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sabato 24 ottobre 2009

Un altro capitolo della farsa italiana




L'eventuale abolizione dell'Irap, promessa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, metterebbe in seria difficoltà la sostenibilità economica dei sistemi sanitari regionali. Il gettito Irap, sottolinea CGIA di Mestre, copre quasi il 40% della spesa sanitaria nazionale: i dati, riferiti al 2007, mostrano che a fronte di una spesa sanitaria nazionale prevista dalle Regioni pari a 98,39 miliardi di euro, il gettito Irap, pari a 38,53 miliardi di euro, ha coperto il 39,2% della spesa totale. A livello territoriale, sottolinea la CGIA, le differenze sono fortissime. Se nel Mezzogiorno il tasso di copertura della spesa sanitaria garantito dal gettito Irap è molto modesto (in Sicilia il 26,5%, in Sardegna il 25,3%, in Puglia 24,5%, in Basilicata il 19,5%, in Calabria il 19,1% e in Molise il 14,1%), al Centro Nord, invece, è molto elevato. In Lombardia l'incidenza del gettito Irap sul totale della spesa raggiunge il 65,3%, in Veneto il 48%, nel Lazio il 44,6%, in Toscana il 42% e in Emilia Romagna il 41,5% (Asca).
"Vorrei ricordare che con l'Irap si finanzia l'intero sistema sanitario. Posso anche essere d'accordo ad abolirla, perché è una tassa sbagliata e fatta male però ditemi allora: come si finanzia la sanità?". Lo ha detto ieri il presidente della Regione Toscana Claudio Martini durante la tavola rotonda organizzata al Palaffari di Firenze, nell'ambito del decimo congresso di Legacoop Toscana. "È insopportabile - risponde il presidente - dover ogni giorno discutere di proposte improvvisate e intempestive sulle quali si rischia solo di fare da megafono a Berlusconi. Il tema della riduzione della pressione fiscale è importante, non può essere trattato così, con qualche battuta, uscendo da una riunione con Putin. Si tratta di una questione molto sentita da cittadini, da famiglie, dalle imprese, che deve essere affrontata tenendo presenti almeno altri due fattori: che l'Italia ha il più alto debito pubblico in Europa e che se quelle tasse coprono dei servizi è necessario garantirne comunque il finanziamento, come in questo caso. Insomma, servirebbe una discussione seria. Invece - ha concluso il presidente - questo dell'Irap mi sembra un altro capitolo della farsa italiana di questi tempi. E mi mette solo angoscia" (Asca).
Rendere deducibile ciò che oggi deducibile non è, ossia quella parte di Irap relativa a costo del lavoro e interessi passivi. È la proposta che il Ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, lancia da Mantova per rendere percorribile la strada indicata dal premier Berlusconi che l'Irap la vuole ridurre fino ad azzerarla completamente. "La parte da considerare - ha spiegato Calderoli a margine del Forum della Piccola Industria di Confindustria - è la parte indeducibile dell'Irap relativa al costo del lavoro e agli interessi passivi". Una parte che per il Ministro "è a rischio di incostituzionalità, visto che prevede di tassare per due volte la stessa cosa". Di certo, ha puntualizzato Calderoli, "non ha senso parlare di riduzione dell'Irap dall'oggi al domani: è una tassa da 40 miliardi di euro". Per Calderoli, è stata anche l'occasione per rinvendicare la 'paternità' della proposta: "È stata la Lega Nord a proporre l'abolizione dell'Irap. Strano che nessuno si sia accorto che il Parlamento, con la legge sul federalismo fiscale, aveva già votato per l'abolizione dell'Irap e per la sua sostituzione con forme di imposizione diverse, e che il governo abbia già una delega per farlo". Tutto merito del Carroccio, dunque: "Sarà uno degli strumenti del federalismo - ha aggiunto Calderoli - utilizzare una tassa diversa da quella dell'Irap per il mondo delle imprese" (Asca).
Partire dalla proposta Calderoli per ridurre progressivamente l'Irap. A chiederlo è la presidennte di Confindustria, Emma Marcegaglia, che dalla 'sua' Mantova si appella al premier Berlusconi e al Ministro Tremonti: dopo gli annunci sull'Irap, dice, "passate ai fatti" (Asca).
La possibilità di dedurre dall'Ires l'Irap sugli interessi passivi e sul costo del lavoro deve essere garatita a tutte le imprese. È quanto precisa la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sulla proposta del Ministro Calderoli. L'emendamento presentato dalla Lega al ddl delega sul federalismo fiscale, infatti, si applicherebbe sole alle cosiddette microimprese, quelle con un massimo di 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato all'anno. Una proposta che piace ad Emma Marcecegalia che sollecita il governo a partire da questa base per poi allargare il meccanismo di deducibilità a tutte le imprese di maggiore dimensione (Asca).
"Sono favorevole all'eliminazione dell'Irap se si ripartisce su base federale l'Iva che da sola è in grado di finanziare la sanità e la spesa regionale nel suo insieme". Lo ha detto la presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso intervenendo oggi a Stresa al convegno "Identità e differenze" promosso dall'associazione Iniziativa Subalpina. Bresso ha ricordato che l'Irap è un'imposta "fasulla" perché è un'imposta regionalizzata che in realtà va al fondo nazionale sanitario per essere ripartita su base regionale. "In uno stato federale - ha detto - non sarebbe possibile eliminarla con un decreto perché dovrebbe essere discussa con le regioni" (Asca).
"Nessuno si metta in testa di abbassare le imposte per le imprese e non per i lavoratori". È quanto ha sottolineato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, commentando la proposta del governo di ridurre progressivamente l'Irap fino al suo azzeramento totale. Per Bonanni, che ha partecipato a Mantova al Forum della Piccola Industria di Confindustria, il sindacato deve "ottenere assolutamente una riduzione delle tasse con l'abbassamento delle aliquote per lavoratori e per le imprese, perché le imprese sono in difficoltà, i lavoratori non ce la fanno più e l'economia ha bisogno di nuovi consumi". Proprio per questo il sindacalista ha rilanciato "un'allenza tra lavoratori e imprese per la difesa della produzione e del lavoro italiano". Nessun commento nel merito sulla proposta di Calderoli di partire dall'Irap e in particolare dalla deducibilità degli interessi passivi e del costo del lavoro: "Ogni cosa che verso un abbassamento del carico fiscale, al di là delle questioni tecniche, va bene". L'importante, ha concluso Bonanni, è "iniziare subito con un impegno chiaro e preciso" (Asca).
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