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giovedì 12 novembre 2009

Via da Fombio senza se e senza ma

Incontro con i sindacati al ministero: l’azienda è pronta a trattare solo su ammortizzatori sociali e bonifica dell’area. Akzo Nobel, nessuno spiraglio da Roma. I dirigenti sono irremovibili: «Il 30 giugno lasceremo Fombio».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Fombio - Lavoratori, sindacalisti e politici tornano da Roma con una certezza: il 30 giugno Akzo Nobel abbandonerà definitivamente il sito produttivo di Fombio. Su tutto il resto si può discutere, ma questa è una condizione non trattabile.
È stato molto chiaro e definitivo il top manager della società Rob Molenaar, che ha guidato la delegazione di dirigenti aziendali al tavolo di crisi convocato ieri a Roma dal ministero dello sviluppo economico. La riunione ha avuto inizio alle 15 e si è protratta fino alle 18,30. Erano presenti i delegati della Rsu dell’azienda, i segretari provinciali di categoria Francesco Cisarri della Cgil, Giampiero Bernazzani della Cisl e Francesco Montinaro della Uil, i politici del territorio Claudio Pedrazzini, vicepresidente della Provincia di Lodi con delega alle attività produttive, il sindaco di Fombio Davide Passerini, il consigliere regionale Gianfranco Concordati. L’onorevole logidiano Andrea Gibelli, presidente della Commissione parlamentare per le Attività Produttive, ha presenziato all’intera riunione, presieduta dal responsabile del settore Crisi d’Impresa del Ministero dello Sviluppo Economico Giampiero Castano.
I lavoratori sono arrivati a Roma con tre opzioni da discutere: il mantenimento di alcune unità produttive Akzo Nobel a Fombio, la disponibilità a bonificare l’area al fine di favorire un nuovo insediamento industriale, la possibilità di intavolare un tavolo di confronto per gli ammortizzatori sociali da mettere in campo per i 180 lavoratori che rischiano di restare senza lavoro.
Da subito la multinazionale delle vernici ha avuto un atteggiamento di grande disponibilità sul secondo e sul terzo punto, ma la chiusura sul mantenimento di qualsiasi unità di produzione a Fombio è stata totale e definitiva. I vertici della società si sono detti disponibili a operare la bonifica e a inserire in un eventuale accordo con i sindacati anche un protocollo d’intesa per favorire nuovi insediamenti. Sugli ammortizzatori sociali, Akzo Nobel è disposta a trattare da subito, con la promessa di recuperare in altre fabbriche del gruppo alcuni lavoratori: una sessantina di posti sarebbero disponibili già a giugno in varie parti d’Italia e all’estero, altri se ne potrebbero aggiungere nei 12 mesi successivi, durante i quali sarebbe in essere la cassa integrazione. Ma sul mantenere anche solo un’unità produttiva, niente da fare: il 30 giugno Akzo Nobel abbandona Fombio.
«La chiusura dell’azienda sul mantenere la produzione è stata totale - afferma Francesco Cisarri della Cgil -. Siamo tutti molto stanchi e delusi. Dopo l’assemblea dei lavoratori vedremo che atteggiamento mantenere per la trattativa». «La chiusura ce l’aspettavamo, anche se è stata molto netta - commenta Giampiero Bernazzani della Cisl -. Ora dobbiamo lavorare su quello che abbiamo, tutta la partita sociale e la questione della bonifica e del reinsediamento industriale».
L’assemblea dei lavoratori si terrà oggi pomeriggio a Fombio, per discutere quanto emerso dal tavolo romano e delineare le strategie future.

I politici: «Ora va ripensato il ruolo delle multinazionali».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Ripensare il ruolo delle multinazionali in Italia e sul territorio: è questo il dato politico che è emerso dal tavolo di crisi convocato dal ministero per la vicenda Akzo Nobel. La chiusura dell’azienda a ogni discussione sul mantenimento di anche solo un’unità produttiva è stata totale. Addirittura, all’invito del rappresentante del ministero di prendere tempo e ridiscutere questo tema tra un mese, i vertici della Akzo hanno minacciato di disertare il tavolo e di interrompere anche ogni possibile trattativa rispetto agli altri due punti. Ciononostante, l’impegno con cui il tavolo di crisi si è concluso è stato quello di incontrarsi nuovamente.
«L’incontro è stato condotto dal dottor Giampiero Castano in maniera egregia e ha di fatto ribadito la volontà del governo di trovare una soluzione concreta al tavolo delle trattative - afferma l’onorevole Andrea Gibelli, presidente della Commissione Attività Produttive di Montecitorio, all’uscita dalla lunga riunione -. L’azienda Akzo Nobel vuole chiudere senza se e senza ma. Atteggiamento questo di un gruppo che ha già preso le sue decisioni e che deve far riflettere tutto il mondo politico sul ruolo delle multinazionali nel nostro Paese».
E anche Gibelli punta il dito contro il diniego forte dell’Akzo Nobel a proseguire nel ragionamento per il mantenimento della produzione a Fombio. «Di fronte al netto diniego da parte di Akzo Nobel alla proposta di effettuare un ulteriore incontro entro dicembre, il governo ha deciso di rivolgersi direttamente al board centrale. Mi auguro che in futuro il ministero riesca a riportare la multinazionale al tavolo delle trattative», continua l’onorevole Gibelli.
Intanto comune di Fombio e provincia di Lodi hanno incassato almeno la disponibilità dell’azienda a lavorare per la bonifica dell’area. «Il comune, con il supporto della provincia, sarà in prima fila per verificare il mantenimento di questo impegno - dice il sindaco di Fombio Davide Passerini -. Avremmo sperato in un esito diverso per la produzione, ma il comune su questo può soltanto dare tutta la solidarietà ai lavoratori».
E di atteggiamento irresponsabile e di necessità di ripensare al ruolo delle multinazionali parla anche il consigliere regionale del Pd Gianfranco Concordati: «C’erano tutte le condizioni per mantenere il sito produttivo: la società ha avuto un atteggiamento irresponsabile, mai visto a un tavolo di crisi ministeriale, anche perché lo stabilimento ha ancora una sua validità produttiva. Sono d’accordo sul fatto che bisogna attentamente riflettere su una legge che tuteli i territori rispetto alle scelte delle multinazionali».
Il vicepresidente della provincia di Lodi Claudio Pedrazzini, pure presente all’incontro, non è stato invece raggiungibile per un commento.
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