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giovedì 24 settembre 2009

Un vero e proprio conflitto armato

Antonio Di Pietro «Noi chiediamo il ritiro dei soldati dall'Afghanistan».
Rassegna stampa - Liberazione, Frida Nacinovich, 23 settembre 2009.

Onorevole Di Pietro, l'Italia dei valori non vuole tagliare i fondi alla "missione militare di pace" in Afghanistan, che dovrebbe essere rifinanziata alla fine di ottobre. Al tempo stesso l'Idv chiede al governo Berlusconi di presentarsi in Parlamento per fare il punto della situazione. Può tradurci questa posizione politica? Chiedete l'immediato ritiro dei militari? Il Tonino nazionale risponde brusco: «Certo, chiediamo il ritiro». Flash dalla conferenza stampa dei dipietristi, organizzata nell'hotel Nazionale, due passi da Montecitorio, per presentare la mozione parlamentare sull'Afghanistan. Insieme al leader ci sono Fabio Evangelisti e Massimo Donadi, capigruppo dell'Idv alla Camera e al Senato. Evangelisti illustra la mozione, indica anche le parti più significative. C'è scritto: "l'attuale presenza militare internazionale ed italiana in Afghanistan va, ormai, assumendo i caratteri di un vero e proprio conflitto armato che mal si concilia e che, invece, è necessario torni a conformarsi con il dettato della nostra Carta Costituzionale". Poche righe sotto si impegna il governo "a verificare le reali condizioni cui il nostro contingente si trova ad operare in considerazione del fatto che allo stato attuale è in corso una guerra civile tra diverse fazioni, e conseguentemente valutare anche un'autonoma strategia d'uscita dall'Afghanistan". E ancora "si impegna il governo a non prorogare i termini e, anzi, predisporre il rientro nel più breve tempo possibile degli uomini inviati come rinforzo per garantire lo svolgimento delle elezioni presidenziali dell'agosto sorso". Dunque l'Italia dei valori chiede che il governo Berlusconi ritiri il contingente militare in Afghanistan. «L'Italia, sia con un impegno interno, sia nelle relazioni con la coalizione internazionale, deve impegnarsi a rivedere la missione e in primis ad annullare la presenza militare italiana», dice Antonio Di Pietro sintetizzando il contenuto della mozione.
Sembra di capire che l'Italia dei valori faccia sul serio.
Noi non voteremo contro il rifinanziamento perché vogliamo che ai nostri militari siano garantite le migliori condizioni di sicurezza. Ma al governo italiano chiediamo qualcosa di più: di assumersi finalmente la responsabilità di portare la discussione in Parlamento e, in quella sede, appurare quello che noi diciamo da tempo. Bisogna uscir fuori dall'ipocrisia ed affrontare l'Afghanistan per quel che è. In Afghanistan c'è la guerra. Di conseguenza la missione va rivista e i soldati vanno ritirati. La fotografia dell'attuale situazione parla chiaro: in modo guerreggiato non sarà possibile trovare una soluzione né nel breve né nel medio termine.
Rischiate di essere l'unica voce parlamentare fuori dal coro. Le altre forze politiche sembrano intenzionate a confermare i finanziamenti. Tutt'al più si parla, a palazzo Chigi, di una non meglio precisata "transition strategy".
Il governo italiano illustri la situazione afghana e dica chiaro e tondo cosa vuole fare. Anche perchè le diverse posizioni all'interno della maggioranza non fanno che aggiungere insicurezza all'insicurezza. Ieri ero ai funerali dei militari morti, c'era una grande commozione. Tutti esprimevano una forte vicinanza ai nostri soldati, nessuno vuole lasciarli soli. Ma che senso ha stare ancora lì? Sicuramente non ha senso parteggiare per una o per l'altra fazione. L'elezione del presidente Karzai è stata fortemente condizionata da brogli elettorali. Ci auguriamo che altre forze politiche condividano le nostre preoccupazioni sull'Afghanistan. Siamo andati in quei territori in missione di pace, e ci siamo ritrovati in guerra. Presenteremo la nostra mozione. Ci risponderanno rivolgendoci le solite contumelie, ci siamo abituati.
A proposito, anche sulla "missione militare di pace" l'Italia dei valori si presenta come l'opposizione più marcata al governo Berlusconi. Ma non è una notizia.
L'Italia dei valori fa opposizione non all'Italia, ma al governo Berlusconi perché è il premier ad essere antitaliano. Nel fare la nostra opposizione, noi raccogliamo il disagio profondo di tanti italiani che sono profondamente delusi per la scarsa credibilità, anche internazionale, del premier e per come i problemi più seri siano affrontati da questo governo come se fossero secondari.
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