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martedì 1 settembre 2009

Scattata questa mattina l'ora X

Il giorno di colf e badanti.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi, Liliana Marchesi.

È scattata stamattina “l’ora x” per migliaia di colf e badanti in attesa di regolarizzare la loro posizione lavorativa. Cinquecento euro di contributi, qualche formalità da sbrigare e poi si può sperare di ottenere l’agognato permesso di soggiorno. Saranno più di 2000 nel solo lodigiano gli stranieri (la maggior parte donne) che compileranno la richiesta per la cosiddetta «Dichiarazione di emersione contributiva». I testi ufficiali non parlano di “sanatoria”, ma è il termine usato anche dagli “addetti ai lavori” per definire questo processo. Tutti coloro che vorranno regolarizzare la posizione lavorativa della propria colf o badante dovranno farne richiesta tramite gli uffici specializzati (Cisl o Acli) o attraverso il sito del ministero dell’Interno (www.nullaostalavorointerno.it). Pochi i requisiti richiesti al datore di lavoro: se italiano, per l’assunzione di una colf, dovrà dimostrare un reddito superiore ai 20mila euro annui mentre per l’assunzione di una badante sarà necessaria la sola presentazione del certificato medico di invalidità dell’assistito.
Il datore di lavoro straniero dovrà presentare anche il permesso CE di lunga durata (la ex carta di soggiorno). I datori di lavoro dovranno inoltre pagare 500 euro di quota forfettaria come contributi del trimestre aprile-giugno 2009. «Tutto ha inizio — spiega Silvia Fusari, operatrice tecnica dell’INAS, patronato CISL — con l’entrata in vigore del decreto legislativo in materia di clandestinità, il cosiddetto “pacchetto sicurezza”. Le famiglie in cui lavorano colf e badanti non regolari possono essere incriminate per favoreggiamento della clandestinità, ecco perché un mese dopo viene varata questa “sanatoria”». «È una mossa socialmente incomprensibile — continua Silvia Fusari —. Molti altri lavoratori extracomunitari non potranno usufruire di questa possibilità». Ma non ci sono solo italiani interessati a questa svolta burocratica: molti stranieri useranno questo escamotage per assumere parenti e amici.
Sarà possibile inoltrare le richiesta da oggi fino al 30 settembre, ma non si formerà alcuna graduatoria. Tutte le domande passeranno alla Prefettura che, dopo il parere favorevole della Questura, convocherà il richiedente per il nullaosta definitivo. Se la domanda verrà rifiutata, il datore di lavoro dovrà però accollarsi anche le spese per il rimpatrio del clandestino.

«Il tam-tam tra extracomunitari è il mezzo d’informazione più valido e veloce che si conosca». Esordisce con queste parole Paolo Zanoni, responsabile del patronato Acli. In pochi giorni la sede di viale delle Rimembranze è stata “invasa” da extracomunitari in cerca di informazioni e di aiuto per la compilazione delle domande per la regolarizzazione. «Ne hanno parlato parecchio anche i giornale e le televisioni, ma un conto è il “sentito dire”, un altro è confrontarsi con le difficoltà della burocrazia — continua Zanoni — facciamo il possibile per aiutare gli extracomunitari ad ottenere il nullaosta. Ci vorrà circa un anno per la risposta definitiva, ma in questo periodo chi ha fatto richiesta godrà di uno status particolare, “l’attesa di regolarizzazione” con cui potrà continuare a lavorare senza la preoccupazione di fogli di via o rimpatri. In caso di esito positivo, inoltre verranno “cancellati” anche quei reati legati a irregolarità di permessi di soggiorno e fogli di via. Un’opportunità da cogliere al volo».

Il consigliere Ornella Veglio: necessaria la formazione.

Sono almeno 2500 le badanti e colf presenti sul territorio lodigiano, ma è una stima approssimativa che non tiene conto dei lavoratori “in nero”. Non sono ancora state istitutite, infatti, banche dati che rilevano la presenza dei collaboratori domestici. Ulteriore dimostrazione di quanto la realtà corra più velocemente delle istituzioni . «È una situazione allarmante — denuncia Ornella Vaglio, consigliere di Parità della Provincia di Lodi — che dovrebbe essere rivista “in toto”.
Ormai non possiamo più fare a meno di queste figure professionali che assistono parenti anziani, ma bisogna considerare che queste persone non sono preparate». La maggior parte di extracomunitarie che raggiungono l’Italia prestano servizio o come collaboratrici domestiche o badanti a persone anziane, ma senza seguire alcun corso di formazione mettendo a repentaglio non solo la salute dell’assistito, ma anche la propria: «Sono rimasta impressionata — racconta Ornella Vaglio — dalle storie di alcune colf che venivano malmenate dai loro anziani datori di lavoro, magari “incattiviti” da qualche patologia degenerativa».
Ma anche chi opta per soluzioni alternative, come case di cure o centri di assistenza, non ha grandi spazi di manovra. «Anche le strutture più nuove non sono pensate a dimensione di anziani. — conclude la Veglio —. Nel Lodigiano, e parlo per esperienza diretta, non ci sono ricoveri per anziani con stanze singole. Sembra una sciocchezza, ma pensate ad una persona cara che è obbligata a condividere la propria vita con un malato di Alzheimer o di qualche altra patologia degenerativa. Sarebbe come firmare una sentenza di morte».
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