«Violentati me e la mia famiglia». Bagnasco fa dietrofront (perché?) e accetta le dimissioni.
Avvenire, Boffo lascia, Chiesa disorientata.
Rassegna stampa.
Alla fine, Dino Boffo ha dovuto darsi per vinto. Con una lunghissima lettera nel suo stile debordante e torrenziale, l'ormai ex-direttore di Avvenire ha annunciato di aver presentato sul tavolo del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, le sue dimissioni «irrevocabili». Troppo forti erano diventate le pressioni all'interno della Chiesa, troppo assordante il clamore mediatico che lo circondava, troppi e troppo dettagliati i resoconti - soprattutto sul settimanale Panorama - della sua frequentazione nel 2001 con la giovane ternana che lo aveva denunciato per molestie e con quello che all'epoca era il suo avvenente fidanzato: impossibile sapere quale sia stata la proverbiale "goccia che ha fatto traboccare il vaso" è ha spinto la Cei a compiere il passo che aveva fin qui ostinatamente rifiutato. La Cei però non muta la sua linea: Bagnasco si limita a prendere atto "con rammarico" delle dimissioni irrevocabili di Boffo, e gli conferma "personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione" e "esprime l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico".
Nessuna marcia indietro, quindi. Anzi, nella sua lunghissima lettera, Boffo torna ampiamente sulla vicenda e non risparmia stoccate: "Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere". L'ex-direttore di Avvenire coinvolge nella requisitoria contro l'attacco "smisurato, capzioso, irritualmente feroce", "sconsiderato e barbarico" di cui è stato oggetto non solo la direzione del Giornale , puntando il dito contro il direttore Vittorio Feltri e il condirettore Alessandro Sallusti, ma l'intero pantheon della stampa di destra, da Libero al Tempo , che - scrive - hanno subito "spalleggiato" l'offensiva dal quotidiano della famiglia Berlusconi: "Un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà domani". Boffo rivendica la "autonomia culturale e politica" del proprio operato in questi anni e la misura con cui ha seguito gli scandali legati alle vicende personali del premier: alla fine, dice minacciosamente, "apparirà chiaramente l'irragionevolezza e l'autolesionismo di questo attacco".
L'ex-direttore di Avvenire non manca di registrare come le dichiarazioni del ministro dell'Interno Maroni e del Gip di Terni abbiano "chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata", pur ammettendo di "non aver dato il giusto peso ad un reato "bagatellare". Ma, soprattutto, Boffo si concentra sul gioco di potere che si è consumato sulla sua persona: "Mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io - ancora - che c'entro? Perché devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda?".
Un fiume di parole, quello di Boffo, che sembra destinato a non arrestarsi: già oggi dovrebbe, ancora dalle colonne di Avvenire , tornare sulla vicenda ed è probabile che, nei prossimi mesi, l'ex-direttore del giornale dei vescovi potrà - se vorrà - togliersi numerosi sassolini nella scarpa accumulati in 15 anni da braccio destro mediatico del cardinale Camillo Ruini.
Ma resta la domanda sul come si sia arrivati, nelle ultime convulse 48 ore, a questa scelta, dopo che la prima reazione era stata quella di confermare la fiducia a Boffo e di lasciargli mano libera per difendersi colpo su colpo sul suo giornale: l'ipotesi più accreditata è quella che guarda direttamente a papa Ratzinger, che nel pomeriggio del primo settembre, in una telefonata con Bagnasco, aveva chiesto "notizie e valutazioni" sul caso. Forse, il pontefice non è rimasto soddisfatto. Di certo, l'impressione di una Chiesa divisa, impaurita, disorientata resta. A rafforzarla anche la notizia, emersa in serata, di un incontro - presumibilmente riparatore - dello stesso Bagnasco con Bossi e Calderoli.
Ma molto dipenderà anche da chi sostituirà Boffo: il toto-nomine è subito partito e i nomi più accreditati sono quelli di Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24 , e di Domenico Delle Foglie, editorialista e fino a due anni fa vicedirettore di Avvenire , oggi portavoce di Scienza e Vita . Ma, a quanto pare, c'è sul tavolo anche l'ipotesi di "pescare" dal vasto bacino della stampa cattolica, guardando però al di fuori della redazione Avvenire , in cerca di un giornalista di grande esperienza nazionale e internazionale...
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