse la più difficile del mondo, ha un lessico spaventosamente ricco, costituito da termini che hanno ciascuno numerosi significati, legati al contesto o anche alla semplice espressione. Non a caso. Già: siamo in Italia, se non ve ne siete accorti.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.