Rassegna stampa - Avvenire, Giovanni Grasso, Danilo Paolini, 3 novembre 2009.
Una giornata di riflessione, ieri [2 novembre, ndr], per il neosegretario del Pd Pierluigi Bersani che ha evitato accuratamente di fare dichiarazioni pubbliche e ha lavorato molto al telefono. Sul tavolo parecchie questioni: l’addio di Francesco Rutelli e le nomine di partito, l’offensiva diplomatica del premier Berlusconi. Sull’assetto interno Bersani si sta muovendo con i piedi di piombo. Le intenzioni espresse nella vigilia - ovvero di dare al nuovo partito una dirigenza unitaria - saranno rispettate. Ma il puzzle degli organigrammi è sempre più complesso del previsto, anche perché Bersani è intenzionato a dare visibilità all’area proveniente dal Ppi - Margherita (Bindi - Letta) che lo ha appoggiato nella sua corsa vincente alla segreteria. Un problema reso ancora più urgente dalla defezione di Francesco Rutelli, che spinge Bersani a valorizzare ancor di più gli esponenti non provenienti dai Ds.
Rutelli, intanto, dopo aver dato ufficialità al suo addio al Pd in un’intervista diffusa domenica, continua a tessere la sua tela, soprattutto tra i senatori e i deputati. Nei prossimi giorni si terrà l’annunciato incontro collegiale, ma i contatti con i singoli si susseguono senza sosta. A ciascuno, il senatore spiega il progetto e annota la disponibilità a formare un nuovo gruppo parlamentare. Nella lista, non solo nomi del Pd, ma anche del Pdl e dell’Idv. Centrale, naturalmente, resta il dialogo aperto con l’Udc, che al Senato non ha un gruppo tutto suo.
Per oggi Rutelli è atteso a Venezia, città governata dall’amico Massimo Cacciari che giusto ieri (anche lui a mezzo stampa) lo ha pregato di non contare su di lui per la nuova avventura. «Con la politica ho chiuso», ha annunciato il sindaco della Serenissima. Il quale, tuttavia, insieme a Rutelli ha sottoscritto il manifesto 'per il cambiamento e il buongoverno' di Lorenzo Dellai. Tra gli interlocutori più assidui di Rutelli, c’è chi assicura che oggi i due si vedranno.
Insomma, non è detta l’ultima. Ieri l’ex sindaco di Roma ha preso atto anche delle dichiarazioni del sindaco di Firenze Matteo Renzi: «Mi dispiace che Francesco se ne vada dal Pd ma non lo seguo, sta facendo uno sbaglio». Parole, queste, che Rutelli ha già sentito da altri. Per esempio da suoi 'fedelissimi' di un tempo, come Paolo Gentiloni, Ermete Realacci e Roberto Giachetti, nessuno ha intenzione di lasciare il Pd. A Montecitorio, qualcuno fa notare che «Francesco è l’unico ad avere avuto il coraggio di lasciarsi alle spalle le navi bruciate» . Tutti gli altri attendono, tra i cosiddetti teodem come tra gli ex- popolari. Attendono soprattutto ciò che farà il nuovo segretario del Pd Pierluigi Bersani.
E le nomine saranno importanti, se non decisive. Il Bersani passa inevitabilmente anche attraverso la questione dei capigruppo alla Camera e al Senato che - come vuole il fair play a ogni cambio di segretario - sono dimissionari. E anche in queste ultime ore continuano le pressioni su Franceschini perché accetti il ruolo, importantissimo, di presidente dei deputati del Pd.
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