Rifiuti inerti, la Regione vuole più spazio nel Lodigiano.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi, Guido Bandera.
In apparenza tutto è fermo. Ma sulla nostra testa incombe una quantità di rifiuti inerti che oscilla fra 1 milione di tonnellate e 2 milioni di tonnellate. La prima cifra corrisponde all’ipotetico allargamento della discarica di Cavenago, la seconda ai numeri che la Regione, che ha bocciato il piano rifiuti della Provincia. Per la verità, un’altra cifra esiste: 300mila tonnellate. Proprio quelle stimate dal piano bocciato come spazio necessario per i prossimi cinque anni. La partita, anche se tutto tace, però prosegue silenziosa nelle stanze della burocrazia milanese. Sul tavolo della Regione, infatti, c’è ancora la richiesta della Cre per la realizzazione di un impianto per lo smaltimento di rifiuti inerti a Senna Lodigiana che dovrebbe ospitare 1,7 milioni di metri cubi. Qui, lo dice lo stesso presidente della Provincia, Pietro Foroni, l’ultima novità è l’avvio del procedimento per ottenere dalla Regione il vincolo ambientale che potrebbe (il condizionale è necessario) bloccare l’impianto.
Per ora, dopo l’avvio della richiesta di vincolo, sono attive delle norme di salvaguardia, ovvero dei vincoli provvisori, che comunque, secondo la Provincia, sono già un buon motivo per bocciare la discarica. La Regione, però, deve ancora convocare la conferenza dei servizi, il tavolo tecnico-politico, che deve concretamente decidere sull’eventuale discarica di Senna. Ma non è stata neppure convocata. Forse la decisione definitiva sul commissariamento prima di decidere. L’ultima riunione sulla discarica di Senna, infatti, risale ancora ai tempi della giunta di Osvaldo Felissari. Lì si era posta una ulteriore questione preliminare e tutto era stato rinviato, in attesa che la Regione decidesse una nuova data per incontrarsi. Ma nessuno da Milano ha fatto sapere nulla. Intanto, però, procede parallelamente anche la partita su Cavenago d’Adda. La società di gestione ha infatti sondato, in una riunione, il parere di Provincia, Comune, Parco e ente irriguo sull’ipotesi di un ampliamento. Che dovrebbe essere di circa un milione di tonnellate, da riservare a rifiuti non pericolosi, fra cui comune immondizia urbana, ma anche i famosi inerti. Nessuna grave opposizione è emersa sul progetto. Ora la società però deve presentare un piano dettagliato, con i numeri e le soluzioni tecniche per richiedere l’ampliamento. Solo così gli enti interessati potranno esprimere un parere compiuto sull’ampliamento. I tempi, però, potrebbero non essere così rapidi.
A meno che non si sveltisca tutto con l’avvio del commissariamento. Che è poi la terza partita aperta sul tema dei rifiuti. La Regione, bocciato il piano di Osvaldo Felissari, si appresta quasi certamente a bocciare anche il secondo piano, quello che la Provincia di Lodi sta riscrivendo in questi giorni. La scelta, quindi, indipendentemente dalle scelte della giunta provinciale in materia di rifiuti, è quella di passare dagli strumenti ordinari a quelli straordinari. Lo stesso Pietro Foroni, infatti, conferma che nonostante l’iter di riadozione del piano rifiuti sia ancora in corso, certamente sarà nominato commissario. «Una cosa che è già accaduta in tante altre province», afferma, come per ridimensionare la notizia. Sta di fatto che, una volta scattato il commissariamento, Pietro Foroni raccoglierà su di sé tutte le competenze in fatto di rifiuti. Quale sarà il grado di autonomia rispetto alle decisioni regionali poi è tutto da vedere. Per adesso, comunque, in attesa che i «superpoteri» in fatto di rifiuti vengano attribuiti a Foroni, lo stesso presidente annuncia che, in vista della nomina e delle nuove competenze, sceglierà un esperto da nominare come consulente che lo assista in queste complesse partite.
Lo scenario.
Macerie e terre da bonifica.
I numeri che non tornano nei conti fatti a Milano.
Impossibile sapere chi ha ragione. Da una parte ci sono le cifre del piano provinciale sui rifiuti, bocciato dalla Regione, che stima che al Lodigiano per i prossimi 5 anni servirà spazio per 300mila tonnellate di rifiuti inerti, dall’altra invece c’è il Pirellone, che afferma che nel Lodigiano serve uno spazio sufficiente ad ospitare 2 milioni di tonnellate di inerti. Una differenza non trascurabile. Ma qualcosa su questi numeri si può comprendere scorrendo le fitte e complesse pagine del piano rifiuti provinciale. Le obiezioni della Regione, avanzate oltre un mese fa in una lettera firmata direttamente dall’assessore Massimo Buscemi, si basano su calcoli che Milano non ha divulgato.
Il piano scritto a Lodi, invece, dà più dettagli e sembra francamente accreditare l’ipotesi che due milioni di tonnellate di inerti nei prossimi 5 anni a Lodi siano davvero eccessive. Ma perché? Semplice: la produzione reale di inerti, certificata anche dai rapporti inviati annualmente all’Arpa sui rifiuti, nel Lodigiano è di circa 100mila tonnellate all’anno. Una cifra che, se sommata, porta il fabbisogno di 5 anni a 500mila euro. Ma a questi vanno sottratti gli inerti che ogni giorno vengono riciclati e riutilizzati nell’industria delle costruzioni grazie al lavoro dei 13 impianti provinciali di trattamento, che hanno una capacità di oltre 1 milione di tonnellate, non utilizzata appieno, e che già importano inerti da fuori provincia. Le stime della Regione, però, potrebbero essere fondate. Solo che i conti non si sa su quali cifre si basino. Ad ogni modo, per un territorio come il Lodigiano, dove all’orizzonte non ci sono grandi progetti di ristrutturazione o bonifica resta difficile immaginare una produzione autonoma di rifiuti inerti di 2 milioni di tonnellate in 5 anni.
Per costruire un paragone efficace, basta pensare che le macerie di Milano, dopo i bombardamenti alleati nell’ultima guerra, finirono a comporre una collina, il Monte Stella, che ospita in tutto 100 mila tonnellate di inerti. Lodi invece dovrebbe ospitarne 2 milioni. Al momento, però, è difficile prevedere qualcosa di ugualmente distruttivo come le bombe degli aerei angloamericani.
Il presidente Pietro Foroni
«Divento commissario straordinario, nomina entro settembre».
Presidente, a che punto è la partita contro la discarica di Senna Lodigiana?
«Per quanto riguarda Senna, l’ultima novità resta l’avvio dell’iter per il vincolo ambientale, che comunque giuridicamente non c’è ancora. In compenso, dopo la pubblicazione del primo verbale sono già scattate le cosiddette misure di salvaguardia: tutti i progetti che cozzano contro i criteri contenuti nel verbale devono essere cassati».
A quando il prossimo incontro con il Pirellone?
«La conferenza sevizi non è stata ancora convocata. Ma non è detto che lo sia: la Regione potrebbe decidere anche di archiviare tutto. Se convocherà la conferenza dei servizi sulla discarica di Senna, inevitabilmente si dovrà tenere per forza presente il tema del vincolo ambientale».
A che punto è invece l’iter per l’allargamento della discarica di Cavenago?
«L’incontro che si è tenuto su Cavenago è solo preliminare. La società che gestisce la discarica ha presentato una bozza programmatica, per chiedere agli enti un parere preliminare su un eventuale allargamneto. La risposta è stata favorevole, nel senso che gli enti coinvolti hanno chiesto all’azienda di presentare un progetto vero, che ora non c’è, e di verificare gli esatti quantitativi dell’allargamento. L’importante è non cadere nella sindrome della discarica di Senna. Bisogna valutare bene le necessità reali del territorio. L’allargamento deve corrispondere a quanto serve a Lodi per i prossimi cinque anni. Non di più. Non bisogna cedere al panico da discarica».
Quanto alla bocciatura del piano rifiuti da parte della Regione?
«Il 24 agosto è stata depositata la diffida alla Provincia per la modifica del piano. Entro 30 giorni dobbiamo riadottarlo, accettando alcune indicazioni e non altre. Di fatto però l’iter è quello del commissariamento, come accaduto altrove. La nomina arriverà forse entro fine settembre. Ma non è detto che non slitti. Comunque, visto che le competenze sui rifiuti saranno in capo a me, sceglieremo un esperto dal quale farci affiancare».
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