Rassegna stampa - Libero, Lettera di Michele Santoro, 24 settembre 2009.
Caro Direttore, durante la nostra conferenza stampa di martedì 22 settembre ho spiegato con estrema precisione al collega di Libero, Enrico Paoli, come stanno le cose riguardo le troupe. Ma vedo che non è servito. Il vostro giornale titola infatti "Santoro licenzia i cameraman Rai: o i miei o niente". Non sono in grado di dire se i numeri da voi forniti siano esatti ma certamente essi comprendono gli operatori di ripresa in studio che, anche nel nostro caso, sono personale esclusivamente Rai. Per quanto riguarda le troupe di ripresa leggere (che realizzano le inchieste), se si escludono quelle a disposizione dei telegiornali, esse in Rai non dovrebbero raggiungere il numero di venti. Ribadisco che sarei stato ben felice di utilizzarle ma gli uffici competenti non ci hanno fornito alcuna disponibilità in questo senso.
A pochi giorni dalla messa in onda della trasmissione si voleva invece dar vita ad una gara di appalto, per una fornitura di generiche professionalità esterne alla Rai, che avrebbe ulteriormente ritardato la messa a regime del programma e non avrebbe garantito l'impiego dei nostri collaboratori storici.
Se volete continuare a scrivere per partito preso fatelo pure; se i vostri buoni rapporti con i nuovi dirigenti Rai vi permettono invece di pubblicare una lista degli operatori da noi licenziati o semplicemente rifiutati, fatelo. Sennò buon lavoro e... Cordiali saluti
So che mi attirerò le ire di molti, ma per me Santoro è bravo.Anzi, il migliore, senza allusione alcuna a quell'altro Migliore che di cognome faceva Togliatti, passato alla storia per aver assistito impassibile ai processi e alle purghe staliniane. Tra Michele e Palmiro ovviamente c'è differenza: pur appartenendo alla stessa parrocchia rossa dell'altro e più noto Migliore, il conduttore di Annozero i processi non li guarda ma li fa, istruendoli nei più minuti dettagli. Perché nel suo genere - inquisitorio più che giornalistico - Michele è maestro. Nessuno come lui è capace di mettere in piedi uno spettacolo giudiziario dove in ogni puntata si condanni qualcuno, facendolo a pezzi senza diritto di difesa, proprio come all'epoca di Baffone.
Nessuno meglio di lui sa usare la tv per raggiungere il suo scopo. Con le telecamere Santoro ci sa fare e le usa senza pietà, trasformando, se ce n'è bisogno, il reality organizzato in studio in una fiction. A suo modo ha creato un genere, la docufiction, in cui non si è ancora capito dove finiscano i documenti e quando inizi la finzione.
Anche per gli auto-spot Michele non teme rivali. Prendete l'ultima polemica: le doglianze nella firma dei contratti dei suoi collaboratori. Già si sapeva che la trasmissione sarebbe andata regolarmente in onda e nessuno ha mai pensato seriamente che Marco Travaglio non fosse al fianco del pubblico accusatore televisivo come è ormai da anni, facendogli da spalla. Eppure Santoro è riuscito a montare un caso, attirando l'attenzione attorno a quel che succederà stasera. Il suo pubblico di tricoteuse avrebbe potuto distrarsi e invece, dopo tutti gli articoli che la stampa ha dedicato al caso, sarà lì, di fronte alla tv, desideroso di vedere un'altra testa cadere sotto la ghigliottina del Robespierre del piccolo schermo. E state certi che lui non deluderà: la sceneggiatura sarà studiata con cura affinché tutto vada nel verso giusto e si dimostri che in Italia manca la libertà di parola a causa di Silvio Berlusconi, un signore pronto a toglierla a chiunque non la pensi come lui. Santoro riuscirà nello scopo, sebbene proprio la sua trasmissione sia la dimostrazione che qui da noi non manca certo la libertà di stampa: semmai abbonda, anzi, eccede. Il conduttore di Annozero a ogni stagione televisiva si presenta come un censurato, cui è impedito di esprimersi. In realtà Michele pianifica a tavolino la presunta censura: individua l'argomento da cui possa nascere un polverone, carica i toni e le provocazioni, in modo che qualcuno reagisca e minacci sfracelli. Se poi gli capita di beccarsi una sanzione (che paga la Rai, non lui) il gioco è fatto. Non c'è che dire: Michele è in gamba: ci vuole del talento a fare la vittima, soprattutto se si è il persecutore.
Come avrete capito ho una certa ammirazione per Santoro. Del resto, uno che riesce a presentarsi per il contrario di ciò che è, traendone un guadagno, merita considerazione: anche se nel male, bisogna riconoscerne la grandezza. È per questo che stasera parteciperò dallo studio di Annozero all'ennesimo processo, verificando dal vivo come ancora una volta riuscirà a rovesciare la realtà. Sul banco degli imputati, accusato di massima offesa alla libertà di stampa, ci sarà il solito Cavaliere.
Mentre, lo dimostra il nostro Franco Bechis a pagina 2, ci dovrebbero stare Antonio Di Pietro, Francesco Rutelli, Rosy Bindi e Romano Prodi, i massimi re delle querele. Ma proprio come nei processi staliniani, le prove sono secondarie, basta l`imputato.Dunque, godetevilo spettacolo.
Post scriptum: Per quanto riguarda le contestazioni di Santoro all'articolo di libero su Annozero, mettiamola così. Se si trattasse di una questione di numeri, non ci sarebbe nemmeno partita. Ma siccome non sono i dati che abbiamo pubblicato - rigorosamente verificati e controllati con le nostre fonti prima e con dirigenti sindacali poi - ad essere messi in discussione, bensì il sistema, l'ingranaggio che fa girare la giostra della Rai, siamo costretti ad addentrarci nel tecnico. Le troupe di ripresa leggere, come le definisce Michele Santoro, non sono venti, ma venticinque e la redazione di Annozero potrebbe tranquillamente farvi ricorso. L'unico problema è che Santoro le vuole per sé, senza condividerle con altri programmi. La presunta mancata disponibilità lamentata dal conduttore di Annozero dipende solo da questo dettaglio, non da altro.
Circa gli appalti esterni, il farvi ricorso è una regola comune a tutti, senza eccezioni. Inoltre, e qui il nodo è centrale, quando si affida all'esterno un lavoro la Rai fa ricorso agli operatori precari. Di questi esiste una lista di nomi (di cui Libero può fornire copia a Santoro) a cui si attinge per formare troupe esterne. Perché Santoro vuole solo e soltanto i sei operatori indicati nella lettera e che non compaiono fra i precari Rai? Un bel dilemma, ma se decidesse di fare un'inchiesta sui precari della Rai, forse i suoi dubbi sparirebbero.
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