Centrali, sulla nostra pelle il record di potenza elettrica.
Rassegna stampa - Il Giorno di oggi.
Poco più di 200mila abitanti e 2.640 megawatt di potenza termoelettrica installata. Due numeri che ritraggono senza pietà la condizione tutta particolare in cui Lodi vive grazie alla presenza sul territorio di una vecchia, ma rinnovata, centrale a Tavazzano e della nuova struttura a turbogas che Sorgenia costruisce a Bertonico. Un confronto? In Italia, senza contare fonti rinnovabili, la potenza installata negli impianti termoelettrici, quelli che consumano gas, olio e carbone, supera di poco i 55 megawatt. Lo stesso numero, circa, della domanda elettrica dell’intera nazione. Basta dividere la cifra per il numero degli abitanti, 59 milioni circa, e si ottiene una cifra assai più bassa che nel Lodigiano. In Italia, in media, ogni cittadino ha sulla testa 912 watt di potenza termoelettrica installata. Per intendersi, un terzo della potenza massima che può erogare il contatore che ciascuno di noi ha in casa. E a Lodi? A Lodi, virtualmente, i «contatori» sulla testa di ogni abitante sono quattro. Traducendo in cifre, significa che i 1640 megawatt della centrale di Tavazzano, sommati a quelli di Bertonico che saranno 800, costruiranno un complesso di 2.640 megawatt di potenza termoelettrica installata. Che divisi per i 219mila residenti del Lodigiano fanno la ragguardevole cifra di 12.018 watt di potenza per ciascun Lodigiano.
Chi afferma che questa provincia quanto a disponibilità per accettare impianti «fastidiosi» ha «già dato», probabilmente non ha torto. Non che questo semplice calcolo abbia procurato proteste di massa. Ad Aprilia, nel Lazio, in una situazione meno compromessa dal punto di vista ambientale, i cittadini e le amministrazioni locali hanno creato talmente tanti ostacoli sulla strada dell’impianto che Sorgenia sta costruento, praticamente uguale al nostro, che solo questa settimana è arrivata la posa della prima pietra della nuova centrale. A Lodi, invece, nonostante le proteste dei politici, condite anche da qualche polemica fra i partiti, e qualche rara manifestazione organizzata da comitati e ambientalisti, da mesi lo scheletro in acciaio della centrale è lì che svetta fra i campi della Bassa. Segno evidente che, in fondo, a spianare la strada di questa centrale siamo stati noi stessi.
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