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mercoledì 22 luglio 2009

La metafora del rospo fritto

A Brembio, istituzionalmente – cioè con una sede e con segretari o coordinatori di sezione riconosciuti - sono rappresentati due soli partiti politici, Rifondazione comunista e Partito democratico. Quest’ultimo è al governo del paese nominalmente con una lista civica. È, dunque, inevitabile, se si vuole comprendere intenti e prassi, seguirne anche le vicende interne. Il Partito democratico si avvia al congresso, evento che coinvolgerà anche la locale sezione e ad un livello più ampio il Pd lodigiano alle cui iniziative politiche sono strettamente legate anche quelle locali. Apriamo, dunque, a modo nostro naturalmente, una finestra su questo partito, raccogliendo e girando nel blog gli aspetti più meritevoli – a nostro giudizio – di attenzione e una rassegna stampa lodigiana.
Il Pd verso il congresso.
Speciale – prima parte.


Rutelli: “Pd rischia la fine del rospo nell'acqua bollente”.
Pd: congresso si terrà l'11 ottobre, chiuso il tesseramento.


La direzione del Pd ha confermato all'unanimità che il congresso si terrà l'11 ottobre e inoltre, come già annunciato lunedì 20 luglio, non è stata accolta la richiesta di Ignazio Marino di uno slittamento del tesseramento fino al 31 luglio. Il tesseramento si è chiuso ieri come previsto.
“'Dispiace sia stata risolta burocraticamente la nostra richiesta”, ha detto Paola Concia che, insieme a Michele Meta, ha portato alla direzione del Pd la richiesta del rinvio del tesseramento avanzata da Marino. “'Non c'era nessuna vena polemica, era una richiesta avanzata non contro qualcuno ma semplicemente una proposta per permettere di tesserarsi al Pd i tanti che, dopo la candidatura di Marino, hanno ritenuto che fosse arrivato il momento di impegnarsi al congresso”', ha spiegato Concia.
Da parte sua, Ignazio Marino parlando a proposito del congresso e della sua candidatura alla segreteria del Pd ha detto che la sua discesa in campo è stata motivata perché quando ha visto “queste due squadre – cmoe ha spiegato in un'intervista a EcoTvd - che si assemblavano intorno ai due leaders, certamente credibili, come Dario Franceschini e Pierluigi Bersani e un clima da Roma-Lazio o da Milan-Inter, più che un dibattito sui temi e le questioni che interessano veramente le persone, ho ritenuto opportuno cercare di dare il mio contributo perché si arrivi al congresso discutendo delle cose che importano alla gente”'.
Sulla candidatura di Beppe Grillo ha detto: “'Se Grillo rispetta le regole io credo debba essere considerato alla pari di un qualsiasi altro cittadino”. Da cattolico praticante difende la laicità dello Stato e sulle coppie di fatto sostiene: “Nel nostro paese la cultura dei diritti è arretrata, soprattutto a causa della politica che è incapace di affermare laicamente il principio della piena uguaglianza dei cittadini, come recita l'articolo 3 della nostra Costituzione. Le persone come Paola Binetti, che non credono che i diritti siano davvero diritti di tutti, per questo giro possiamo lasciarle fuori. Io ho un'idea del partito molto diversa da loro e sicuramente più democratica”.
Francesco Rutelli invece in un articolo si è soffermato sulla collocazione del Partito Democratico. “Se il Pd accetta di essere sistematicamente qualificato come «la sinistra», più ancora che bollito è fritto”, ha scritto su “Europa”, paragona il partito al “rospo che, accomodato nell'acqua che sale di temperatura sta ritrovandosi cotto, quasi senza accorgersene”.
Rutelli ha sottolineato nell’articolo che “il centrosinistra italiano aveva e ha bisogno di una forza guida. Non definibile in modo topografico” e “capace di superare la lunga stagione botanica sotto le cui fronde si era provato a digerire tardivamente la troppo a lungo irrisolta questione dell'eredità del Partito comunista italiano”. E per questo, dice Rutelli, “abbiamo scelto due semplici. fondamentali, vere, impegnative parole: Partito democratico”. E anziché approfittare dell'opportunità di potersi definire “democratici” ora, ha argomentato Rutelli, “il nuovo partito non ha trovato di meglio invece che farsi catalogare in modo da soddisfare i desideri di Berlusconi che tenta da 15 anni di definire così la sua opposizione: «la sinistra»”. Per Rutelli il rischio “rospo fritto” per il Pd è serio e a tale “pietanza” va aggiunto “il residuo che non finisce mai, la nostalgia dell'immaginata «diversità» della sinistra” ed ecco che “l'aspirazione a formare la futura maggioranza democratica del Paese si allontana profondamente”.

(1 - continua)

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