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venerdì 21 agosto 2009

I sindaci cementano, i lodigiani incrementano

Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi ci racconta di un boom lodigiano, quello delle nascite.
Il primario dell’ospedale Maggiore detta le regole per risolvere i casi critici: «Più nascite significherà anche più urgenze».
Baby boom nel Lodigiano: 1.500 parti.
Serve maggior personale per affrontare situazioni d’emergenza.
Rassegna stampa.

Luci basse e musica a scelta di sottofondo. Ma anche tende colorate, vasca per il parto, poltrone confortevoli, epidurale 24 ore su 24 e soprattutto personale disposto a soddisfare le richieste delle donne in attesa. Il punto nascita dell’ospedale Maggiore di Lodi è così gettonato che si avvia a raggiungere i 1.500 parti all’anno. Il 2008 si era chiuso con un totale di 1.412. Ad agosto di quest’anno l’ospedale ne conta già 20 in più. «Millecinquecento però - commenta il primario Massimo Luerti - incomincia ad essere considerevole. Più parti vuol dire anche un’organizzazione del lavoro diversa, più possibilità di avere casi complicati e necessità di una sala parto autonoma». Mentre l’amministrazione ospedaliera deve decidere come organizzare il personale della sala cesarei, che è condiviso con il resto del blocco operatorio, il direttore di reparto e i suoi collaboratori stanno stendendo un protocollo per affrontare meglio le emergenze. «Si tratta di stilare delle regole rigide per far fronte alle principali condizioni di rischio in tutta l’azienda - spiega Luerti -. I protocolli interni al reparto ci sono, ma il valore del protocollo attuale, che sarà controfirmato dalla direzione sanitaria e pubblicato sul sito, sarà maggiore». Uno dei casi di emergenza principale è l’emorragia post partum: questa, infatti, è, in Italia, ancora una delle principali cause di mortalità materna. «Introducendo delle manovre innovative - spiega Luerti - è possibile fermare l’emorragia senza togliere l’utero». Regole ben precise sono state definite anche per la distocia di spalla, che è un’altra delle emergenze più frequenti. Si verifica quando le spalle del bambino bloccano la sua nascita. «In questo caso ci sono solo 5 minuti di tempo - precisa il primario - per mettere in campo una serie di manovre in successione che tolgono il nascituro dall’empasse. E non sono per niente facili». Altri principi del protocollo riguardano, tra gli altri, le spiegazioni su come far fronte al parto prematuro e come sorvegliare la salute fetale. «Delle regole ci volevano - aggiunge Luerti -, con 1.500 parti aumenta anche la percentuale di possibili emergenze». E anche i cesarei d’urgenza saranno di più. Per affrontarli però, se questi aumentano ancora servirà una sala autonoma con strumentisti in grado di essere presenti quando è necessario. «Il cesareo d’urgenza - annota il primario - è veramente d’urgenza. Mentre un’appendicite acuta può aspettare anche due ore, un cesareo d’urgenza non può aspettare neanche un minuto. Più aumentano i numeri dei parti più questi casi diventano frequenti».
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