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mercoledì 25 novembre 2009

Una pena obbligata

Berlusconi, la rock star di un anno suonato.
Rassegna stampa - il manifesto, m.c., 24 novembre 2009.

Sorriso da Joker, il «Cavaliere oscuro», Silvio Berlusconi conquista la copertina di Rolling Stone Italia del numero di dicembre, dedicato come sempre alla «Rock star dell'anno». I colori violenti e pop della bandiera italiana nell'interpretazione di Shepard Fairey, il designer dell'icona Obama, accentuano l'effetto grottesco del presidente del consiglio, noto musicalmente per gli stornelli melodici con Apicella. Il rock infatti è tutto e solo nella sua «furia vitale e nel suo stile di vita inimitabile» motivazioni del voto all'unanimità decretato dalla redazione della rivista diretta da Carlo Antonelli, che ora deve difendersi dall'accusa di una celebrazione magari involontaria dell'uomo. Gli «evidenti meriti» dovuti ai suoi «comportamenti quotidiani» rimandano alle luci della ribalta di Villa Certosa che gli hanno regalato «un'incredibile popolarità internazionale». E sappiamo come i giornali stranieri hanno sbeffeggiato il presidente del consiglio tra escort-party e gossip fiammeggianti. Niente sospetti, perciò. Ma la scelta di «Rolling Stone», provocatoria e insolente, ci rattrista un po' pensando alla centralità mediatica di Berlusconi, all'impossibilità per tutti di sottrarsi alle sue performance deliranti che poco hanno a che spartire con Keith Richards o Mick Jagger. Miseria del vero rock. «Siamo ben fuori dal dispensare giudizi da destra o da sinistra» sostiene Antonelli che si limita a «osservare ciò che avviene tutti i giorni», uno spettacolo al quale non ci si può sottrarre. Dare la copertina a Berlusconi, lo sappiamo bene, è sempre una pena obbligata. «A volte nel mio lavoro - dichiara Fairey - cerco di mettere in dubbio personaggi autorevoli, specialmente quando sembrano avere ragioni ambigue alla base delle loro azioni». Insomma, d'ora in poi c'è da offendersi se ti danno della «rock star».



Il premier in conferenza stampa propone uno scambio tra Sandro Bondi e la "ministra" Maysa Yazmuhammedova. Insomma all'estero, o in presenza di governanti stranieri si sente quasi in dovere di fare il pagliaccio. Sempre con battute che alludono al sesso o alle donne trattate come oggetti.
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