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mercoledì 4 novembre 2009

Salti mortali per non licenziare

I rappresentanti degli artigiani: «La maggior parte delle imprese lodigiane fa di tutto pur di non licenziare i dipendenti». Crisi, le piccole aziende non si arrendono. Ma nel 2009 in 41 hanno fatto ricorso ai contratti di solidarietà.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 4 novembre 2009.

Le piccole imprese artigiane tirano la cinghia, ma non sanno fino a quando potranno resistere. A partire dall’inizio dell’anno, su tutto il territorio provinciale, 41 aziende hanno potuto usufruire dei contratti di solidarietà, che hanno comportato una riduzione dell’orario di lavoro per 240 dipendenti. La procedura è stata portata a termine per 19 aziende e 110 addetti. I contratti di solidarietà - con una durata di circa 6/8 mesi - prevedono che il dipendente perda il 25 per cento della retribuzione relativa alle ore non lavorate, il sostegno economico dipende per il 50 per cento dall’Eba (Ente bilaterale artigianato) e per il 25 per cento dal ministero del Lavoro. La procedura, però, è ancora aperta per 22 aziende che comprendono 130 addetti. Solo 8 imprese hanno fatto ricorso alle sospensioni, per un totale di 20 lavoratori. In questo caso, la copertura dipende per il 50 per cento dall’Eba e per il restante 50 per cento dall’Inps, ma solamente per chi ha diritto alla disoccupazione.Da quando le risorse si sono prosciugate, alcuni artigiani hanno fatto ricorso alla cassa integrazione in deroga. Al momento, le aziende che ne hanno usufruito sono una quarantina, per circa 200 dipendenti. Un quadro in movimento, dal momento che gli accordi sono definiti a tavolino fra imprenditori, associazioni di categoria e sindacati. «Le domande - commenta Vittorio Boselli, segretario di Confartigianato -, dopo una certa crescita in occasione della ripresa autunnale, nelle ultime settimane hanno un po’ rallentato». Il settore più colpito è quello metalmeccanico (75 per cento), seguito dal tessile (15) e dal chimico (10).
Sul territorio, però, ci sono numerose imprese che, pur tra mille peripezie, stanno continuando a lavorare mantenendo l’occupazione. «La situazione dell’artigianato è quella di un elastico molto tirato - aggiunge Boselli -, nonostante il ridimensionamento degli ordinativi non subentra la riorganizzazione aziendale. Speriamo che l’elastico non si spezzi, non tanto per la ventilata ripresa, quanto per il fatto che la piccola impresa è un progetto di vita, a cui non si rinuncia». A differenza del passato, questa volta l’artigianato non è più in grado di assorbire la forza lavoro licenziata dall’industria. «Numerose aziende hanno mantenuto inalterata l’occupazione - conferma Mauro Sangalli, segretario dell’Unione artigiani -, la risorsa umana è il loro pilastro: si tratta di operai specializzati, persone formate in azienda e che non possono essere lasciate a casa. Sul territorio è stato messo in campo anche un fondo a rotazione di 600mila euro, fino a questo momento ha anticipato risorse per 140mila euro: un modo per dare una boccata di ossigeno alle famiglie».

Per i titolari la speranza è l’ultima a morire: «Si va avanti giorno per giorno con sacrifici».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 4 novembre 2009.

Non vogliono licenziare nemmeno un lavoratore, perchè è una risorsa troppo preziosa. E anche se il fatturato piange preferiscono tirare la cinghia, inventarsi un modo per andare avanti. Le piccole, piccolissime aziende della provincia di Lodi, quelle che non hanno ancora lasciato a casa nessuno e che in questo periodo stanno facendo i salti mortali, non sanno fino a quando potranno resistere. Spesso messe in ombra dai grandi gruppi o poco conosciute sul territorio, questo tipo di imprese costituiscono il cuore dell’economia del nord. «La differenziazione del mercato ci ha dato una mano - fanno sapere da “CasaIdea” di Tavazzano, azienda specializzata in arredamento e falegnameria, iscritta alla Confartigianato -, ma è una strategia che non abbiamo sviluppato adesso, bensì nel corso dei decenni. Nel nostro settore le imprese hanno visto il fatturato calare del 40-50 per cento, una situazione che non permette investimenti e mette in crisi i bilanci. Nel 2008 noi abbiamo subito un calo del fatturato del 10 per cento, vedremo che cosa succederà a fine anno, ci sarà certamente una diminuzione, ma sarà un parametro che ci permetterà comunque di tenere i conti a posto e di non fare figure, nè con il personale nè con i fornitori». Per molti è anche una questione di orgoglio: evitare licenziamenti e pagare i fornitori sono le due missioni da portare a termine senza batter ciglio. I titolari di “CasaIdea” sono convinti che il patrimonio di ogni singola impresa debba essere salvaguardato.
Marco Crotti, socio della Confartigianato e titolare di Mareva a Maleo, impresa che dal 1969 è impegnata nel settore tessile, ha dovuto fare i conti con le difficoltà del mercato già da molto tempo, da quanto è iniziata la concorrenza che arriva dall’estero. La crisi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Ne abbiamo risentito tanto, c’è stata una notevole riduzione degli ordinativi, ma abbiamo mantenuto inalterata la nostra struttura. Se prima qualche lavoro lo facevamo fare all’esterno, oggi non è più così. Siamo costretti a guardare al futuro con fiducia, anche perché io con questa attività ci mantengo la famiglia. Il problema saranno le risorse economiche, riusciremo ad avere quelle necessarie per ripartire? Dobbiamo essere supportati». A Bargano la famiglia Guarnieri gestisce da ormai cento anni un’azienda specializzata in arredamento. Il signor Antonio, esperto nel settore bancario e iscritto all’Unione artigiani, sottolinea che è arrivato il momento di dare fiducia alle piccole aziende: «Nonostante il calo del lavoro, abbiamo continuato a investire e non abbiamo mai accettato di lasciare a casa qualcuno, è proprio questo il nostro investimento più importante. Eppure, nessuno fa qualcosa di concreto per aiutarci, è il momento di fare quadrato». La filosofia dei piccoli imprenditori sta tutta nella semplicità di Alessandro Moroni, titolare dell’Autotecnica situata sulla strada che porta al casello dell’A1 e socio dell’Unione artigiani: «Come tutte le persone cerchiamo di resistere il più possibile - afferma -, si sta cercando di mantenere tutti i dipendenti. L’anno scorso siamo persino riusciti ad assumere una persona. Facciamo i conti mese per mese». Nonostante tutto, però, l’ottimismo non manca. Ma non potrebbe essere diversamente, come dicono i diretti interessati «se uno non crede più nella sua azienda, allora è finita».

Le società chiedono aiuto in paradiso Nel Lodigiano è San Rocco il preferito.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 4 novembre 2009.

Patroni di ogni categoria del genere umano, ne proteggono anche le attività. Sono i santi, emblema della devozione religiosa ma anche “titolari”, seppure solo simbolicamente, di oltre 1900 imprese attive in Lombardia. La curiosa inchiesta, aggiornata all’ottobre scorso, è stata condotta dalla Camera di commercio di Milano, che esplorando le iscrizioni ai registri delle sue omologhe sparse per la regione ha tracciato una classifica dei santi più diffusi nelle aziende lombarde. Un censimento che, eletto San Marco quale santo più diffuso tra le imprese della regione, indica in San Rocco il santo maggiormente presente tra le imprese della provincia di Lodi. Protettore tra gli altri dei malati infettivi, degli invalidi e dei pellegrini, San Rocco dà il nome a 11 delle 43 imprese “pie” del Lodigiano, dividendosi tra farmacie, cooperative edilizie, bar, negozi di antiquariato e società di servizi. Molto amato tra gli imprenditori lodigiani è anche San Giuseppe, presente in 7 aziende con buona rappresentanza tra gli agricoltori (come San Giovanni, terzo santo più diffuso con 5 imprese), mentre rispetto ai tre santi più celebrati dall’imprenditoria lombarda San Martino (4 imprese) si segnala in voga tra i ristoratori, mentre San Marco, Santa Maria, San Lorenzo e il patrono di Inghilterra, San Giorgio, sono stati ciascuno eletti sulle rispettive insegne da tre imprenditori. Nella “top ten” dei santi più diffusi tra le imprese lombarde ci sono anche San Carlo e San Francesco, patrono d’Italia, presenti anche nel Lodigiano con due aziende. L’imprenditoria meno “devota”? Quella di Sondrio, con sole 18 imprese ”sante”. All’altro capo della graduatoria, Milano fa valere il suo scontato peso imprenditoriale complessivo collocandosi al primo posto con 736 aziende: un primato al quale, in omaggio alle tradizioni puramente meneghine, contribuisce anche la diffusione di santi particolarmente cari ai milanesi quali San Siro e Sant’Ambrogio.
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