Votate ieri sera le linee della giunta di centrodestra, il presidente leghista auspica «un territorio con meno cave e cemento». «Non saremo i fratelli poveri di Milano». Sì al programma di Foroni, per il Pd «è un Lodigiano in tono minore».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 4 dicembre 2009.
Il Lodigiano dei prossimi cinque anni è ufficialmente nato ieri. «Generico, senza una visione d’insieme, una programmazione e risposte su come perseguire i suoi principi», secondo il Pd, che in sintonia con le aspre critiche di mercoledì ha votato contro assieme all’Italia dei Valori alle nuove linee di mandato programmatiche della provincia; ma «concreto, senza voli pindarici né progetti faraonici e che valorizzi l’identità lodigiana», come lo ha definito il presidente Pietro Foroni, che dopo averne riassunto in circa un’ora i contenuti ha incassato i 14 “sì” della maggioranza, l’astensione “con fiducia” dell’Udc di Arcaini e 6 voti contrari.
Le linee di mandato - Polemiche della vigilia a parte (comunque richiamate con un’elencazione degli errori e dei problemi irrisolti lasciatigli in eredità), Foroni ha citato a premessa la volontà di dialogare con tutti, ma senza considerarsi «fratelli poveri» di chicchessia e di «non voler subire le decisioni di altri», specialmente nella pianificazione: una filosofia che si tradurrà sopratutto sull’ambiente (dall’autonomia nella gestione dei rifiuti a quella del piano cave, «perché s’è già scavato a sufficienza») fino alle questioni dell’urbanistica e dello sviluppo economico. Citato il «fallimento degli schemi viabilistici condivisi», il presidente ha per esempio espresso la volontà «che non si facciano più capannoni tra un campo e l’altro, senza logica e razionalità», tenendo aperte le porte al dialogo con comuni e privati «ma senza che nessuno pretenda di imporci la pianificazione»; tanto che anche sulla logistica, spiegando come «ogni attività sia benvenuta se porta lavoro», la provincia chiederà chiare garanzie occupazionali, fidejussioni comprese, affinché «chi ci prende in giro» ne paghi le conseguenze. Sullo sviluppo economico la promessa è invece di partire dai tratti peculiari del territorio, ovvero il sostegno alle piccole-medie imprese, «ma senza dimenticare l’industria»; mentre per il Parco Tecnologico padano e l’università, aspettando quelle fonti di finanziamento «delle quali a oggi non si è visto nulla» e che dovrebbero coprire i 18 milioni di euro a carico di provincia e comune, l’impegno è comunque di investire risorse «perché ci crediamo anche in ottica Expo2015». Investimenti e sforzi sono previsti anche per la scuola e l’agricoltura, la banda larga internet e la riforestazione, i trasporti e il coinvolgimento dei giovani, fino alla tutela dei disabili e delle fasce deboli e al progetto pro-sicurezza di coordinare tutte le polizie locali del lodigiano. Per il turismo, sperando che i fondi Fas per il Po arrivino davvero e ribadita l’intenzione di valorizzare comunque il sistema fluviale attraverso gli attracchi e la valorizzazione della via Francigena, molto dipenderà dall’Agenzia di marketing, cui la provincia punterà anche per la promozione degli eventi culturali e per il rilancio anche commerciale del marchio Lodigiano Terra Buona, i cui prodotti potrebbero finire nelle mense delle scuole.
Il dibattito - Fatta eccezione per qualche scintilla tra il leghista Alfredo Ferrari e Felissari (su Eal Compost) e tra il capogruppo Pdl Buonsante e l’ex assessore Soldati (sul Po e la via Francigena), il lungo dibattito sul documento ha annacquato i toni delle “bordate” che opposizione e Foroni si erano scambiati mercoledì. Registrata la provocazione del “Di Pietrista” Romaniello alla giunta sul tema dell’integrazione degli immigrati («in campagna elettorale eravate leoni, ora vi trasformate in agnellini»), tutti i membri del Pd hanno comunque ribadito le proprie perplessità. «Leggo principi che condivido, come sugli eccessi di cementificazione e il contenimento del consumo del suolo, ma cosa intendete fare concretamente?», ha domandato l’ex vicepresidente Fabrizio Santantonio, chiedendo lumi anche sul ruolo del Lodigiano verso Expo; «Non lasceremo passare l’immagine di una realtà che non c’é», gli ha fatto eco Soldati, critico sull’interpretazione data da Foroni ad alcune competenze («su disabili l’avete solo per sordi e ciechi») e a sua volta perplesso sui processi per l’integrazione degli immigrati («d’accordo, ma con quali strumenti?»). Domande in attesa di risposta, insomma, come quella di Fusar Poli sulla riorganizzazione degli uffici o i dubbi di Canova sulla programmazione che non si vede, fino al monito finale con il quale Felissari ricorda che «bisogna sapere da dove si parte e dove si va». Per Foroni parlano le articolate repliche con le quali il vicepresidente Pedrazzini e l’assessore al bilancio Devecchi assicurano come di carne al fuoco, nonostante i problemi, ce ne sia tanta: entro un anno, e non cinque, forse si faranno i primi conti.
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