«A Somaglia non arriverà la moschea».
Il sindaco esclude la possibilità di ospitare gli islamici della Bassa.
Rassegna stampa.
Somaglia - Non ci sono le condizioni tecniche e normative perché i musulmani spostino la moschea da Casale a Somaglia.È questa la base dalla quale parte il ragionamento del sindaco di Somaglia Giuseppe Medaglia, che pur senza polemizzare, invita però «tutti i sindaci della Bassa a incontrarsi in modo da affrontare la questione in modo serio e coerente, e non in maniera schizofrenica, ciascuno guardando solo ai propri interessi locali». L’uscita del sindaco arriva all’indomani della visita da parte di alcuni musulmani non meglio qualificatisi ad alcuni capannoni della zona industriale di Somaglia, probabilmente con l’intento di trasferirvi la moschea di Casale. Per lo stabile che ospita la moschea in via Fugazza a Casale, l’amministrazione casalese di Flavio Parmesani ha emesso un’ordinanza di ripristino della vecchia destinazione d’uso, ovvero quella artigianale, di fatto imponendo la chiusura del centro islamico. Proprio per agevolare il percorso d’uscita dallo stabile di via Fugazza, l’amministrazione casalese ha cercato una soluzione temporanea in un’immobile comunale di via Adda, ma nel frattempo ha di fatto lasciato gli islamici nella stessa sede di prima, dichiarandosi disponibile ad aiutarli a trovare una soluzione fuori da Casale. E tutti gli indizi portano a Somaglia o a Codogno, nelle rispettive aree industriali. Ieri si era sparsa la voce di un sopralluogo a Somaglia da parte di alcuni islamici addirittura accompagnati da membri dell’amministrazione casalese, la quale però si è affrettata a smentire. Il sopralluogo ci sarebbe stato, ma sarebbe stato condotto solo da esponenti della comunità islamica. «Ma al comune non è arrivata alcuna richiesta, e il nostro Piano di governo del territorio non prevede nella zona industriale l’insediamento di un servizio come può essere quello di un centro islamico - afferma Medaglia -. Pertanto sono tranquillo nell’affermare che non è possibile l’insediamento di una moschea sul territorio di Somaglia». Rispetto alla voce dell’interessamento della stessa amministrazione casalese per trovare una sistemazione fuori dalla città, invece, Medaglia è chiaro: «Ho parlato con Parmesani e non mi risulta che l’amministrazione di Casale svolga sopralluoghi per conto dei musulmani - conclude Medaglia -. Con lui ho però rinnovato l’auspicio che una tale vicenda veda il coinvolgimento di tutti i comuni interessati, a partire da Casale e Codogno, ma anche Somaglia, Fombio, San Fiorano e altri. Bisogna dare una risposta di territorio alle richieste dei musulmani, senza che ciascuno pensi solo a difendere il proprio pezzetto, altrimenti è uno scaricabarile. Ci sono zone, come la Codognina, dove l’insediamento potrebbe avvenire con meno impatto: sediamoci attorno a un tavolo tutti insieme a ragionarci».
Esplode il “caso sicurezza”: è scontro Dossena-Pagani.
Il Cittadino di oggi, Luisa Luccini.
“Pacchetto sicurezza”: la polemica a Codogno si infiamma. Sotto accusa il provvedimento che assegna al sindaco Emanuele Dossena il ruolo di “ponte” tra cittadini e forze dell’ordine, con la raccolta da parte del primo cittadino di segnalazioni riservate dai residenti in tema di clandestini ed irregolari, di problematiche di ordine pubblico o disagio sociale. «La sinistra riesuma il Ventennio? Considerazioni stucchevoli e fuori da ogni tempo - replica proprio Dossena -. Altro che Ventennio: se questa è la minoranza con cui abbiamo a che fare, presto il centrodestra a Codogno festeggerà piuttosto il “ventennale”, quello della sua amministrazione in città». Dossena torna a ribadire quanto già detto ieri: «Dai cittadini riceverò segnalazioni, non denunce - rimarca -, cosa che peraltro già succede: proprio per il mio ruolo di sindaco, in questi anni sono già stato punto di raccolta delle segnalazioni dei cittadini». Il centrosinistra però alza il tiro. Personalità di spicco del Pd, già sindaco di Codogno, Gianni Pagani non esita a dichiararsi allibito. «Se questa amministrazione si è svenduta alla Lega che lo dica - sbotta Pagani -, dico di più: se Dossena si presta a questo gioco, io non lo riconoscerò più come sindaco, arriverò anche a chiederne le dimissioni». Pagani parla chiaro: «Un sindaco deve pensare ad amministrare, punto. A raccogliere denunce e segnalazioni ci pensano le forze dell’ordine. E chi ha una denuncia da fare, non va dal sindaco con la certezza che la sua identità resterà riservata. Va piuttosto da vigili e carabinieri e si assume la responsabilità della propria denuncia». Sotto accusa, per Pagani, c’è il rischio della discrezionalità che si lega al provvedimento. Ovvero: il dubbio che il sindaco possa fare da “filtro” e decidere quali segnalazioni portare all’attenzione delle forze dell’ordine. «Lo ripeto: resto senza parole di fronte ad una cosa simile - conclude Pagani -, lo dico non da politico ma da cittadino». Il centrodestra non sembra però intenzionato a fare passi indietro. «Come già ieri Riboldi, anche Pagani fa sfoggio d’arroganza - dice il sindaco -: nessuno ci dica cosa dobbiamo o non dobbiamo fare».
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