La denuncia di Confartigianato e industriali: «Negli ultimi mesi il territorio avrebbe potuto guadagnare 500mila euro». Appalti, costruttori sul piede di guerra. «Perché i comuni ci "snobbano" nelle gare per le opere pubbliche?».
Rassegna stampa - Il Cittadino, Greta Boni, 1 ottobre 2009.
Gli edili sono in rivolta, stufi di essere costantemente “snobbati” dalle gare d’appalto indette dai comuni. Perché nonostante le promesse e le belle parole, quando si tratta di agevolare le imprese lodigiane c’è sempre un’azienda “forestiera” che si aggiudica il lavoro. Poco importa se anche i costruttori del territorio possono proporre sconti, sfoggiare certificazioni di alto livello e garantire affidabilità: per loro sembra proprio non esserci posto. Un guaio che negli ultimi mesi ha fatto perdere al Lodigiano la bellezza di 500mila euro, “evaporati” al di là del confine poiché le opere pubbliche sono state affidate a terzi.
La denuncia arriva dalla Confartigianato e dalla piccola industria, l’edilizia ha deciso di dare vita a un osservatorio per tenere d’occhio la situazione e denunciare i problemi degli imprenditori. «A febbraio abbiamo inviato una lettera a tutti i sindaci - afferma Vittorio Boselli, segretario di Confartigianato, insieme ad Adriana Boaretto, rappresentante del settore edile -, nella quale si raccomandava l’adozione di alcuni provvedimenti per affrontare la crisi. Fra questi, la richiesta di ridurre il ricorso alle gare pubbliche, utilizzando la trattativa privata per l’affidamento di lavori fino a 500mila euro, così come previsto dalla legge. Una proposta a cui aveva fatto seguito una delibera provinciale e che aveva riscosso grande successo tra gli amministratori. Non si trattava certo di egoismo, volevamo tutelare le realtà del territorio con una prassi “a costo zero”, ma abbiamo potuto constatare che nei fatti la risposta è stata totalmente inadeguata». I costruttori, sempre più esasperati, possono elencare una sfilza di “intoppi”. «Il politico spesso si pavoneggia dicendo di agevolare il territorio, poi fa l’esatto contrario - afferma Pietro Chiarelli della Pcr di Sordio -. A Livraga, per il bando da 90mila euro per l’ampliamento del cimitero, sono state invitate una quarantina di aziende. Per il bando dell’Asl che riguardava il Delmati di Sant’Angelo, invece, abbiamo scoperto una postilla nella quale si diceva che l’impresa doveva progettare il 40 per cento del lavoro». Walter Podenzani, professionista da 40 anni a capo della Edil Casale, cita invece il rifacimento della copertura della palestra di Brembio, opera finita nelle mani di una ditta milanese, ma anche Meleti, «dove c’è solo un appalto all’anno e se lo è aggiudicato un’azienda di Varese, una presa in giro». Gli edili si chiedono perché le altre province cerchino di mantenere il lavoro sul proprio territorio, mentre Lodi navighi controcorrente: «È inconcepibile - dice Paolo Lacchini della Meazza e Lacchini di Brembio -, i vantaggi sarebbero molteplici e i rapporti più immediati». Marco Bachiocchi, professionista di Somaglia, sottolinea che «con gli utili così risicati siamo costretti a fare chilometri per raggiungere le altre regioni e aggiudicarci altri lavori, anche per noi sarebbe meglio lavorare “a costo zero”». La crisi si è abbattuta sull’edilizia con una mannaia, la categoria stringe i denti senza sapere fino a quando potrà reggere il colpo. «Vogliamo capire il perché di questa indifferenza nei nostri confronti - ribadisce Podenzani a nome dei costruttori -, è scandaloso sentirsi dire dai sindaci che sono pronti a darci una mano per poi vederli voltare le spalle. Nessuno sembra capire che si sta scherzando sul futuro delle aziende, dei lavoratori e delle famiglie, non sono solo problemi nostri, bensì di tutti».
Edilizia, un settore messo a dura prova Ma che pesa sulle entrate del territorio.
Rassegna stampa - Il Cittadino, 1 ottobre 2009.
Nel secondo trimestre del 2009, le costruzioni hanno presentato un andamento attivo, anche se contenuto: più 9 unità. Un chiaro segno della frenata del mercato immobiliare, che ha avuto conseguenze sulle attività di cantiere. La tendenza è stata confermata anche dalle attività immobiliari, che hanno denunciato la chiusura di 12 agenzie, contro una sola iscrizione. Tuttavia, almeno per quanto riguarda il nuovo trimestre, gli scambi sul mercato residenziale sembrerebbero in lieve crescita. Dal 2000 al 2008, inoltre, sono state 207 le imprese lodigiane dichiarate fallite dal Tribunale di Lodi, con una media annua di 23 imprese sottoposte dall’autorità giudiziaria alle procedure previste dalla legge fallimentare. Un dato che non si discosta molto da quelli precedenti. Le aziende fallite appartengono per la maggior parte ai servizi (10), 6 invece fanno parte delle costruzioni, mentre 4 gravitano nell’area del commercio. Nel panorama lodigiano, i costruttori rappresentano il 50 per cento dell’artigianato, in particolare, all’interno di questa “fetta”, il 25 per cento è composto da edili puri. Alla cifra, però, devono essere aggiunte anche le piccole industrie che lavorano nel comparto. La Confartigianato, attraverso la sua responsabile di settore Adriana Boaretto, rappresenta 526 aziende, attorno alle quali gravitano moltissimi lavoratori.
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