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martedì 8 settembre 2009

Ma perché non ride nessuno?

Il Palazzo e il Paese.
«Libertà a rischio? Una barzelletta».
Berlusconi: contro di me una minoranza cattocomunista. I rapporti del mio governo con la Chiesa sono eccellenti.
Rassegna stampa - Avvenire di oggi, Roberto I. Zannini.

«Una barzelletta» messa in giro da «questa minoranza cattocomunista e dai suoi giornali», che ha avviato «una campagna eversiva che punta alle dimissioni del governo contro la volontà del popolo». Tenendosi accuratamente alla larga da ogni tipo di distinguo, Silvio Berlusconi ridicolizza le voci sull'assenza di libertà di stampa e insiste nel suo attacco a testa bassa, «perché il diritto alla riservatezza di ogni cittadino viene violato sistematicamente dalla stampa di sinistra. Si deve interrompere qualsiasi campagna che attacca chiunque su basi false e calunniose».
Con questo tipo di informazione, insiste, «povera Italia». Poi aggiunge: «Libertà di stampa non è libertà di mistificare, di insultare e di calunniare e per questo mi sono rivolto alla magistratura». Il riferimento è alle querele nei confronti della Repubblica e dell'Unità. Su Avvenire e, naturalmente, sul Giornale, preferisce passare lontano e ribadire che i rapporti del governo con la gerarchia ecclesiastica «sono eccellenti. Sono rapporti che consolideremo nei prossimi mesi su questioni importanti come il testamento biologico», argomento sul quale il governo lavora a un disegno di legge. Del resto, «dalla difesa della vita, alla famiglia le iniziative del governo sono state in sintonia con le aspettative della Chiesa». Insomma, stando a lui non c'è nemmeno bisogno di un colloquio chiarificatore col cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: «Non è in agenda, non ne vedo la necessità» e comunque «non ho chiesto alcun incontro perché non c'era nulla da chiedere». In una lunga intervista condotta dal direttore di Libero Maurizio Belpietro su Canale5, il premier affronta a modo suo tutti gli argomenti caldi di questo avvio di stagione, indicando come primo fondamentale appuntamento il 15 settembre in Abruzzo, quando «consegnerò personalmente i primi appartamenti ai cittadini». Per il resto, stando a lui, non ci sono dubbi: «Il bilancio di questi primi quattordici mesi di governo lo hanno fatto gli elettori con i loro voti». Non solo: «Secondo i sondaggi veleggiamo verso il 70% dei consensi». Anche perché, afferma senza tentennamenti, «la maggior parte degli italiani vorrebbe essere come me, condivide i miei comportamenti. Sanno che Berlusconi non ruba e che li difendo da chi vorrebbe trasformare l'Italia in uno Stato di polizia tributaria. Non sono stupidi come pensa la sinistra e quindi privilegiano il mio governo». Governo che, fra l'altro, «è stato il primo ad affrontare la crisi e i risultati si sono visti... Ne stiamo uscendo e non lo dico io ma molti osservatori internazionali. Certo, c'è bisogno di fiducia e ottimismo, perché col pessimismo e il catastrofismo della sinistra la situazione peggiorerebbe». Fiducia da parte dei cittadini che Berlusconi ha inseguito fin dal primo momento, battendo su due fondamentali promesse elettorali: sicurezza e immigrazione. Argomenti che continua a ritenere cavalli di battaglia. «Aumenteremo la difesa dei cittadini contro la criminalità impiegando anche altri militari». Parla del rilancio del meridione e sottolinea che nel Piano per il Sud sono previste misure per la «sconfitta definitiva della criminalità organizzata», oltre alla previsione di «infrastrutture, fiscalità di vantaggio e misure per il turismo».
Berlusconi attacca la sinistra anche sulla questione del voto agli immigrati, ben sapendo che si tratta di un'idea propugnata a spada tratta dallo stesso Gianfranco Fini. Anzi, come fece già per gli articoli contro Boffo, il premier si dissocia dal durissimo attacco del solito Feltri contro il presidente della Camera. Ebbene, secondo Berlusconi «la sinistra vorrebbe una politica delle porte aperte verso gli immigrati clandestini per dare poi loro il diritto di voto al fine di avere un'eventuale futura vittoria elettorale. Questo noi non lo consentiremo».
Annuncia poi la riforma del processo penale, «di cui c'è grande bisogno». Ma anche iniziative per «garantire il rispetto della privacy di tutti». E non manca la domanda sulle ancora lontane regionali del 2010 e i rapporti con la Lega. «Stiamo cercando - risponde - i candidati migliori. Devo ancora fare una riunione con gli esponenti del Pdl». Poi sarà la volta di Bossi, «col quale sono in contatto quasi ogni giorno».
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