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giovedì 1 ottobre 2009

I siluri come le nutrie: pagano per errori umani

Chi pesca un siluro lo deve uccidere. La legge non piace alle associazioni.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 1 ottobre 2009.

Peschi un siluro? Ammazzalo, o sono guai. Con buona pace degli animalisti, è inteso, ma anche dello spirito che contraddistingue la maggior parte dei pescatori. A fare discutere della questione anche nel Lodigiano è la polemica divampata recentemente nel Piacentino, dove l’ex presidente del Gruppo Siluro Italia, Yuri Grisendi, ha perso in Cassazione la sua lunga battaglia contro la sanzione comminatagli anni fa per essersi rifiutato di uccidere un esemplare di siluro appena pescato. La legge regionale emiliana in materia, infatti, dispone il divieto di reimmissione nei fiumi delle specie alloctone, alle quali oltre al siluro appartengono altri pesci sempre più diffusi quali amur, aspi, breme e barbi europei. Grisendi vi si è opposto, obiettando una coscienza comune a molti suoi colleghi: ma la Corte di cassazione gli ha dato torto, con una decisione che ha trovato la comprensione dell’assessore alla caccia e pesca di Piacenza, Filippo Pozzi , ma non quella di molti pescatori.
E il Lodigiano? Qui, dove siluri e specie alloctone allignano ben diffusi un po’ ovunque (con densità inferiore giusto nell’alto Adda e nelle fredde sorgive) vale la stessa legge, anche se mancano quei “laghetti a pagamento” altrove indicati dove poter portare (a proprie spese) gli esemplari catturati. «Se c’è una normativa va rispettata, piaccia o non piaccia la legge è quella - commenta l’assessore provinciale Matteo Boneschi -. Dagli uffici, comunque, non mi hanno segnalato sanzioni particolari». Qualche pescatore, effettivamente, se la cava con un rimprovero verbale o adducendo a un’improvvisa rottura della lenza. Ma se la legge, in quanto tale, merita rispetto, l’idea dell’omicidio fine a se stesso non piace a nessuno. «Se la legge è di non reimmetterli nel fiume bisogna rispettarla, anche se non è bello uccidere i pesci - conferma Giancarlo Magli, presidente dell’Associazione lodigiana pescatori dilettanti -. Sono state commissioni e associazioni a fare arrivare i siluri per divertirsi, negli anni Settanta, facendo semine sbagliate e scambiandoli persino con pesci gatto: e un siluro fa 40mila uova all’anno, sono dappertutto, fossi e rigagnoli compresi. Multe? Nessuna, ma quasi: comunque c’è anche chi, tra amur e siluri, i pesci se li cucina». «La maggior parte di noi si domanda perché vadano uccisi per forza, perché ritiene che non sia giusto gli fa eco Severino Redolfi, presidente dell’Associazione pescatori subacquei sportivi lodigiani -. È chiaro che sono pesci dannosi, arrivati qui chissà come, ma anche nei boschi tra fauna e flora ci sono specie alloctone. C’è stato un errore a suo tempo: i siluri erano stati messi nei laghetti privati, non si pensava che potessero diffondersi, poi hanno visto che mangiavano tutto e se ne sono liberati. Come accade adesso con le tartarughe: sono acquisti incauti. Ora si fa sorveglianza affinché non si diffondano più di tanto, non abbiamo registrato contravvenzioni, ma chi va a pescare per mangiare sono pochi. E se un’animalista che ci vede uccidere per uccidere, cosa succede?».
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