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giovedì 24 settembre 2009

Rischio di catastrofe irreversibile

Nuovi dati confermano che non si può non agire.
Allarmismo dannoso ma la bomba-clima è carica.

Rassegna stampa - Avvenire, Guido Caroselli, 24 settembre 2009.

Vi sono scienziati, politici e persone comuni che non ritengono necessario agire in alcun modo per frenare il cambiamento climatico e le sue conseguenze. Per la semplice ragione che il mutamento, a loro avviso, e del tutto naturale, e che l'uomo - quali che siano le sue scelte energetiche - in realtà non avrebbe nulla a che fare con tutto questo: per questa corrente di pensiero sarebbe solo la natura a decidere il futuro, com'è sempre è avvenuto nella storia della Terra. Tutti costoro hanno ovviamente il pieno diritto di argomentare le proprie convinzioni - su queste pagine se n'è dato più volte conto -, e anche quello di protestare per l'obiettiva difficoltà di farsi ascoltare in un panorama nel quale attualmente prevale in modo maggioritario l'opinione opposta.
L'"effetto serra" rappresenta tuttavia una questione di portata tale da sconsigliarci ulteriori dilazioni, inducendoci piuttosto ad adoperare il tempo per costruire stringenti accordi conseguenti il pensiero scientifico di larga maggioranza: il clima sta cambiando anche a causa dell'attività dell'uomo, per gli eccessi di emissioni di anidride carbonica e di altri gas-serra (metano, idrocarburi alogenati, ozono dei bassi strati atmosferici, protossido d'azoto).
L'allarmismo non serve, non porta da nessuna parte, contribuisce solo all'inazione (per paura, o per il sospetto che si tratti di un falso problema), al più spettacolarizza una questione che, per dimensioni e difficoltà, non ha bisogno di enfasi ulteriori. Però ecco nuovi dati.
Le analisi, appena sfornate dall'Enea e dal Cnr sulle temperature delle acque superficiali del Mediterraneo confermano i risultati comunicati in precedenza dalla Noaa (National oceanic and atmospheric administration): la tendenza al riscaldamento globale. La media dei valori estivi della temperatura di superficie degli oceani ha superato di oltre mezzo grado la media degli ultimi 30 anni. Per il Mediterraneo il surplus e stato di un grado e per il Tirreno di quasi due. L'ambiente marino svolge una funzione importantissima: quella di termoregolare il pianeta, cioe di moderare gli sbalzi di calore. Così è anche per l'effetto serra, che gli oceani riescono per ora a frenare assorbendo circa il 50% dell'anidride carbonica. Ma il calore assorbito lentamente dalle acque, prima in superficie e poi man mano in profondità, costituisce una bomba a orologeria: gli oceani restituiranno gradualmente all'atmosfera sovrastante gli eccessi termici, e dunque finiranno per contribuire al riscaldamento dell'aria. Il nostro termostato, in altri termini, comincia a funzionare male.
E allora una scossa è necessaria. È questo il senso delle parole del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon quando afferma che la comunità internazionale sta procedendo nei negoziati preparatori della prossima conferenza sul clima (Copenaghen, dicembre) con «lentezza glaciale». E il presidente americano Obama, con altrettanta energia, non è stato da meno, parlando di «rischio di catastrofe irreversibile». Tra i risultati positivi, nella storia dei negoziati, vi sono sicuramente i mutamenti delle posizioni dei governi di diverse nazioni, alcune di grande importanza quali gli Stati Uniti e la Russia, passati di recente da un'indifferenza sostanziale ai principi di Kyoto a una volontà virtuosa di collaborazione. Così anche hanno fatto l'Australia e - caso assai più importante - la Cina, anche se con generiche dichiarazioni di buona volontà. Ma ecco l'aspetto negativo: le conferenze sul clima, anziché produrre leggi e regolamenti di valore politico (cioè con ferree sanzioni per chi non li rispetta), rinviano la soluzione del problema a scadenze lontane, non sappiamo se oltre i confini della reversibilità. Quando cioè potrebbe davvero essere troppo tardi per rimediare.
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