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mercoledì 4 novembre 2009

Con i piedi di piombo

Bersani-Rutelli, sfida a distanza.
Rassegna stampa - Avvenire, Giovanni Grasso, Danilo Paolini, 3 novembre 2009.

Una giornata di riflessione, ieri [2 novembre, ndr], per il neosegretario del Pd Pierluigi Bersani che ha evitato accuratamen­te di fare dichiarazioni pubbliche e ha lavorato molto al telefono. Sul tavolo parecchie questioni: l’addio di Francesco Rutelli e le nomine di partito, l’offensiva diplomatica del premier Berlusconi. Sull’assetto interno Bersani si sta muovendo con i piedi di piombo. Le inten­zioni espresse nella vigilia - ovve­ro di dare al nuovo partito una di­rigenza unitaria - saranno rispet­tate. Ma il puzzle degli organi­grammi è sempre più complesso del previsto, anche perché Bersa­ni è intenzionato a dare visibilità all’area proveniente dal Ppi - Mar­gherita (Bindi - Letta) che lo ha ap­poggiato nella sua corsa vincente alla segreteria. Un problema reso ancora più urgente dalla defezio­ne di Francesco Rutelli, che spin­ge Bersani a valorizzare ancor di più gli esponenti non provenienti dai Ds.
Rutelli, intanto, dopo aver dato uf­ficialità al suo addio al Pd in un’in­tervista diffusa domenica, conti­nua a tessere la sua tela, soprat­tutto tra i senatori e i deputati. Nei prossimi giorni si terrà l’annun­ciato incontro collegiale, ma i contatti con i singoli si susseguono senza sosta. A ciascuno, il senato­re spiega il progetto e annota la di­sponibilità a formare un nuovo gruppo parlamentare. Nella lista, non solo nomi del Pd, ma anche del Pdl e dell’Idv. Centrale, natu­ralmente, resta il dialogo aperto con l’Udc, che al Senato non ha un gruppo tutto suo.
Per oggi Rutelli è atteso a Venezia, città governata dall’amico Massi­mo Cacciari che giusto ieri (anche lui a mezzo stampa) lo ha pregato di non contare su di lui per la nuo­va avventura. «Con la politica ho chiuso», ha annunciato il sindaco della Serenissima. Il quale, tutta­via, insieme a Rutelli ha sotto­scritto il manifesto 'per il cambia­mento e il buongoverno' di Lo­renzo Dellai. Tra gli interlocutori più assidui di Rutelli, c’è chi assi­cura che oggi i due si vedranno.
Insomma, non è detta l’ultima. Ie­ri l’ex sindaco di Roma ha preso atto anche delle dichiarazioni del sindaco di Firenze Matteo Renzi: «Mi dispiace che Francesco se ne vada dal Pd ma non lo seguo, sta facendo uno sbaglio». Parole, que­ste, che Rutelli ha già sentito da al­tri. Per esempio da suoi 'fedelissi­mi' di un tempo, come Paolo Gen­tiloni, Ermete Realacci e Roberto Giachetti, nessuno ha intenzione di lasciare il Pd. A Montecitorio, qualcuno fa notare che «France­sco è l’unico ad avere avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle le na­vi bruciate» . Tutti gli altri attendo­no, tra i cosiddetti teodem come tra gli ex- popolari. Attendono so­prattutto ciò che farà il nuovo se­gretario del Pd Pierluigi Bersani.
E le nomine saranno importanti, se non decisive. Il Bersani passa i­nevitabilmente anche attraverso la questione dei capigruppo alla Camera e al Senato che - come vuole il fair play a ogni cambio di segretario - sono dimissionari. E anche in queste ultime ore conti­nuano le pressioni su Franceschi­ni perché accetti il ruolo, impor­tantissimo, di presidente dei de­putati del Pd.
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