FATTI E PAROLE

Foglio virtuale quotidiano di Brembio e del suo territorio

http://www.fattieparole.info

Si può leggere l'ultimo numero cliccando sopra, sull'immagine della testata o sul link diretto, oppure cliccando qui.
Ogni nuovo numero esce nelle ore serali, ma dopo le 12.00 puoi già leggerlo mentre viene costruito cliccando qui.

FATTI E PAROLE - ARCHIVIO
www.fattieparole.eu

La parola al lettore

Le tue idee, opinioni, suggerimenti e segnalazioni, i tuoi commenti, le tue proposte: aiutaci ad essere un servizio sempre migliore per il nostro paese.

Puoi collaborare attivamente con noi attraverso questo spazio appositamente predisposto - per accedere clicca qui - o anche puoi scriverci cliccando qui.

martedì 1 settembre 2009

Cronache dell'armageddon mediatico

Il caso Feltri.
Dal Gip di Terni smentita al «Giornale».
Nel fascicolo conservato al Tribunale di Terni «non c’è assolutamente alcuna nota che riguardi le inclinazioni sessuali» del direttore di Avvenire. La netta smentita a quanto sostenuto dal quotidiano di Feltri è arrivata ieri dal giudice per le indagini preliminari della città umbra Pierluigi Panariello. Già nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva escluso l’esistenza della presunta "informativa", che infatti non è altro che una velina anonima spacciata per atto ufficiale. Intanto il Comitato per la Sicurezza della Repubblica assicura con il presidente Rutelli «la massima attenzione» all’eventualità, per ora esclusa, di un coinvolgimento diretto o indiretto «di persone legate ai servizi d’informazione». Lo stesso Rutelli ha incontrato ieri Gianni De Gennaro, direttore del Dis, l’organismo di coordinamento dei servizi segreti. Continua, intanto, la pioggia di messaggi di solidarietà a Dino Boffo. Ieri lo ha pubblicamente inviato anche il cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi.
Rassegna stampa - Avvenire, Danilo Paolini inviato a Terni.

Nessuna informativa, nemmeno un appunto. Niente di niente. Dopo il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il capo della Polizia Antonio Manganelli, anche il giudice per le indagini preliminari di Terni Pierluigi Panariello conferma che «non c’è assolutamente alcuna nota che riguardi le inclinazioni sessuali» del direttore di Avvenire Dino Boffo all’interno di un fascicolo del locale tribunale.
Per la terza volta in pochi giorni risulta evidente che ciò che è stato spacciato (e pubblicato) come un documento ufficiale non è mai stato neanche un pezzo di carta ufficioso, bensì soltanto un foglio anonimo: non ne sanno niente, infatti, né il Viminale, né i vertici delle forze dell’ordine, né la magistratura ternana. Insomma, malgrado qualche apparenza, non viviamo in uno Stato di polizia che scheda i propri cittadini per le loro presunte «frequentazioni».
A Terni, per la verità, i magistrati hanno altro da fare. Tra l’altro, nessuno di quelli che si occuparono a suo tempo della vicenda è più in servizio nel palazzo di giustizia della città umbra. L’attenzione mediatica sollevata intorno alla vicenda, però, sta costringendo gli attuali vertici a occuparsene, soltanto perché diverse testate giornalistiche hanno presentato richiesta di accesso agli atti.
Il procuratore capo Fausto Cardella, che non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito ed è stato impegnato per l’intera giornata in attività istruttorie correnti, ha fatto prelevare il fascicolo dall’archivio e lo ha da ieri mattina sulla sua scrivania: entro oggi esprimerà il suo parere (favorevole o contrario) sulle richieste in questione e lo trasmetterà poi al gip Panariello, incaricato di prendere la decisione.
Già nel recente passato, almeno una volta, erano state presentate istanze analoghe presso gli uffici giudiziari di Terni. Ed erano state respinte. «Certo non si tratta di un precedente vincolante per la decisione da prendere – chiariscono fonti giudiziarie – ma è sicuramente rilevante».
Tra l’altro, trattandosi di un decreto penale (cioè di un provvedimento giurisdizionale emesso senza contraddittorio, previsto dal legislatore proprio per alleggerire l’amministrazione della giustizia in presenza di fattispecie di lieve entità) e non di una sentenza, non si conoscono neanche le motivazioni alla base di quella vicenda né di quale genere fossero le asserite «molestie». Infatti, non si è mai celebrato alcun processo. Nel fascicolo, è stato precisato, non figurano intercettazioni telefoniche. Tutto il resto di ciò che è stato pubblicato da Il Giornale, cioè quasi tutto, non sta dunque in quel fascicolo giudiziario, bensì nella famosa "informativa", ovvero nella già troppo citata velina anonima. Lo aveva ben spiegato, del resto, il ministro dell’Interno Maroni: roba del genere non esiste negli archivi centrali del Viminale né in quelli periferici dell’apparato di pubblica sicurezza, questure e commissariati. E il prefetto Manganelli, citato da la Repubblica, aveva specificato che il lavoro della Polizia non è quello di schedare i liberi cittadini.
Condividi su Facebook

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.