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giovedì 12 novembre 2009

Il Centro islamico ricorre al Tar

Casale. La comunità musulmana non accetta il ripristino della vecchia destinazione d’uso disposto dal sindaco il 26 agosto. Moschea, adesso si va per carte bollate. Ricorso al Tar contro l’ordinanza di stop del primo cittadino.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 12 novembre 2009.

Sarà depositato domani mattina alla cancelleria del Tar della Lombardia il ricorso presentato dal Centro culturale islamico di via Fugazza contro l’ordinanza del sindaco che impone il ripristino della vecchia destinazione d’uso artigianale dell’immobile e di fatto chiude la moschea.
L’ordinanza era stata emanata lo scorso 26 agosto. Nel corso di alcuni controlli iniziati con un sopralluogo di luglio era emerso che non era mai stata comunicata al comune la variazione di destinazione d’uso dei locali di via Fugazza, registrati ancora per un uso artigianale sebbene fin dal 2005 fossero in affitto come sede del centro culturale islamico e servissero in periodo di ramadan come moschea.
L’ordinanza dell’Ufficio tecnico impone il ripristino della precedente destinazione d’uso, fatta salva la possibilità da parte del proprietario di fare una richiesta di sanatoria, richiesta che a oggi non è stata fatta. Ai musulmani quindi non è rimasta che la strada del ricorso al Tar con la richiesta di annullamento del provvedimento e di una sospensiva dell’ordinanza in via cautelare per evitare gli effetti pregiudiziali a carico del centro stesso, che rischia di chiudere. La scadenza dei termini dell’ordinanza è fissata al 15 novembre per effetto del fermo amministrativo estivo che prolunga l’entrata in vigore dei provvedimenti emanati ad agosto.
«Ma venerdì mattina (domani, ndr) depositeremo il ricorso al Tar di Lombardia - spiegano dallo studio legale Kati Scala di Codogno, che si è occupato delle pratiche -. L’intento non è quello di contrastare il Comune, ma piuttosto quello di evitare la rottura dei rapporti o una situazione di conflittualità tra comunità islamica e città. Dal momento che non si è trovata un’altra sede, il centro culturale è a rischio scioglimento se l’ordinanza dovesse entrare in vigore». Nel merito dell’azione legale, la comunità islamica riconosce la mancata comunicazione della variazione di destinazione d’uso e la legittimità del conseguente intervento del comune, ma ne contesta il quadro sanzionatorio che ne discende. «Un conto è dire che si doveva comunicare la variazione di destinazione d’uso, che non lo si è fatto e pertanto si è passibili di una sanzione amministrativa, un altro è dire che poiché non è stato comunicato, allora deve essere ripristinata la precedente destinazione d’uso - continuano i legali del centro -. Il centro culturale è compatibile con il piano regolatore, e pertanto non vi sono motivi per cui debba essere ripristinata a forza la destinazione d’uso artigianale. La comunità islamica di Casale ha sempre cercato una reale integrazione, avviando anche un percorso di confronto con la chiesa cattolica e con l’amministrazione comunale, e vuole proseguire su questa strada».
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